Cosa vedere a Palermo in un giorno? Scelta difficilissima che sfiora l’impossibile, ma come sempre, se avete poco tempo, dovete fare delle scelte. Quindi, anche se ci sono tantissime chiese imperdibili, sceglietene una. Tanti mercati da scoprire, sceglietene uno. Bisogna scegliere. E poi bisogna mangiare! A Palermo si mangia tanto e benissimo, quindi farete tanti chilometri a piedi ma sarete sempre ricompensati, con una granita, un cannolo, un’rancina. Ecco la nostra scelta di cosa fare a Palermo in 24 ore.
Come arrivare a Palermo
Siamo arrivati a Palermo da Torino con volo diretto Ryanair, un’ora e venti. Da qui abbiamo preso il treno per Palermo Stazione Centrale: ce n’è uno ogni mezz’ora, il biglietto costa 6,80 euro e impiega circa un’ora per arrivare in centro. Calcolando il traffico di Palermo, secondo noi è più comodo ed economico del taxi. Però è anche vero che, dovendo rimanere a Palermo solo un giorno, avevamo un bagaglio leggero.
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Se viaggi con bambini abbiamo anche una rticolo dedicato alla visita guidata di Palermo per bambini e Cosa vedere a Palermo con i bambini, per un itinerario perfettamente a misura di piccoli.
Pausa pranzo da Ballarò
Il nostro appartamento vicino al Teatro Massimo.
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Noi abbiamo dormito in un appartamento per quattro- sei persone palace Ducrot, la stradina di accesso è piccola e forse inaspettata (noi non trovavamo la porta all’inizio), ma abbiamo adorato i grandi bagni e lo spazio. Posizione ottima. Oppure cerca le migliori offerte di Laberghi e appartamenti a Palermo su Booking
Abbiamo impostato il navigatore e, a pochi metri dalla Stazione Centrale, c’è il mercato di Ballarò.
È l’una. Che fai, non ti fermi? Ci siamo avventurati nel mercato e ci siamo lasciati trasportare dai suoni, dalle voci, dai profumi. È turistico? Sì, lo è. Ma è anche bellissimo. Sei costretto ad assaggiare panelle e melanzane fritte, sei attirato come da un canto delle sirene verso arancine appena fritte.
Alla fine abbiamo ceduto. Ci siamo seduti a mangiare: avevamo voglia di pesce fresco. Calamari, tonno, pesce spada. Non abbiamo cercato recensioni o consigli, siamo andati a istinto e abbiamo mangiato benissimo: un secondo con contorno e una bibita, 12 euro a testa.
Sazi e felici, ci siamo rimessi in cammino.
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Se davvero avete poco tempo e poca voglia di guardare il cellulare per seguire il percorso, un’ottima alternativa è un tour guidato a piedi, quello di Get Your Guide, rieprcorre tutte le nostre tappe. Lo trovate qui
Via Maqueda
Abbiamo preso Via Maqueda, cuore pulsante del centro storico, pedonale e animata. È una delle vie più antiche di Palermo, un asse dritto voluto nel Cinquecento dai viceré spagnoli per collegare i punti nevralgici della città.
Consiglio
Se non vi siete fermati a pranzo a ballarò o se avete ancora fame, provate le arancine di Sfrigola, come ci ha conigliato un’amica palermitana, con la carne o con il burro, non altre.
I Quattro Canti
Passeggiando, si arriva ai Quattro Canti, una piazza ottagonale perfetta, dove si incrociano Via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele. Ogni angolo rappresenta una stagione, un re e una santa. È il centro esatto della Palermo storica, uno dei luoghi più fotografati della città. quando siamo passati c’era un uomo con una voce spettacolare che cantava e turisti francesi che ballavano per strada. Molto turistico, molto italiano, ma anche molto rilassante.
Piazza Bellini
Volevamo vedere la chiesa della Martorana, famosa per i suoi mosaici bizantini del XII secolo, ma è aperta solo la mattina (di solito dalle 9:00 alle 13:00, ingresso 2 euro).
Comunque, piazza Bellini è una meraviglia raccolta, quasi nascosta, dove si affacciano ben tre chiese monumentali: oltre alla Martorana, c’è San Cataldo, riconoscibile subito per le sue tre cupole rosse in stile arabo-normanno, e Santa Caterina. Noi abb
San Cataldo, costruita nel XII secolo, è oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO come parte del percorso “Palermo arabo-normanna”. È una chiesa spoglia, essenziale, quasi meditativa, in contrasto con l’opulenza della Martorana.
