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Author Archives: viaggiapiccoli

Author: viaggiapiccoli

Siamo a Cristina e Francesco, viviamo a Torino, ma il nostro cuore è diviso tra Napoli e la Puglia e la nostra casa è il mondo...un mondo che scopriamo con i nostri "piccoli", i gemelli Enrico e Giulia. Siamo i coordinatori della grande famiglia di Viaggiapiccoli  

Tre giorni a Barcellona

Barcellona è sempre una buona idea! Quando vuoi partire, anche solo per un semplice weekend, Barcellona è sempre una buona idea! Città bellissima, piena di luoghi da visitare e, cosa fondamentale, si trova sempre bel tempo.

 

Mamma in viaggio rubrica

Per Francesca Carlesi, la parola d’ordine per viaggiare con i bambini piccoli è organizzazione. I tempi del viaggio sono studiati su misura di Beatrice, la sua bambina,  ma lasciano anche spazio ai genitori per godersi la città e gustare tapas e paella. Perchè il viaggio funziona davvero se tutti sono felici: bimbi e genitori.La rubrica su Viaggiapiccoli  si chiama Vita da mamma in viaggio

 

 

Siamo stati a Barcellona per un  weekend con Beatrice di appena 9 mesi. È stato il nostro primo viaggio in aereo con la piccola ed eravamo pieni di ansie e di paure. Ma ci siamo buttati! …e per fortuna, perché ci ha aiutato a capire che viaggiare con i bambini è più semplice del previsto! Pronti, partenza, via!

 

Il viaggio con Vueling

Per il viaggio come compagnia aerea abbiamo scelto, casualmente, la low cost Vueling, e ci siamo trovati benissimo. Un servizio eccellente: se viaggi con bambini hai diritto (quindi senza alcun costo aggiuntivo) al check-in e all’imbarco prioritario. Cosa che apprezzo sempre in quanto chi viaggia con bambini, soprattutto piccoli, porta con sè una quantità maggiore di borse, borsoni, valigie ed in questo modo si ha tutto il tempo di sistemarsi mentre gli altri passeggeri salgono a bordo. Il volo è durato un paio d’ore e Beatrice ha dormito per tutto il tempo!

Barcellona in u nweek end
Il parco di Gaudì

Dove dormire a Barcellona

Soggiorno in città Anche prima di Beatrice, io e mio marito preferivamo soggiornare in strutture “sicure” (hotel, b&b) e situate in posizione strategiche nel centro città. Con Beatrice le nostre esigenze sono raddoppiate, e siamo ancora più attenti.

A Barcellona però abbiamo deciso di soggiornare in una nuova tipologia, l’apparthotel: un connubio tra appartamento e hotel. L’avevamo “testato” in un’altro nostro viaggio a Barcellona da fidanzati e ci siamo trovati così bene che abbiamo replicato.

Quello che abbiamo scelto si chiama Aparthotel Atenea Calabria, e come suggerisce il nome, si trova in Carrer de Calabria, a due minuti dalla fermata metro di Rocafort; e se amate spostarvi a piedi, in 15/20 minuti siete a Plaça Catalunya. La stanza è un mini appartamento, con tanto di lavello, frigorifero, forno a microonde. Ma ha tutti i comfort di un hotel: la pulizia della stanza, il cambio della biancheria.

L’hotel, tra l’altro, è situato accanto ad un grandissimo supermercato; questo ci ha permesso di acquistare direttamente in loco le pappe e la frutta per Beatrice, senza doverne portare un migliaio da casa. In Spagna usano molto la Nestlè per il cibo dei bimbi, ma si trova anche Hipp. Primo giorno Per il primo giorno ce la siamo presa comoda. Siamo partiti con il primo volo della mattina, e quindi siamo arrivati in hotel all’incirca per l’ora di pranzo.

Primo giorno a Barcellona

Barcellona in un week end
A spasso per Barcellona

Ci siamo sistemati in stanza, abbiamo alleggerito le borse e gli zaini, e siamo usciti per pranzare. Un pranzo velocissimo, un classico bocadillo spagnolo. Beatrice, avendo 9 mesi, non mangiava il cibo degli adulti, e ci siamo organizzati con delle fantastiche pappe pronte della Hipp o della Mellin. Dopo pranzo, mentre Bea sonnecchiava nel passeggino, abbiamo fatto una passeggiata sino a Plaça Catalunya, con la fontana centrale, proseguendo poi sulla Rambla, sino al Porto nuovo. Arrivati al Porto Beatrice si è svegliata e abbiamo approfittato del tramonto per fare un bel po’ di foto, con il mare sullo sfondo. Qui Beatrice ha mosso i suoi primi passi (sorretta dalle mie mani!!) ed eravamo tutti super felici. Per cena, abbiamo rinunciato al classico cibo spagnolo, per goderci un buonissimo hamburger nei pressi di Plaça Catalunya. Ed infine abbiamo fatto una brevissima passeggiata sino all’hotel per riposarci per bene in vista del giorno successivo.

