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Passeggiata in un villaggio operaio: i più belli d’Italia

 

Cambiare le prospettive e trovare sempre nuovi punti di osservazione, insegnare la storia, la geografia, le scienze viaggiando: ecco perché abbiamo aperto questo blog e questa è la filosofia delle famiglie che collaborano con noi. Allora, che ne dite di portare i bambini in un villaggio operaio o un quartiere operaio, per una passeggiata all’aria aperta, tra storia e architettura?



Passeggiare con il naso all’insù in villaggio operaio o in un quartiere operaio, può essere un’idea, diversa ed educativa per una passeggiata pomeridiana o una gita famiglia. Spesso si tratta di case colorate con dettagli in ferro battuto e finestre in legno. Veri gioielli.

 

Il villaggio operaio di San Leucio

Nel nostro giro a caccia della vita degli operai partiamo da vicino casa e da molto lontano nel tempo: il villaggio operaio di San Leucio pensato alla fine del Settecento da re Ferdinando IV di Borbone a servizio della Manifattura Tessile della seta. Il progetto fu disegnato dall’architetto Francesco Collecini, e fu ideata come una vera e propria città industriale, chiamata Ferdinandopoli, anche se poi il progetto fu molto ridimensionato. Nei disegni dell’architetto le case degli operai di San Leucio sono allineate in due blocchi continui e simmetrici, aperti come una quinta teatrale sulla seteria.

Il vostro punto di riferimento per la visita è il grande arco borbonico con lo stemma reale sostenuto due leoni (c’è anche un mini parchetto giochi per bambini con una statua dedicata a Pinocchio e Geppetto). Subito s’incontrano, a destra ed a sinistra, i due lunghi casamenti dei quartieri operai, il San Carlo e il San Ferdinando. I quartieri operai sono collegati al palazzo del Belvedere da una scalinata a doppia rampa che racchiude le scuderie reali. Le due rampe terminano sul piazzale del Belvedere, davanti all’ingresso della chiesa dedicata a san Ferdinando Re, ricavata dal salone delle feste del Belvedere.

Ai lavoratori delle seterie era, infatti, assegnata una casa all’interno della colonia, ed ai figli era garantita l’istruzione gratuita, che iniziava a 6 anni. I figli erano ammessi al lavoro a 15 anni, con turni regolari per tutti, ma con un orario ridotto rispetto al resto d’Europa.

Tutto il complesso si San Leucio e il museo si visitano solo con visita guidata.

Noi abbiamo semplicemente passeggiato tra le case operaie, soffermandoci sui balconi più o meno eleganti, i cortili, le decorazioni vicino alle porte, le tettoie in ferro battuto…le pareti delle case colorate, il cortile comune sul retro. I bambini correvano e saltavano, in una dimensione senza tempo, facendomi domande sulla lavorazione della seta e la vita degli operai.

villaggio operaio san leucio

Le abitazioni furono progettate per far sì che durassero nel tempo – non a caso sono abitate ancora oggi – e fin dall’inizio furono dotate di acqua corrente e servizi igienici. Un villaggio molto moderno per quei tempi.

Se volete un consiglio, sul navigatore mettete viale 1° Ottobre (Briano) e prima della visita fermatevi a franco alla Bakery Pan di Seta, per una pizza e comprate il pane di San Leucio della signora Imma, fatti secondo la ricetta tradizionale. Noi abbiamo fatto anche scorta di grissini e biscotti per la colazione.

Il villaggio Leumann di Collegno, alle porte di Torino

Il nostro giro nel mondo operaio è iniziato proprio dal villaggio Leumann, un quartiere operaio del comune di Collegno, alle porte di Torino, costruito alla fine dell’Ottocento per volere di Napoleone Leumann, importante imprenditore tessile di origine svizzera.

Le villette per gli operai e gli impiegati sono costruite in mattoni con due piani fuori terra e orto-giardino, e sono rimaste così fino ad oggi.