In pochi metri, convivono influenze arabe, bizantine e normanne. Solo a Palermo accade una cosa così. Noi alla fine abbiamo celto di vedere la chiesa di Santa Caterina e non ci siamo pentiti.
Consiglio
L’ingresso in cattedrale è gratuito invece in tutte le altre chiese di Palermo si paga un biglietto di ingresso
La Chiesa di Santa Caterina
La chiesa di Santa Caterina d’Alessandria si affaccia su Piazza Bellini, ma per molto tempo è rimasta nell’ombra rispetto alle più celebri Martorana e San Cataldo. Eppure è una delle chiese più ricche, decorate e sorprendenti di tutta Palermo.
Fu costruita alla fine del Cinquecento come parte di un monastero domenicano femminile di clausura. Le suore non potevano uscire né farsi vedere: vivevano in silenzio, pregavano e lavoravano… ma con un’eccezione: sapevano cucinare divinamente.
L’interno della chiesa è un trionfo di barocco siciliano, tutto stucchi, affreschi, marmi policromi e decorazioni che sembrano dolci di zucchero. Ogni centimetro è ricoperto d’arte e simboli religiosi. Sulle pareti si trovano pitture illusionistiche, giochi di prospettiva e una luce che cambia con l’ora del giorno.
È un luogo che lascia senza fiato, ma il vero segreto è salire.
Con il biglietto completo (10 euro) si può accedere alla salita ai tetti, un percorso suggestivo tra scale strette ( con non troppi gradini) e balconcini panoramici (sicuri anche con i bambini, anche se gira un po’ la testa se soffrite di vertigini9. Dall’alto, si vede tutta Palermo, dalle cupole ai mercati, fino al mare. Un punto di vista unico sulla città.
- Orari indicativi: tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00 (ultimo ingresso ore 17:30
Il chiostro segreto e la pasticceria delle monache
Dopo aver visto la chiesa e passeggiato sui tetti, il percorso termina nel chiostro del monastero. Ed è qui che inizia un’esperienza completamente diversa.
Il chiostro è un angolo di silenzio e frescura, con un giardino centrale e antichi archi in pietra. Ma oggi è anche un luogo dolcissimo: proprio qui è stata riaperta la “Dolceria del Convento”, dove vengono preparati i dolci secondo le antiche ricette delle suore di clausura.
Cosa trovate?
- Minne di Sant’Agata, dalla forma particolare e dal cuore di crema e canditi
- Cannoli preparati con ricotta freschissima
- Cassate, biscotti di mandorla, pasticciotti e dolci con nomi antichi e misteriosi
Ogni dolce ha una storia o un legame con la liturgia. Le suore li preparavano per le feste religiose, vendendoli da dietro le grate, senza mai mostrarsi. Oggi, le ricette sono custodite e tramandate da giovani pasticciere che lavorano nel rispetto della tradizione.
Sedersi nel chiostro con un vassoio di dolci, ascoltando il suono dell’acqua nella fontana e osservando la luce filtrare tra le colonne, è uno di quei momenti in cui Palermo ti entra dentro e non ti lascia più.
Curiosità
Le suore preparavano i dolci in silenzio e li passavano da una ruota girevole, così nessuno poteva vederle. Le scale dei tetti: Sembrano quelle di un castello! Ogni tanto si apre una porticina e… sorpresa! Palermo si mostra da un nuovo angolo.
Fontana della Vergogna
A pochi passi da Piazza Bellini, si apre Piazza Pretoria, dominata dalla gigantesca fontana seicentesca, per tutti la Fontana della Vergogna.
È una fontana spettacolare, costruita a Firenze nel 1554 per un palazzo privato, ma trasportata a Palermo nel 1573, pezzo per pezzo. Arrivò in 644 pezzi numerati, trasportati su navi, e venne ricomposta davanti al palazzo comunale, l’attuale Palazzo delle Aquile.
Le statue nude che adornano la fontana – ninfe, fauni, sirene, dei dell’Olimpo – fecero scalpore all’epoca. Le suore del vicino convento di Santa Caterina, affacciate sui balconi, la soprannominarono “fontana della Vergogna”, scandalizzate dalla nudità così esibita in pieno centro.