Secondo giorno a Barcellona

Il secondo giorno ci siamo alzati belli carichi e pronti per andare in tutti quei luoghi che più amiamo di Barcellona (io e mio marito ci eravamo già stati altre tre volte!!). Il nostro tour è iniziato con una bella colazione da Starbucks a Plaza Universitat; un buon muffin de chocolate, cappuccino to go e via verso la Sagrada Familìa. Purtroppo non siamo entrati all’interno perché con Beatrice era impossibile affrontare le scale per arrivare in cima. Ma anche da fuori è sempre uno spettacolo, e la facciata così particolare cattura l’attenzione.

Da lì proseguiamo per il nostro luogo del cuore: il Park Güell. Per arrivare in cima ci sono vari modi: l’autobus vi lascia proprio davanti l’ingresso, oppure un classico taxi; noi preferiamo sempre fare la mega salita a piedi, e nonostante il passeggino non abbiamo rinunciato all’impresa. Arrivati in cima, il panorama è mozzafiato, si può vedere distintamente la Sagrada Familia, la Rambla, il porto. All’interno del Park Güell si può ammirare la casa di Gaudì e le famose panchine a forma di serpente, ricoperte di mosaici coloratissimi, da cui si può ammirare l’ennesimo vista spettacolare della città. Beatrice, anche così piccina, è rimasta estasiata dai colori dei mosaici, e dalla cascata con il geko, simbolo della città.

Park Güell è sempre stato gratuito; ma dal 2013 l’unica zona a pagamento è quella delle panchine: il costo del biglietto è di 7€ a persona, con riduzione per under 12 e over 65, e gratuito per i bambini fino a 6 anni. Un piccolo contributo per mantenere intatta la bellezza della Gran Plaça (le panchine), che vale la pena di pagare. Dopo aver visitato questa meraviglia, non potevamo non andare a vedere Casa Batlló, altro capolavoro di Gaudí, situato nei pressi di Plaça Catalunya. La sera siamo andati a vedere Plaça de España con le sue famose fontane danzanti a ritmo di musica. Uno spettacolo meraviglioso che ha conquistato anche Beatrice.

Barcellona è sempre una buona idea

Terzo ed ultimo giorno a Barcellona

L’ultimo giorno l’abbiamo dedicato alla Rambla, con tappa obbligatoria presso il Mercat San Miguel, dove non potevamo esimerci dal gustare il famoso cono di prosciutto a solo 2 euro. Proseguendo verso il Porto, abbiamo esplorato il quartiere gotico, chiamato così per l’architettura gotica che si discosta dall’impronta solita della città. Arrivati al porto ci siamo poi diretti verso il mare, approfittando soprattutto del bel tempo: un sole caldissimo ci ha permesso a fine gennaio di stare senza cappotti. Abbiamo in questo modo passato la giornata nei pressi della Barceloneta e del porto vecchio, con i suoi numerosi locali tipici, dove si può mangiare tutto il pesce fresco che desiderate. Tornando verso l’hotel, ci siamo fermati nel centro commerciale situato al Porto per acquistare qualche souvenir e qualche regalino.

Barcellona città del cuore

Barcellona rientra in quella lista di città che io chiamo “le mie città del cuore”. Bella, viva, colorata, un clima bellissimo anche d’inverno. L’amavo già da prima, ma averla vista insieme a mia figlia, me l’ha fatta amare ancora di più. E potrò un giorno raccontarle di quella volta che siamo andati a Barcellona e lei ha mosso i suoi primi passi.

 

Giochi in viaggio per intrattente i bambini è una rubrica condivisa con i lettori di Viaggiapiccoli, per creare insieme una guida con idee per inttrattenere i bambini durante spostamenti e attese, in viaggio… e non solo.

Ogni volta ospitiamo una famiglia, i loro viaggi e i loro giochi.