Ecco la nostra gita al Villaggio Leumann

 

Il villaggio operaio di Crespi d’Adda, a Bergamo

In Lombardia si può visitare il villaggio operaio meglio conservato d’Europa, stiamo parlando di Crespi D’Adda, riconosciuto, nel 1995, Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco ed, oggi, vero e proprio museo a cielo aperto. Che ne dite di una gita a Crespi D’Adda con i bambini, tra passato e presente?villaggio operaio Crespi D'adda

Fondato nel 1877 da Cristoforo Crespi accanto alla sua industria tessile, Crespi d’Adda è un luogo davvero particolare, perfetto per una tranquilla gita in famiglia.

villaggio operaio Crespi D'adda
Il villaggio è stato riconosciuto dall’UNESCO come sito di valore universale, perché si tratta di un eccezionale esempio dei villaggi operai che nacquero tra il XIX e il XX secolo in Europa e nel Nord America, come espressione della filosofia di alcuni industriali illuminati, desiderosi di soddisfare le necessità dei propri lavoratori.

 

Villaggio operaio di Milano, in via Lincoln

 

Il quartiere operiao in via Lincoln è tra i più fotografati di Milano, per le sue case colorate: c’è chi lo chiama “Quartiere arcobaleno” o la “Notting Hill italiana”. Siamo a due passi da Corso XXII Marzo e da piazza Cinque giornate.

villaggio operaio via lincoln

Il quartiere operaio di via Lincoln è una dedalo  di villette a due piani dalle  tonalità pastello e con giardini curatisismi e ecorazioni floreali sulle cancellate, le stradine strette che non lasciano spazio alle auto in sosta ne fanno un vero villaggio, isolato e silenzioso.

Queste villette  vennero progettate nell’Ottocento da una cooperativa edilizia per gli operai che lavoravano per realizzare la ferrovia. L’intenzione era quella di realizzare case semplici e a prezzi accessibili. Nel 1800 qui sorgeva la stazione di Porta Tosa, capolinea della ferrovia per Treviglio e primo tratto lombardo della linea ferdinandea per Venezia. Sarà per questo che i colori delle case ricordano quelli di Burano?

La Società Edificatrice Abitazioni Operaie, Seao, esiste tuttora e realizzò  la “Città Ideale” di Porta Vittoria.

case arcobaleno Milano

A quei tempi non esistevano le “case popolari” come le conosciamo noi  e le cooperative edilizie erano l’unica soluzione abitativa a buon mercato rispetto agli affitti liberi: la somma degli affitti pagati da un certo numero di operai poteva costituire un capitale per edificare case a buon mercato. Oggi le case del villaggio operaio di Milano, in via Lincoln  (a dieci minuti dal Duomo, spaziose e con giardino), sono super escusive.

 

  • Per arrivare potete  usare il tram 9 e 19 fermata diviale Premuda:  le linee 12, 27 e 73 a corso XXII Marzo; gli autobus 54 e 61, che fermano in piazza Risorgimento.

Testaccio, il quartiere operaio di Roma

A Roma se si vuole respirare aria “operaia” bisogna andare al Testaccio, l’ultimo rione di Roma, istituito nel 1921, ed il primo quartiere operaio della Capitale, pianificato nel 1873. Nato dall’esigenza di ospitare i lavoratori del mattatoio e del vicino polo industriale dell’Ostiense.

In queste strade in periodi differenti hanno vissuto Maria Montessori, Elsa Morante e Gabriella Ferri. Potete fare una passeggiata partendo da via G. B. Bodoni, proseguendo via Amerigo Vespucci e arrivando a via Marmorata, dove Maria Montessori ha inaugurato il modello educativo delle “Case dei Bambini”.

Potete visitare i luoghi del romanzo “La storia” di Elsa Morante – in parte ambientato a Testaccio – e arrivare a piazza Santa Maria Liberatrice dove c’è la targa dedicata a Gabriella Ferri con alcuni testi delle sue canzoni della cultura popolare romana.