Oggi è uno dei luoghi più fotografati di Palermo.
Curiosità
Proprio in questa piazza, il Giustiziere di Sicilia un tempo leggeva le sentenze capitali.
La Cattedrale di Palermo
Dopo aver ammirato la Fontana della Vergogna, abbiamo deciso di fare una deviazione di circa 20 minuti per raggiungere la Cattedrale di Palermo. I bambini erano stanchi, ed è proprio per questo che ci siamo limitati a guardarla da fuori e ad affacciarci appena all’interno.
L’interno è solenne, ma, forse complice la stanchezza e la meraviglia ancora viva del complesso di Santa Caterina, ci è sembrato meno suggestivo.
La facciata, però, merita da sola la deviazione: è un intreccio di architettura arabo-normanna, gotica e barocca, con archi intrecciati, guglie appuntite e due torri che sembrano sorvegliare l’ingresso. La particolarità? Un portico in stile gotico-catalano che collega il corpo centrale con il palazzo arcivescovile: un dettaglio unico in Sicilia.
All’interno ,soprattutto se viaggiate con bambini, cercate la meridiana. Appena si entra nella navata centrale della Cattedrale di Palermo, se si guarda con attenzione il pavimento, si scopre qualcosa di inaspettato: una meridiana lunga oltre 20 metri, tracciata nel marmo e decorata con i segni zodiacali. Non è solo un elemento decorativo, ma un vero strumento scientifico.
Fu realizzata nel 1801 dall’astronomo palermitano Giuseppe Piazzi, lo stesso che scoprì il pianeta nano Cerere. Un piccolo foro (chiamato gnomone) è nascosto in alto, nella cupola della cappella di San Francesco di Paola: ogni giorno, a mezzogiorno solare, un raggio di luce entra da lì e colpisce la linea della meridiana, segnando con precisione il giorno dell’anno.
Questa meridiana serviva a calcolare le date esatte degli equinozi e dei solstizi, fondamentali per il calendario liturgico. Oggi, è un piccolo tesoro nascosto, dove scienza, fede e arte si incontrano sotto la stessa volta.
È una delle tante meraviglie di Palermo: invisibile se non la cerchi, ma indimenticabile se la trovi.
Se avete più tempo — e magari non siete con bambini piccoli — vale davvero la pena salire sui tetti della cattedrale. La vista su Palermo da lassù è emozionante: campanili, cupole, mare. Il percorso include anche le Tombe Reali, la Cripta e il Tesoro.
Teatro Massimo: la grande scena di Palermo
Siamo tornati in via Maqueda e, poco più avanti, ci siamo trovati davanti al Teatro Massimo. Lo abbiamo visto solo da fuori, ma è impossibile non fermarsi. Con la sua maestosità neoclassica, le colonne corinzie e la scalinata larga e scenografica, il Teatro Massimo è il più grande d’Italia e il terzo in Europa, dopo l’Opéra di Parigi e la Staatsoper di Vienna.
È il simbolo della Palermo elegante e colta. Qui si respira ancora l’aria del tempo in cui i nobili scendevano dalle carrozze per assistere alla prima.
Curiosità
Nel 1990 fu scelto da Coppola per girare la scena finale de “Il Padrino – Parte III”, quella del drammatico attentato.
Se avete più tempo, si può visitare con tour guidati ogni giorno dalle 9:30 alle 17:30. Il biglietto costa 10 euro, ma si può anche assistere a spettacoli o prove aperte, se si prenota in anticipo.
Cena e riposo
Dopo lo spettacolo della città, una pausa in albergo: doccia veloce, ricarica e poi cena. Siamo andati al Locale (indicazioni qui) su consiglio di un’amica e abbiamo trovato un ambiente curato, atmosfera rilassata, ottimo cibo siciliano con un tocco contemporaneo.
Poi, nanna. I bambini crollano. Anche noi, ma felici.
Piazza San Domenico
In un momento libero ( molto breve) la sera prima avevamo comprato latte e biscotti vari dal Panificio Puccio, un’istituzioen a palermo ( indicazioni qui) e abbiamo fatto una ricca colazione con reginelle (i biscotti con il sesamo, i biscotti algerini e tanti biscotti con pasta di mandorle.
E siamo partiti per la nostra mattinata palermitana.