Vi presentiamo i Cirillos

famiglie in viaggio
I Cirillos

Oggi abbiamo i consigli dei Cirillos: mamma Chiara, papà Livio, Lorenzo, 8 anni , Luca, 5 anni, ed Agata 3.  “Gli amici ciconsideriamo degli appassionati – spiega Chiara –  Nei primi anni di vita di Lory abbiamo passato più tempo all’estero che nella nostra città natale: Napoli.  Amiamo viaggiare ma amiamo tantissimo anche la nostra città ed è per questo che abbiamo scelto di fare accoglienza turistica e far conoscere la “nostra Napoli” spesso legata da banali luoghi comuni.  A gennaio (periodo per noi di bassa stagione ) organizziamo spesso un viaggio  per staccare con il lavoro (I cirillos hanno titolari di un bellisismo B&B a Napoli, Magma home): Foreventura  e Lanzarote la nostra preferita, quet’anno Marocco itinerante in auto.  Mentre d’estate scegliamo obbligatoriambte Punta Licosa per un mese di vacanza al mare e per l’altra parte dell’estae Campeggio itinerante( Croazia/ Puglia/ Sardegna) . Altri viaggi organizzati con i bimbi : Parigi varie volte, Madrid, Israele on the road, Sinai (Basata), Croazia on the road, Trekking in Irlanda con Lorenzo di 6 mesi. Italia : Roma, Bologna, Milano, Venezia,  Sicilia on the road, Puglia ( Tremiti)….”.

Grandi appassionati e viaggiatori seriali. Ed ecco i giochi consigliati da Chiara, che ci ricorda, che sono “importantissimi anche  i contenitori  per trasportare in viaggio i giochi e per non perdere i vari pezzi”. 

 

Memory

giochi da viaggio memoryIl Classico Memory sempre amato dai miei 3 mostri… questo é il primo che abbiamo comprato d Tiger datato 2013. 
Tiger ne ha tanti molto carini anche con contenitori intelligenti per conservare il gioco. 
A casa ne abbiamo un altro dove le tesserine sono bianche e i bambini devo creare il proprio mamory personalizzato. 

Indovina Chi

giochi da viaggio indovina chiINDOVINA CHI! Un classico ma abbiamo trovato alla Città del Sole la versione portatile con le card, ottima come idea per i giochi in viaggio.  Comodissima: facile da portare e da conservare.

Fantascatti

giochi da viaggio fantascattiQuesto gioco si trova alla Città del Sole o anche da Volver (negozio di giochi nel centro sotrico di Napoli). I miei figli sono appassionati… giocherebbero per ore ed  ore.  Le carte rappresentano foto dei piccoli oggetti di legno, alcune hanno i colori corrispondenti alla realtà e altre no. Il bambino dopo aver girato la carta deve con uno scatto prendere l’oggetto corrispondente con il colore giusto. 

Cortex

giochi da viaggio cortexAnche questo gioco si trova da Città del Sole.  Età consigliata dai 6 anni. 
I bambini lo usano moltissimo in viaggio e si divertono sfidandosi in 6 diverse sfide! 

Story Cubes

Giochi viaggio story cubesSTORY CUBES (4-99 anni) Non può mai mancare! I bimbi si divertono a raccontare storie fantastiche rispettando le immagini delle facce dei dadi che in ogni turno sfidano la fantasia di ogni bambino. 
Story cubes ha vari temi.. noi abbiamo Voyages e action ed è molto divertente mischiarli! 

Bellz

BELLZ (dai 5-99 anni) divertente gioco di abilità. Con la bacchetta calamitata BELLZ i giocatori si divertono ad attirare tutti i campanelli del proprio colore scelto… sembra facile ma non lo é affatto !!

Idee anti noia

giochi viaggio idee antinoia50 IDEE ANTI-NOIA PER IL VIAGGIO 
Molto carino per viaggi in macchina… 50 carte sottopongono i bambini a diverse piccole sfide, stimolando i bambini ad osservare tutto ciò che vedono fuori dal finestrino! 

Happy Salmon

Giochi viaggio bambini 3 anniHAPPY SALMON 3-99 anni 
Ogni carta ti ordina di fare determinanti buffi movimenti con i tuoi compagni salmone! 

Bla-bla-Bla

 
giochi viaggio djekoBLA BLA BLA 7-99. Un originale dado e 200 diverse carte illustrate stimola la fantasia è la creatività della narrazione.  Gioco molto carino da fare con tutta la famiglia 

 

Cos'è l'homescholing

Nasce da oggi uno spazio di Viaggiapiccoli dedicato all’ Homescooling, al mondo dei genitori che viaggiano e vogliono assicurare continuità di studio e apprendimento ai propri figli.

Il viaggio stesso, che per alcuni sta diventando anche una caratteristica del lavoro, è una strada di apprendimento fondamentale per i bambini.

Un’educazione cosmopolita e multiculturale, uno stimolo importante alla scoperta, un allenamento alla curiosità oltre che un enorme patrimonio di conoscenza.

 

Sonia China

Mi chiamo Sonia China e curerò questa rubrica. Da circa cinque anni mi occupo di modelli di educazione alternativi e innovativi ed ho fondato un’azienda Tinkidoo, che costruisce esperienza di formazione rivolta principalmente all’acquisizione delle competenze digitali.