Il quartiere operaio della Bolognina, a Bologna

A Bologna c’è tanto da vedere, però se avete un pomeriggio libero può essere divertente fare una passeggiata nel quartiere operaio della Bolognina: oggi si respira un’aria multiculturale, frizzante e carica di storia. Qui ci fu la “Svolta della Bolognina”, che trasformò per sempre lo storico Partito Comunista Italiano: il 12 novembre 1989 Achille Occhetto annunciò lo scioglimento del Pci.

ponte stalingrado Bologna
Si trova nell’immediata periferia nord, alle spalle della stazione di Bologna. Usciti dalla stazione, se proseguile per via indipendenza arrivate in piazza Maggiore, invece se andate esattamente nella direzione opposta e attraversate il ponte si Stalingrato, arrivate in piazza dell’Unità e alla Bolognina.

Il quartiere nasce in seguito al Piano Regolatore del 1889, e si sviluppa come un quartiere operaio e manifatturiero, grazie soprattutto alla vicinanza con la stazione e la linea ferroviaria.

Già sul ponte i bambini si divertiranno a vedere i colorati murales: il ponte di Stalingrado nel 2018, infatti, è stato trasformato da anonimo viadotto di periferia a una galleria di street art grazie a volontari e artisti internazionali come Blu, Daim e Eron.

Per i bolognesi la Bolognina è il quartiere dei locali e delle botteghe vintage con le vecchie insegne e i mattoni rossi.
Imperdibile il Mercato Albani, dove fare la spesa e dove si organizzano tante attività proprio per bambini e famiglie (e non solo) grazie all’associazione culturale Serendippo ,al Quartiere Navile e ai commercianti del Mercato. Il Mercato degli Albani è laboratorio artistico, un “contenitore” culturale e artistico.

bolognina

All’interno degli ampi spazi dell’Ex Magazzino ATC della Bolognina c’è anche il Museo per la memoria di Ustica, con i resti della tragedia del Dc 9 precipitato misteriosamente a Ustica. Attorno al relitto è stata allestita un’installazione di Christian Boltanski composta da 81 luci e 81 specchi in memoria delle 81 vittime della strage.

Se amate la bici potete fare anche un giro lungo il Parco Lineare, una rete di percorsi ciclabili attrezzati e verdi che collegano fra loro gli spazi e le attrezzature pubbliche del quartiere.

E ultimo, ma non per importanza, alla Bolognina è nato e si trova anche il primo teatro di proprietà pubblica italiano destinato ad un pubblico di bambini e adolescenti: il Teatro Testoni. Gli spettacoli sono destinati alle scuole durante i giorni feriali, mentre nel fine settimana sono aperti al pubblico. Oltre alle recite, il teatro ospita spesso laboratori di recitazione e mostre d’arte rivolte espressamente al pubblico più giovane.

 Il quartiere operaio di Schio in Veneto

Come in Campania Re Ferdinando di Borbone creò il quartiere per gli operai della seta, in Veneto ad inizio ‘800 Andrea Rossi ideò e costruì un quartiere per gli operai della lana. È il villaggio operaio di Schio, in provincia di Vicenza.
Il quartiere fu costruito per gli operai Lanerossi, su progetto Antonio Caregaro Negrin, tra gli anni 1872 e il 1890 periodo d’oro della fabbrica Scledense. A parte le lussuose ville dei funzionari, con giardino, che attirano subito l’attenzione, imperdibili le casette retrò.

villaggio operaio Schio

Il quartiere operaio di Schio prevede, infatti, quattro classi di abitazioni: quelle di prima classe erano realizzate per i dirigenti e i tecnici. Le case di seconda classe sono abitazioni unifamiliari circondate da giardino; quelle di terza e quarta classe invece erano destinate agli operai (quelli che arrivavano dalle campagne) e sono nella parte più interna del quartiere. E pensate erano previste anche case bifamiliari per i pensionati.

 

Il villaggio anni ’30 di Torviscosa (Udine)

Torviscosa, cittadina in provincia di Udine, è una vera company town: una cittadina  nata in funzione della produzione di cellulosa a scala industriale (SNIA Viscosa) . Un gioiello dalle linee metafisiche della nostra archeologia industriale.

