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Abbiamo scoperto La Bursh: un rifugio segreto nella Valle Cervo dove tutto trova il suo posto

Una vecchia stazione di posta, dove i viaggiatori si fermavano a riposare, le membra, la schiena, ma anche i pensieri. Non so perché ma è la prima cosa che abbiamo pensato arrivando a La Bursch, country house in Valle Cervo.  Abbiamo lasciato Torino e ci siamo diretti verso Biella, autostrada, statale e poi una sottile ma dolce strada di montagna e siamo arrivati a Campiglia Cervo, tra le Alpi biellesi, con le punte delle montagne già innevate. Un’ora e mezza di viaggio verso una casa-rifugio. La stessa distanza da Milano. Perché rifugio? Perché una volta entrare a La Bursch è come entrare in un piccolo mondo autonomo, un mondo di mezzo.

Di una cosa siamo certi: chi arriva alla Bursch non arriva per caso e soprattutto quando va via, se aveva qualcosa di rotto, in sospeso, lasciato a metà, lo ha risolto, ritrovato, aggiustato.



All’ingresso trovate vecchie valigie e una mappa: davvero è qui che inizia il viaggio. Una soglia simbolica che dice subito al visitatore che sta entrando in un altro tempo. E nella casa vivono anche tre gatti sornioni e osservatori: Roger, Mimmi e un terzo senza nome, che ognuno chiama un po’ come vuole. Silenziosi e presenti, sembrano custodi del luogo.

La storia de la Bursch

La bursch country house Valle Cervo Quando entriamo nella nostra stanza troviamo una lettera poggiata sul letto. È di Barbara Varese, la proprietaria che ci accoglie:

“Sono felice di accogliervi nella mia casa, La Bursch come la chiamano in Walser, l’antico dialetto di questi luoghi: la tana, il luogo dove trovare protezione. La Bursch, il mio progetto del cuore, è la casa dei miei nonni e il luogo a cui ho deciso di ridare vita, nel 2019, attraverso un intervento di restauro conservativo. Spero tanto che qui potrete sentirvi coccolati, liberi e, soprattutto, a vostro agio, come se questa fosse casa vostra. Perché, come in ciascuna delle nostre case, non è forse tutto perfetto ma ci sono amore, fatica, ricordi, sogni.”

La famiglia e l’origine del progetto

La famiglia è originaria di Genova, questa casa settecentesca appartiene ai nonni di Barbara. Il padre ama questa casa, collezionista seriale, la riempie di oggetti: molti sono anche ricordi di viaggio degli scalpellini della zona, che per mesi, a volte anni, lasciavano le famiglie per andare a lavorare nel Nord Europa o in Africa e quando tornavano portavano oggetti di luoghi lontani.

Barbara però non amava questa casa “vecchia” e quando il padre muore la abbandona. Lei vive a Milano e ha un lavoro molto impegnativo, non ha tempo di occuparsi della casa. Ma quando le figlie, Giorgia ed Eleonora  diventano più grandi cercano un luogo dove trascorrere il weekend con gli amici. La Valle Cervo è vicina da Milano: iniziano ad andare alla casa del nonno con i sacchi a pelo e la amano da subito. Ogni weekend diventa una scoperta.

Barbara si chiede: perché tutti amano tanto questa casa? Decide di tornarci anche lei e pian piano inizia ada amrla anche lei, a ritrovare i lsuo passatp, il “gusto del buono” e l’amore dei nonni nel prendersi cura delel cose e sistema La Bursh.

Il restauro

Il restauro conservativo avviato nel 2018 segue i canoni delle antiche tecniche locali: muri in pietra di sienite, strutture portanti in legno e finiture che dialogano con il tempo. Lo scheletro della casa è del Settecento e molte soluzioni architettoniche originali sono state mantenute: soffitti, affreschi, parti di pavimenti storici e persino tratti dell’antico impianto elettrico, lasciati come testimonianza visibile del passaggio del tempo.

Ogni intervento è pensato per integrare l’efficienza moderna senza alterare l’identità storica: isolamenti nascosti, infissi su misura, impianti discreti che rispettano la fisionomia del borgo. La scelta dei materiali recupera elementi originali, utilizza pietre e legni del territorio e coinvolge artigiani locali.

All’inizio Barbara organizza eventi aziendali: il primo catering è fatto dalla governante e dalle vicine di casa. Poi la casa nel 2019 prende forma e diventa una country house con 17 camere e un ristorante con una stella Michelin.

Come vivere l’esperienza alla Bursch

Noi a La Bursch abbiamo organizzato una fuga natalizia (atmosfera unica) mamma-figlia, ma può essere una meta per un weekend di famiglia o con più famiglie di amici, per un anniversario romantico, per una fuga dalla città.

La scelta della stanza

Noi abbiamo scelto la stanza Antartide, piccola, con un albero dentro e a tema Natale, perfetta con gli addobbi della casa nel mese di dicembre.

Ma davvero l’esperienza alla Bursch inizia dalla scelta della stanza. Troverete la stanza Africa con una vasca accanto al letto, l’America, enorme suite di oltre cento metri quadri,  Europa e poi le stanze dei Pianeti, Giove e Marte, con soffitti affrescati, e bagni bellissimi, sempre con grande attenzione alle vasche da bagno, spesso con finestre o terrazzi direttamente dal bagno.