Aiutiamo bambini e genitori ad adottare nuove strategie per l’educazione al digitale in famiglia e i bambini si divertono tantissimo con noi grazie ai laboratori e corsi di Coding, robotica e competenze digitali.

Che cosa imparano? Un rapporto sano, consapevole e creativo con la tecnologia.

 

Genitori in cerca di risposte

Tutte queste esperienze formative alternative mi hanno fatto incontrare, negli anni, molti genitori in cerca di risposte a domande sempre più grandi e importanti. Cambia, infatti, molto rapidamente il modo in cui vogliamo prenderci cura dei bambini, l’esigenza di compiere la missione educativa sempre più pienamente, l’attenzione ai percorsi scelti e ai contenuti che diamo ai figli. E spesso queste risposte non arrivano dai modelli educativi tradizionali che faticano ad adattarsi a questi veloci e necessari cambiamenti.

 La scuola parentale

Una delle esperienze innovative più interessanti è quella della scuola parentale, homeschooling. Un fenomeno sempre esistito (per moltissimo tempo è stata l’unica forma di istruzione), oggi in aumento. Un aumento che nasce negli USA ma che anche in Europa e in Italia si sta diffondendo rapidamente.

E di certo i genitori viaggiatori trovano nell’homeschooling risposta alla domanda: come si concilia il desiderio di affiancare l’apprendimento dei propri figli alla scuola del viaggio?

In questa rubrica conosceremo meglio il fenomeno in tutti i suoi aspetti, incontreremo esperti di scuola parentale, confronteremo pareri e scopriremo alcuni esempi importanti e affermati in Italia.

Fino alla conoscenza delle community di supporto che esistono non solo in Italia.

 

scuola parentale
Studiare a casa

Cos’è l’homeschooling?

 Homeschooling: Testualmente la scuola a casa.

Ma facciamo un po’ di ordine.

Esistono tre forme differenti di scuola parentale.

La più diffusa è quella in cui i genitori con strumenti propri o in comunità di supporto, decidono programmi e attività dei propri figli direttamente a casa.

Essendo, però, una forma educativa che richiede confronto, attività e contenuti anche da parte di esperti, si diffondono sempre di più quelle che sono definite le scuole parentali: scuole nelle quali i genitori guidano la formazione, i programmi, impartiscono le lezioni.

Quando si parla di homeschooling, bisogna distinguerne tre forme. Potremmo definire questa seconda forma, l’educazione parentale di comunità: le famiglie si riuniscono in cooperative per costruire l’educazione dei propri figli.

Infine c’è l’apprendimento autonomo attraverso piattaforme web.

Scuola a casa i numeri
Quanti bambini studiano a casa

I numeri della scuola parentale in Italia e nel mondo

Secondo uno studio del MIUR che studia il fenomeno sia in Italia sia in altri paesi per comprenderlo meglio e adattare anche la legislazione a questa nuova esigenza, negli Stati Uniti siamo a circa due milioni, seguono Inghilterra e Canada con circa 70.000 bambini in homeschooling. L’Italia per ora vede solo 1500 casi, ma anche qui il fenomeno è in rapida espansione.

Molti Paesi sono alla terza generazione di homeschoolers.

900 sono le Università nel mondo che accettano iscrizioni da Homeschoolers, tra queste YALE, Harvard, Princeton.

I temi da esplorare

Legato al tema entusiasta di poter impartire autonomamente istruzione ai propri figli a casa o in scuole di genitori, ci sono sicuramente molte informazioni da conoscere.

Il primo tema da esplorare è la legislazione, che in ogni Paese è differente.

Poi bisogna capire come organizzare la vita scolastica degli homeschoolers. Spesso, infatti, i genitori che scelgono le scuole parentali cambiano stile di vita per potersi adattare alle nuove esigenze di tempo da dedicare. O proprio il loro cambio di stile di vita (tra questi la decisione di viaggiare spesso e per lunghi periodi) incide sulla scelta dell’homeschool.

I contenuti sono l’altro grande tema dell’educazione parentale.

Non esistendo programmi fissi e imposti dal Ministero dell’Istruzione, è lasciata alla scelta dei genitori la decisione su cosa insegneranno, come, con quali regole.

Na grande responsabilità che presuppone molta dedizione e molta attenzione oltre che grandi conoscenze.

Per questo spesso i genitori scelgono di strutturarsi in gruppi /cooperative e supportare la formazione anche con l’aiuto di esperti.

Vi abbiamo incuriosito?

State già sbirciando per capire come fare a viaggiare più spesso e portare sempre i figli con voi assicurando loro la giusta istruzione senza perdere giorni di scuola?

Continuate a seguirci!

Nel prossimo appuntamento ospiteremo l’autrice di un libro dal titolo molto intrigante: La scuola non esiste

La intervisteremo per capire il fenomeno delle scuole parentali in Italia, la legislazione e tante altre curiosità.

