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Lecce a misura di bambini

Nel Salento siamo stati tre giorni. Il nostro obiettivo era uno: MARE. Ma domenica in cielo c’erano grossi nuvoloni neri e soffiava un vento fortissimo, quindi, nonostante le resistenze di Enrico e Giulia, abbiamo deciso di passare la giornata a Lecce. Cambio di programma: e abbiamo scoperta una Lecce a misura di bambini.

Quando siamo entrati in macchina i piccoli che erano determinatissimi a fare il bagno, anche con la pioggia, e avevano un gran muso lungo, quindi abbiamo pensato di iniziare la visita di Lecce, non dal centro storico (sulle guide sono decine le cose da vedere) ma dalla Villa Comunale, per provare strappare un sorriso ai due bimbi imbronciati.



 

La Villa Comunale di Lecce: il parco giochi per bambini

L’idea è stata ottima, abbiamo scelto di andare in villa Comunale per farli correre un po’ liberi Enrico e Giulia, non ci aspettavamo di trovare un parco giochi con scivoli e altalene.

Gli occhi dei piccoli si sono illuminati. Hanno dimenticato il mare e il brutto tempo e hanno cominciato a giocare. Il malumore è passato in un attimo.

Il parco, un bellisismo giardino all’italiana, è ordinato e pulito i giochi sono divisi in due aree distinte, così non si creano assembramenti.

C’è un bel numero di altalene e scivoli, oltre ad altri giochi. Ovviamente abbiamo provato anche le giostrine a pagamento, per bimbi più piccoli, ma ogni gettone costa 40 centesimi e ci siamo concessi l’investimento di due euro e cinque giri . Infine un nascondino attorno al tempietto e via.

Il parco giochi in villa comunale

 

 

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Le stradine barocche di Lecce

Sazi e contenti dei giochi i bambini ci hanno seguito nella nostra passeggiata (il nostro vero obiettivo). Per fortuna la villa Comunale è vicinissima al centro storico. Abbiamo iniziato a camminare senza una meta precisa, ci siamo immersi nel barocco leccese, nelle strade chiare con le case in chiara pietra leccese. A Napoli siamo abituati alla scura pietra lavica, essere circondati da strade e palazzi bianchi è stata un’emozione.

E’ domenica mattina e per strada ancora non ci sono molti turisti, Francesco dice ai bambini che sono due esploratori e devono trovare il tesoro di Sant’Oronzo. Ed ecco che Enrico e Giulia non se lo fanno ripetere due volte e camminano veloci cercando il dumo. Quest’anno hanno fatto la prima elementare e sanno leggere, la caccia, seguendo i cartelli, è facile. Il centro storico di Lecce non è molto grande e si cammina benissimo a piedi (o si può affittare un risciò).

Lecce, l’artigianato locale

Sulla strada, in via Palmieri 9, incontriamo Artego, un negozio con artigianato creativo: con le donnine in terracotta, con forme tondeggianti, gli abiti coloratissimi e l’espressione un po’ sorpresa realizzate da Maria Gabriella Epifani (sono le massaie Salentine), i quadri e le borse di Valentina d’Andrea, illustratrice dalla mano ironica, che cerca sempre il lato bello della Vita.

Bellissime anche le piante grasse di un’artista di Nardò, Movea, e le ceramiche di Gianfranco Conte. “Sono tutti artisti tutti della città – ci spiega Oronzino Conte, gestore di Artego – pezzi unici, l’idea è quella di offrire a chi visita Lecce un souvenir che sia anche un oggetto di design”.

I prezzi vanno da 10 euro ai 200, ma ogni oggetto è stupendo. E di gente strana camminando per Lecce ne incontriamo, come Simone Mele, che ha il suo banchetto dove vende il suo libro di racconti auto-prodotto, con il sostegno di dieci aziende impegnate “nella riabilitazione e nel riciclo dell’autore come scrittore” , com’è riportato sull’ultima pagina.

Piazza Duomo

Lecce con i bambini: piazza Duomo

Finalmente arriviamo a piazza Duomo. E l’esclamazione di Enrico è: “Ma è piccolissima”. E subito un signore di circa 70anni gli dà ragione: “Hai proprio ragione, me l’aspettavo più grande”.

Il signore – scopriamo – viene da Carpi (cittadina con una delle più belle piazze d’Italia) ed Enrico è abituato ai grandi spazi di piazza Plebiscito o piazza del Gesù a Napoli. Il nuovo amico di Enrico ci racconta che molti molti anni fa lui ha fatto il militare a Lecce e si ricordava questa piazza piena di localini dove si veniva a bere la sera.