Costruita tra il 1937 e il 1942  Torviscosa è caratterizzate da architettura fascista. La grande piazza di ingresso , disegnato da Giuseppe De Min nel 1937, è dominata per metà dagli edifici connessi all’attività industriale e dal grande edificio di rappresentanza del CID (Centro Informazione Documentazione), costruito dalla SNIA agli inizi degli anni Sessanta come biglietto da visita della città industriale e luogo di ricevimento delle delegazioni straniere. Utilizzato fino alla fine degli anni Settanta per ospitare la biblioteca tecnica aziendale, è stato recentemente restaurato e riaperto come sede espositiva. Accanto al CID si innalza la torre panoramica, alla cui sommità si apre un vano quadrangolare con funzione di belvedere, un tempo salottino per gli alti dirigenti della SNIA che qui accoglievano gli ospiti per offrire loro un punto privilegiato d’osservazione sulla città e l’intero territorio circostante. L’altra metà della piazza, a ovest, è invece una spazio sociale, con il teatro e l’edificio del dopolavoro ristoro. Il piazzale, oggi dedicato a Franco Marinotti, fondatore della città e all’epoca amministratore delegato e poi presidente della SNIA, si chiamava in origine “piazza dell’Autarchia”, per sottolineare che l’intero insediamento industriale e urbanistico era stato pensato in funzione del modello economico del regime.

Accanto allo stabilimento, architetti e ingegneri disegnarono e fecero costruire la nuova città, il villaggio operaio, immaginato per ospitare fino a 20.000 persone e organizzato per aree funzionali. La struttura originaria non ha subito modifiche sostanziali e ancora oggi sono quindi riconoscibili il villaggio operaio, le case per i tecnici, le ville dei dirigenti, gli spazi del lavoro e quelli per il tempo libero e lo sport. Il fulcro della vita pubblica era rappresentato dalla piazza “Impero” (oggi piazza del Popolo). Progettata dall’architetto Giuseppe De Min nel 1940 secondo il gusto architettonico dell’epoca che si ispirava alle piazze metafisiche di Giorgio De Chirico, è dominata dall’edificio del Comune caratterizzato dalla torre dell’arengario e dal suo balcone.

Poco lontano, il villaggio operaio è costituito da due gruppi di case di diversa tipologia. Al primo gruppo appartengono le case chiamate “colombaie” per le loro caratteristiche architettoniche che ricordano le casette per i colombi. Questo gruppo di abitazioni, costruito a partire dal 1943 ma completato solo negli anni Sessanta, è composto da dieci blocchi di case a schiera disposti a coppie secondo l’asse est – ovest. Ogni blocco si compone di cinque alloggi. I prospetti principali sono caratterizzati dagli archi che segnano l’ingresso alle singole abitazioni, mentre i prospetti posti a sud presentano grandi arcate a doppia altezza, una sorta di brise soleil per il lato più esposto al sole. Il secondo gruppo, chiamato “case gialle”, è stato realizzato tra il 1941 e il 1944. È formato da 12 blocchi di edifici in linea disposti parallelamente su quattro file orientate nord – sud. I prospetti sono scanditi dalla modularità delle finestre e nell’insieme queste case risultano più modeste delle colombaie ( * fonte archeologiaindustriale.net)

  • Tutte le info qui ( ci sono anche delle aprti della città da scaricarev e colorare) o ascoltare l’ audioguida:
  • Per richiedere una visita, scrivi a protorviscosa@gmail.com

 

I villaggi operai sono veri musei di storia a cielo aperto. Non ci sono guide e didascalie, per visitarli, ma a volte basta passeggiare e lasciarsi trasportare dalle emozioni in un viaggio nel tempo.

 

Se conoscete altri villaggi operai in Italia segnalateceli, siamo super curiosi di guardare le nostre città con occhi diversi, insieme ai nostri bambini.

 

Una passeggiata in un villaggio operaio può essere considerata come una visita a un museo all’aperto,
avete visto quanti ne abbiamo in Italia?

 

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