 

 

Abu Dhabi

Durante la nostra settimana a Dubai abbiamo approfittato per fare un tour di Abu Dhabi, il più grande tra gli Emirati Arabi Uniti.

 

Mamma in viaggio rubrica

Per Francesca Carlesi, la parola d’ordine per viaggiare con i bambini piccoli è organizzazione. I tempi del viaggio sono studiati su misura di Beatrice, la sua bambina,  ma lasciano anche spazio ai genitori per godersi la città e gustare tapas e paella. Perchè il viaggio funziona davvero se tutti sono felici: bimbi e genitori.La rubrica su Viaggiapiccoli  si chiama Vita da mamma in viaggio

 

Ci siamo documentati per bene ed abbiamo scelto di fare un tour organizzato con Vivere Dubai e ci siamo trovati benissimo.

Abu Dhabi si può benissimo visitare da soli, ma è distante circa un’ora da Dubai (in macchina) e non ce la siamo sentita di prendere l’autobus locale con Beatrice e tutto il passeggino.

 

Quanto è costato il tour di Abu Dhabi

Il tour è durato una giornata, all’incirca dalle 10 del mattino fino alle 18 di sera. Il costo è stato di circa 140 euro a persona; Beatrice ovviamente non ha pagato essendo piccola.

 

Una giornata ad Abu Dhabi

La nostra giornata ad Abu Dhabi è stata così strutturata: pick-up nel nostro hotel, breve sosta al Ferrari World e circuito da Formula 1, mercato dei datteri, pranzo, breve visita al centro della città, visita alla Moschea e rientro a Dubai.

Beatrice è stata buonissima, nonostante i continui spostamenti in macchina ed il caldo.

Il Ferrari World

Il Ferrari World sorge sull’isola di Yas, accanto all’omonimo circuito di Formula 1.

Non è altro che un mall (centro commerciale) con all’interno un’ala dedicata alla casa Ferrari con tanto di parco giochi con delle montagne russe, automobili d’epoca e anche il classico negozio di souvenir.

Usciti dal mall siamo andati, molto velocemente, a vedere il circuito di Formula 1.

Il mercato dei datteri ad Abu Dhabi

Sempre in mattinata la nostra guida ci ha portato a visitare uno dei tanti mercati di Abu Dhabi, dove ci siamo fermati in un negozietto di datteri.

I proprietari sono stati gentilissimi e ci hanno fatto assaggiare diverse varietà di datteri, tra cui anche quelli ricoperti al cioccolato, quelli ripieni. Per la prima volta ho assaggiato il dattero fresco, che è buonissimo e che ricorda molto il sapore dei cachi. Abbiamo scelto di acquistare un pacco da 1 kg di datteri ricoperti al cioccolato fondente con all’interno un “cuore” di mandorla, per una cifra di circa 8 euro.

Beatrice li ha assaggiati per la prima volta, e le sono piaciuti così tanto che glieli ho dovuti nascondere perché continuava a volerli.

 

Il pranzo

Dopo il mercato abbiamo proseguito il nostro tour andando a visitare velocemente un museo sull’acqua, che si chiama Louvre ma che è totalmente differente rispetto a quello che conosce tutto il mondo.

Per il pranzo ci siamo recati al Marina Mall, uno dei tanti mall, soprattutto per trovare un po’ di riparo dal caldo.

 

La città di Abu Dhabi

Abu Dhabi tour un giornoAbu Dhabi è totalmente diversa da Dubai. Innanzitutto è formata da tante piccole isole, collegate tra loro tramite ponti. La cosa che colpisce di più è la quantità di verde presente in tutta la città. Ovviamente si tratta di una vegetazione adatta al clima e a sopravvivere nel deserto. Questo è stato un investimento (anche cospicuo) dell’Emiro Zayed, di cui quest’anno ricorre il centenario della sua nascita; tutta la città è piena di poster, foto e monumenti che lo ritraggono seguiti dalla frase The year of Zayed.

 

La grande Moschea Bianca

Moschea bianca Abu DhabiLa cosa più bella ed imponente di Abu Dhabi, che veramente vale la pena di visitare è la Grande Moschea. Fortemente voluta dall’Emiro Zayed per dimostrare la supremazia economica del proprio emirato, è il risultato di un progetto a più mani seguito da architetti di tutto il mondo. Purtroppo però l’Emiro non ha potuto vederla in quanto deceduto prima del completamento dell’opera. Nota distintiva della Moschea è il marmo bianco, decorato da intarsi, bassorilievi e disegni (sempre in marmo, anch’esso proveniente da tutto il mondo) tutti a tema floreale.