Cominciamo da Piazza San Domenico, dominata dalla chiesa omonima, barocca e grandiosa, nota anche come il Pantheon di Palermo perché vi sono sepolti molti personaggi illustri, tra cui Giovanni Falcone.
La Vucceria
Poi ci siamo addentrati alla Vucciria, l’antico mercato oggi un po’ decaduto, ma ancora vivo di storie, odori e colori. I murales, i banchi vuoti che sembrano aspettare un risveglio, la voce di Palermo che resiste. Qui tutto è più ruvido, ma autentico.
In zona ci è piaciuta molto Via Paolo Paternostro, con piccole botteghe artigiane di carta, gioielli, ceramica.
Piazza Marina
A due passi, Piazza Marina: grande, ariosa, ombreggiata dai ficus magnolioidi più imponenti d’Europa. Una pausa all’ombra, mentre i bambini giocano. Qui si respira la Palermo liberty: elegante, lenta, con i palazzi in stile floreale che raccontano l’inizio del ‘900.
Orto Botanico di Palermo
Poi ultima tappa all’Orto Botanico, rifugio fresco e verde. I bambini corrono tra serre antiche, piante tropicali, laghetti e radici giganti. È uno dei giardini scientifici più importanti d’Europa, fondato nel 1789. Un luogo perfetto per chiudere il viaggio. Bellissimo il bookshop.
Tre cose da vedere assolutamente all‘Orto Botanico di Palermo, museo vivente di biodiversità, dove natura, scienza e storia si intrecciano:
1. Il Viale delle Palme
Appena varcato l’ingresso principale, si viene accolti dal maestoso Viale delle Palme. Questa scenografica passeggiata è fiancheggiata da oltre 80 specie di palme provenienti da tutto il mondo, tra cui la Washingtonia filifera, che per la prima volta fiorì proprio a Palermo . Un luogo che incanta per la sua eleganza e varietà.
2. Il Canneto e l’Aquarium
Proseguendo, si raggiunge l’Aquarium, una struttura composta da tre bacini circolari concentrici che ospitano una ricca collezione di piante acquatiche. Accanto, il canneto offre un’atmosfera esotica con le sue alte canne e piante palustri, creando un habitat ideale per numerose specie.
3. Il Grande Ficus: l’albero simbolo
Nel cuore del giardino si erge il monumentale Ficus macrophylla, introdotto nel 1845 e oggi considerato il capostipite dei grandi ficus presenti nei giardini di Palermo e dell’Italia meridionale . Con le sue radici aeree che si intrecciano formando nuovi tronchi, questo albero crea un’architettura naturale affascinante e unica.
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Aperto tutti i giorni, 9:00 – 18:00, in estate anche fino alle 20. Prenota il biglietto
Un giro in City-sightseeing
Davanti all’Orto Botanico ci siamo lasciati tentare dal classico: il bus rosso turistico, quello scoperto, che ti fa sentire un po’ turista e un po’ esploratore. Avendo poco tempo abbiamo visto così tutta la città. La Linea del bus tocca:
- Teatro Politeama – Punto di partenza del tour.
- Teatro Massimo – Uno dei teatri più grandi d’Europa.
- Quattro Canti – Incrocio barocco noto anche come Piazza Vigliena.
- Cattedrale di Palermo – Maestosa chiesa con influenze architettoniche diverse.
- Palazzo dei Normanni e Cappella Palatina – Sede del parlamento siciliano e cappella riccamente decorata.
- Mercato di Ballarò – Vivace mercato storico.
- Stazione Centrale – Importante nodo di trasporto.
- Orto Botanico – Giardino con una vasta collezione di piante esotiche.
- Piazza Marina – Ampia piazza con alberi monumentali.
- Palazzo Steri – Storico edificio che ospita l’Università di Palermo.
Un’ultima corsa panoramica prima di salutare la città.
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In 24 ore non potete vedere tutta Palermo. Ma poete iniziare ad amarla. E quella che abbiamo visto, per un giorno, è stata la nostra Palermo.
Un tour della Sicilia Occidentale
E Palermo è anche un punto di partenza perfetto per esplorare la Sicilia occidentale (leggi il nostro itinerario): da qui si raggiungono facilmente Monreale, Mondello, Cefalù, le saline di Trapani, Segesta e la Riserva dello Zingaro. Una nuova avventura, che inizia proprio da questa città meravigliosa.
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