Ora la piazza è pulita, bianchissima, asettica. Giulia istintivamente comincia a ballare e a me sembra quasi una pizzica, tra i palazzi creati da Giuseppe Zimbalo, Giuseppe Cino e Mauro Manieri, i tre grandi architetti del Barocco leccese. Per fortuna è ancora presto e non fa troppo caldo. Cominciano ad arrivare i primi gruppi di turisti ed entriamo in chiesa.

La leggenda di Sant’Oronzo (forse vera, forse no)

Non abbiamo guida, entriamo nel Duomo e veniamo subito abbagliati dai fregi barocchi. Anche i bambini rimangono in silenzio con il naso all’insù. Sul lato destro dell’altare (spalle all’entrata) troviamo la statua di Sant’Oronzo e ci si avvicina un signore, ha una faccia grande e quadrata e grandi occhiali a fondo di bottiglia, senza che chiediamo nulla ci racconta la leggenda si Sant’Oronzo, vescovo di Lecce.

“Mentre stava dicendo messa ci fu un terribile terremoto, lui di corsa usci dalla Chiesa alzò le mani al cielo e grido.:“Mio signore salva questa gente che crede in te”, e improvvisamente la terra smise di tremare. Sant’Oronzo così salvò la citta di Lecce. Ma poi, visto che era l’epoca di Nerone e delle persecuzioni, ed essere cristiani equivaleva ad avere una condanna a morte, Sant’Oronzo fuggì da Lecce, rifugiandosi prima a Ostuni, poi a Turi. Ma alla fine i turchi gli tagliarono la testa con una spada”. E il signore con gli occhiali ci mostra la vetrata sopra la statua del santo, dove spicca la testa mozzata di Sant’Oronzo.

“Divenne Santo e salvò la gente di questa terra anche dalla peste”, conclude il signore che, subito aggiunge che ha appena perso la moglie e ha il diabete e ci chiede un’offerta con un gran sorriso. Ora non so quanto di vero c’è in questa sua storiella, dovrei andare a controllare, ma ai bambini è piaciuta moltissimo e usciti dal duomo ci hanno fatto mille domande, sul terremoto, la peste e i turchi. Domande a cui ovviamente ha risposto Francesco.

Anfiteatro romano

Piazza Sant’Oronzo, bambini attenti alla lupa

E’ quasi ora di pranzo, arriviamo a piazza Sant’Oronzo, vediamo l’anfiteatro romano recentemente ristrutturato e il mosaico con la Lupa e il Leccio. Faccio sedere Enrico e Giulia per fare una foto quasi in groppa alla lupa e un nonno con il nipotino avverte: “Attenti a non calpestare la lupa, porta sfortuna”. E insegna a Enrico e Giulia un gioco per saltare la lupa e la sfortuna (una specie di campana) che fanno tutti i bambini della piazza.

Un giro intorno alla colonna di Santo Oronzo ed è ormai tardi…ci sarebbe ancora tanto da vedere, ma i bambini hanno una resistenza limitata ed è pranzo, ci fermiamo in piazza Vittorio Emanuele: puccia per tutti.

Cosa mangiare: la puccia leccese

La puccia è un pane tipico della Puglia, molto diffuso nel Salento e nel tarantino. Croccante fuori e vuoto all’interno, così si può farcire a piacere con mozzarella, tonno, verdure, prosciutto. Sazi e felici ci avviamo alla macchina. Dobbiamo tornare a Napoli.

La lupa e il Leccio, simbolo di Lecce

Il caffè al ghiaccio: un rito tipico di Lecce

Prima di andare via Francesco e io ci beviamo un caffè al ghiaccio al Bar Avio in piazza Sant’Oronzo. Francesco ha scelto la variante con il latte di mandorla. Cos’è il caffè al ghiaccio? E’ una tazzina di caffè caldo versata in un bicchiere con il ghiaccio, variante della granita di caffè.

A me hanno sempre raccontato che visto che i bar fanno le granite con il caffè avanzato in Puglia hanno inventato il caffè al ghiaccio per essere sicuri di bere il caffè buono, anche se freddo. Io lo trovo un po’ annacquato, ma a Lecce lo devi prendere per forza.

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2 COMMENTI

    • Era davvero fantastica e per noi è stata una sorpresa, non sapevamo ci fosse il parco giochi…organzizato benissimo

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