La Moschea vanta al suo interno ben 2 Guinnes Worl Record: il tappeto persiano più grande al mondo ed il lampadario più grande del mondo (con diamanti Swaroski). L’ingresso alla Moschea è consentito solamente con un dress code ben stabilito: le donne devono categoricamente essere coperte (persino i polsi) e devono avere il capo coperto; gli uomini non hanno questo obbligo, a meno che non si abbiamo tatuaggi evidenti. Se non si possiede un abbigliamento adeguato è possibile indossare uno degli abiti tipici che la Moschea mette a disposizione per i turisti.

Per quanto riguarda i bambini, i maschietti possono tranquillamente entrare vestiti normali, mentre le femmine fino ai 9 anni di età possono entrare senza doversi coprire, Beatrice indossava una T-shirt e dei pantaloncini corti. L’ingresso è diviso in base al sesso, ed è addirittura proibito per un uomo e una donna toccarsi, che sia anche per fare una semplice foto.

Il momento migliore per visitarla è al tramonto, quando il sole la illumina in tutta la sua maestosità.

 

Quanti giorni servono per vedere Abu Dhabi

Per concludere Abu Dhabi è una città da vedere, con un fascino tutto suo. Una giornata è sufficiente per ammirarne le principali “attrazioni”, ma mi sento di dire che sarebbe ideale soggiornare due o tre giorni per poter apprezzare al meglio quello che ha da offrire.

 

Dubai, quattro giorni con i bambini

Madrid con bambini piccoli: itinerario di 3 giorni

Per chi non ha mai sciato o per i bambini l’approccio con le piste può essere traumatico. Al di fuori del campo scuola hai sciatori, snowboardisti, bravi e meno bravi, che sfrecciano a pochi centimetri da te e in ogni direzione. Se cercate piste poco affollate e a misura di famiglia, in Abruzzo, un’ottima idea sono gli impianti di Vallefura, con una vista spettacolare sul parco nazionale della Majella.

Sono una buona idea per chi scia nel comprensorio dell’Alto Sangro e cerca  un posto tranquillo. Per i bimbi piccoli che non sciano c’è anche un attrezzato Baby Garden.

Pescocostanzo neve famiglie

Dove mangiare sulle piste di Vallefura

Per mangiare c’è il rifugio Tana del Lupo, situato all’arrivo della seggiovia quadriposto. Offre panini con salsiccia, hamburger e cucina di montagna, con camino, panorama mozzafiato e solarium .

Dove dormire a Vallefura

L’Hotel Vallefura è proprio sulle piste, ottime le recensioni on line proprio delle famiglie, che sottolineano l’attenzione ai più piccoli nelle cucina oltre alla vicinanza alle piste. Grandi lodi per la colazione.

 

A farci da guida agli impianti di Vallefura – Pescocostanzo è Francesco Di Pasquale, presidente della Scuola Sci 3000, 38 anni, maestro di sci esperto

Scuola Sci 3000 Pescocostanzo

Perché venire a sciare a Vallefura?

“Perché in Abruzzo è uno dei pochi impianti nel centro storico; il borgo di Pescocostanzo è a un chilometro e le piste sono con vista su centro storico. Solo a Cortina c’è un panorama così. Le piste, 12 chilometri,  si sviluppano sul pendio del monte Calvario. C’ è la seggiovia Valle Fura, quadriposto, che conduce gli sciatori dal Piazzale degli Sciatori a 1440 metri sino al Rifugio a 1729 metri, e la  seggiovia biposto Valle Gelata. Inoltre ci sono uno skilift e una manovia che servono piste per lo sci alpino, tra cui tracciati di gigante cronometrati. Ci sono anche due tapis roulant per i principianti. Visto che non c’è molta folla riusciamo a mettere anche le porte per lo slalom e i più bravi si divertono. E poi è l’ambiente adatto alle famiglie”.

Perché le piste di Pescocostanzo sono adatte alle famiglie?

“Prima di tutto perché c’è un’ambiente sano. Le famiglie vengono a Pescocostanzo per rilassarsi. E poi il nostro punto di forza sono le attrezzatture didattiche dedicate ai bambini: ciuffetti, ponticelli, tappetini didattici che facilitano l’apprendimento. Per i bambini sciare è un gioco e allora noi abbiamo creato un campo scuola coloratissimo. Siamo 20 maestri, facciamo lezioni singole e collettive a bambini ed adulti. E poi c’è lo Sci Club.

Sci club Valle Fura pescocostanzo

Come funziona lo Sci club?

Selezioniamo i ragazzi che già hanno avuto un primo approccio con noi e li inseriamo in gruppi dello stesso livello per tutta la stagione invernale. Abbiamo tre pacchetti: da 30-40- 50 giornate. Parliamo di sei ore al giorno, è abbastanza impegnativo, ma negli ultimi anni abbiamo formato un bel gruppetto affiatato. Il nostro allievo più piccolo ha 4 anni e mezzo”

Piste val di fura scuola sci

A Proposito di età, a che età è consigliato mettere i bambini sugli sci?

“Beh, proprio ora ho una piccola alunna di tre anni mezzo , bravissima, che fa tutto. Diciamo che l’età ideale è dopo i quattro anni. Dipende dai bambini: ci sono bambini che piangono e bambini che si lanciano. I maestri per bambini devono saper utilizzare il linguaggio del gioco. Quando il bambino capisce che oltre a camminare e correre si può scivolare, inizia il divertimento. Ci vuole pazienza e attenzione, ma i bambini danno grandissime soddisfazioni. La mia regola è quella del sorriso, se il bambino finisce la prima lezione con il sorriso tornerà”.

Pescocostanzo

Le mamme che non sciano hanno un posto dove aspettare i bimbi? 

“C’è un piccolo chiosco, in prossimità del campo scuola, dove possono bere una cioccolata calda o, se vogliono, possono mangiare un panino con la salsiccia. Ma, soprattutto, noi offriamo un servizio navetta gratuito per il centro: la mamma può lasciare il bambino e fare una passeggiata a Pescocostanzo”.

Quali altri servizi offre la vostra scuola sci?

“Stiamo cercando di integrare i servizi della scuola sci. Chi prende un pacchetto di cinque giorni, per esempio ha in regalo un giro ebike (bicicletta con la pedalata asisstita) nel centro storico, con istruttore!”

E per le attrezzature?

“Abbiamo un servizio di noleggio sci integrato. E soprattutto abbiamo un macchinario che disinfetta automaticamente gli scarponi e li riscalda. La nostra struttura è all’avanguardia”

Quanto costano le lezioni?

“Le lezioni singole di un’ora in alta stagione 40 euro, in bassa stagione 35 , quelle di gruppo 25 euro due ore”.

Vallfura è meglio dell’Aremogna?

Ride. “Sono due cose diverse. Da una parte è meglio perché non si fanno file e non c’è confusione, dall’altra parte le nostre piste sono più piccole e quindi offrono meno possibilità, il che non vuol dire però meno divertimento”.

 

Avete anche maestri di Snowboard per bambini?

“Due maestri e un tirocinante”.

 

A che età i bambini possono iniziare ad andare in Snowboard?

“Anche in questo caso direi quattro anni”.

 

Tre parole per descrivere le piste di Vallefura?

“1) Sicure

2) Con una vista mozzafiato (vale una parola)

3) A misura di famiglia”

 

Grazie a Francesco Di Pasquale a cui auguriamo di realizzare i suoi obiettivi di migliorare e ingrandire la scuola sci, magari creando anche uan tavola calda  e un  grazie a Roberta Castiglione che crede nella potenza del territorio e che ci sta aiutando a conoscerlo meglio.

 

 

Alberghi famiglia roccaraso

Quando vai sulla neve con un bambino è faticosissimo: vesti, svesti, asciuga, copri, scopri…. e in genere quando hai imbacuccato per bene il pupo arriva implacabile la frase. “Mamma, devo fare pipì”. Perciò se vai in montagna con i bambini (sia i piccolissimi che non sciano– sia per chi fa lezione di sci)  hai bisogno di aiuto e di coccole e di strutture family-friendly.  Abbiamo provato a selezionare con l’aiuto della nostra comunità di amici gli alberghi e i ristoranti a misura di famiglia a Roccaraso.

Abruzzo artigianato

Questo Capodanno siamo fuggiti da Napoli e ci siamo rifugiati in Abruzzo, sperando di poter godere del silenzio della montagna e far sciare i bambini. Ahimè, però, abbiamo trovato pochissima neve e non abbiamo sciato (sciare in Abruzzo con i bambini). Ma le vacanze sono vacanze e allora abbiamo approfittato per rilassarci e per fare qualche escursione nei dintorni. Viaggiare per noi non è solo visitare dei luoghi ma scoprire delle persone ed ecco che a Pescocostanzo ho abbiamo Roberta e il suo progetto: Lana d’Abruzzo, lana a chilometro zero, con pecore allevate in Abruzzo, lavorata e venduta in Abruzzo

Pescocostanzo

La mattina del 30 dicembre siamo andati sulle piste di Valle Fura, perché ce le aveva consigliate un amico (“Sono piccole, c’è poca gente e sono adattissime ai bambini”), ma c’era pochissima neve, quindi abbiamo cambiato programma e abbiamo deciso di andare a prendere una cioccolata calda al paese vicino. Pescocostanzo, borgo rinascimentale tra i più belli d’Italia, è una vera bomboniera a 1400 metri di altezza. Strade lastricate e ben tenute e tanti negozietti carini. Tra immensi e silenziosi pascoli Pescocostanzo ha saputo difendere e valorizzare le tradizioni artigiane. È famoso per la lavorazione del merletto a tombolo, quella della filigrana e del ferro battuto.

La lana d’Abruzzo

Lana chilometro zeroMentre i bambini e Francesco sono ancora al bar, io attratta dai negozietti vado a fare una passeggiata e vengo attratta come da una calamita dal negozio Lana d’Abruzzo. Spio dalle vetrine e vedo scialli, vestiti, spille, cappelli, pupazzi, ghirlande di pon-pon: tutti lavorati a mano, prevalentemente con colori naturali, ottenuti dalla miscela di lana di diversi allevamenti. Entro. Difficile spiegare la sensazione, ma è come entrare in una casa, in una bella casa, dove ci sono le coperte fatte a mano, un vaso pieno di bottoni giganti, la sedia ricoperta di pupazzi.

tutto bello, è tutto fuori dal tempo, è tutto unico

Ad accogliermi trovo Roberta Castiglione. Ovviamente iniziamo a chiacchierare e Roberta mi spiega: “Quando posso non coloro la lana, mi piace conservare i colori del manto delle pecore, il bianco, il grigio , il marrone, il nero…la natura ci offre già tanta varietà, perché intervenire”. Penso al gusto di indossare un capo di lana totalmente naturale e scelgo una spilla con quattro sfere di lana bianca, marrone, nera e grigia. Voglio appuntarmi sul petto i colori della lana d’Abruzzo.

Un marchio made in Abruzzo
Abruzzo Lana

Roberta mi racconta che sceglie personalmente la lana, di pecore nate e allevate in Abruzzo, la lavora e la fila, con oliatura del fiocco realizzata con olio extra vergine dìOliva, ovviamente d’Abruzzo. Roberta è un architetto e nasce come donna del marketing, ma sente il richiamo della sua terra e sceglie di puntare tutto sull’Abruzzo. “I nostri prodotti sono 100% Made in Italy, ma ancor di più Made in Abruzzo- spiega Roberta mentre fa un pon-pon – facciamo un lungo lavoro di ricerca e sviluppo: dall’allevamento alla filanda. Lavoriamo a stretto contatto con i fornitori condividendo saperi e obiettivi per offrire ai clienti prodotti di qualità, certezza della filiera, sostenibilità (economica ed ambientale) ma anche consulenza e guida al migliore acquisto.”

Un progetto super local, nato sul web

E la bellezza di questo negozio – dove i bambini si perdono a giocare con spade di legno e lana e bacchette magiche – è che nasce in un minuscolo paese nel cuore dell’Abruzzo, fonda tutto sul territorio, ma cresce e diventa un marchio nazionale grazie al web. “Ho sempre avuto un blog – dice Roberta – si chiama Le scarpine di Sveva. Lavoro con Facebook e Instagram e spedisco in tutta Italia dal 2010”. “I social sono fondamentali- riflette quasi ad alta voce Roberta – anche se ho aperto questa attività perché la rete può essere anche cattiva e io avevo bisogno di avre un contatto con persone reali, tutti i giorni”.

Corsi di uncinetto e maglia

Abruzzo LanaE a proposito di contatto con le persone vere, altra piccola magia della Lana di Abruzzo sono i corsi di uncinetto e ferri (sono diversi da quelli che si trovano nei negozi e che ho sempre visto: sono grandi e di legno) che Roberta tiene per le donne del paese, ma anche epr le bambine. Non c’è un vero orario fisso, “In genere vengono da me il pomeriggio e iniziamo a lavorare insieme. La mia più grande soddisfazione sono le bimbe” .

Cosa comprare da Lana d’Abruzzo

Il negozio si trova in via Vulpes 7 a Pescocostanzo (Aquila). Noi abbiamo comprato una bacchetta magica (7 euro), servono sempre. E due spille: una fatta con palle di lana, bellissima (20 euro), e una a fiore (12 euro). Particolari anche le ghirlande di pon-pon e uccellini e le sciarpe. Credo che la prossima volta che torno in Abruzzo mi prenderò una sciarpa… per sentire davvero il caldo abbraccio di questa terra.

Bambin isulla neve con maschera e sci

Sciare è sempre stato un mio sogno. La velocità, il silenzio, i panorami mozzafiato. E per tutti noi del centro Sud quando si parla di montagna si parla di Abruzzo: Rivisondoli Pescocostanzo, Barrea e RoccaPia. Ed ecco la nostra mini guida: ” Abruzzo, sciare con i bambini nel comprensorio dell’Alto Sangro”.