Le stanze comuni

E poi ci sono le stanze comuni: la stanza delle farfalle, la stanzetta del camino Cervo con i giochi da tavolo, la stanza della musica, la stanza del biliardo con il bar. degl ianni Trenta.

“Vi imbatterete perdendovi, nelle tante stanze, nei mille oggetti che sono stati raccolti dai miei nonni e dai miei genitori dall’inizio del secolo scorso. Sono lì uno accanto all’altro, per trattenere memorie di tante emozioni e viaggi nel mondo…”, scrive Barbara nella lettera ai suoi ospiti.

Il giardino

E poi c’è il giardino con le altalene, il biolago, lo St-Orto, l’orto un po’ storto da cui la cucina prende le verdure, i grandi divani e le montagne a fare da protezione. Si può passeggiare, leggere, giocare, fare il bagno o semplicemente non fare niente.

La cena a la Bursch: percorsi di gusto

I tavoli  della sala ristorante si snodano tra la Cucina Antica con il putagè, la Sala Amicizia dai colori caleidoscopici, il Salotto e il Tavolo Cristallo. Noi abbiamo cenato al tavolo nella cucina settecentesca.

Erika, la chef, propone tre percorsi: Ti fidi di me (esplora, assaggia, divertiti); La necessità aguzza l’ingegno (menù vegetariano con prodotti di stagione); Un viaggio in continua evoluzione.

La nostra cena invernale inizia con burro d’alpeggio mantecato una notte e aromatizzato con fiori di camomilla e pane cotto al forno ai semi, prosegue con un brodo in tazza e pepe di Sichuan. Abbiamo provato i primi due menù: conchiglie aglio e olio con mirtilli e ruta, cacio e pepe con limone fermentato, bagnetto verde con salmone e autorizzazione alla scarpetta. Tra i secondi, scenografica e buonissima la patata al cartoccio cotta sotto la cenere e il filetto alla Wellington. Superlativi i dolci: la torta alle nocciole a forma di ginger man e il lievitato agli agrumi con zabaione caldo.

A fine cena incontriamo la chef Erika Gotta, Miglior Chef Under 35 d’Italia e Stella Verde Michelin 2026. Racconta: “Tutto quello che so me lo ha insegnato mio padre… amore, pazienza, scelta degli ingredienti”.

Anche la colazione è curata: pasta di melighe, torcetti, nocciole, yogurt di valle e succhi freschi.

La Bursch è una grande famiglia

La Burcsh è una famiglia, magari non di sangue ma per scelta, ognuno con le proprie caratteristiche: Andrea, il direttore e maestro di dedizione; Erika, la Chef, fantasiosa artista; Marianna, che trovate al ricevimento, Walser Doc; Manola, storica maestra della casa; Angelo, giardiniere e accarezzatore del prato; Cécile, note douce recrue belge… e Davide, Roberto, Maddalena, Mariagiulia, Linda, Debora, Qeti

E poi c’è Barbara, una mamma, una moglie, una donna che ha affrontato il suo passato proprio qui, che ha desiderato tanto poter creare un luogo in cui sentire il “gusto del buono”, del prendersi cura… come i suoi nonni le hanno insegnato a fare.

Noi siamo state accolte da Mariagiulia, che studia a Milano ma è nata e cresciuta in queste valli, “Siamo una bella squadra, giovane, ci aiutiamo e ci vogliamo molto bene, perchè qui si sta bene e forse viene più facile”. Abbiamo incontrato Angelo, il giardiniere, che ci ha accompagnate nell’orto e nei giardini e ci ha raccontato come ha costruito le panchine della chiesetta dei ciliegi, un intreccio naturale di rami. Ci siamo sentite anche noi parte di questa grande famiglia.

La Bursch per le famiglie

La Bursch è una country house, non un family hotel, ma nel bagno comune trovate il fasciatoio e potete chiedere culla e lettini per i bambini. Il menù di Erika ha sapori delicati e genuini, perfetti anche per i piccolissimi. Questo è un luogo sicuro e protetto, dove i bimbi possono giocare, esplorare, muoversi liberamente. La loro curiosità sarà continuamente solleticata da oggetti (ci sono sedie da barbiere, poltroncine minuscole sopra una credenza, carillon, strumenti musicali, maschere africane, soldatini di piombo…).

Il segreto de La Bursch

La Bursch valle cervo BiellaPerché venire alla Bursch? Qui non si arriva per caso: si sceglie di venire. Il segreto è viverla, muoversi nei vari ambienti, scoprire i mille oggetti conservati, cercare storie, inventarne di proprie. È un posto dove stare bene con se stessi, cosa sempre più difficile oggi.

Eventi a La Bursch

La Bursch organizza periodicamente eventi: pranzo di Natale, cenone di Capodanno, mercatino di Natale, incontri stagionali.

Cosa vedere nei dintorni della Bursch

E come dicevamo al’inizio la Bursch è unja stazione di posta, un punto di partenza per esplorare il territorio:

  • Oasi Zegna, il Cammino di Ermenegildo, il Bosco del Sorriso, la Strada Panoramica,
  • Parco Burcina,
  • le riserve naturali della Baraggia e della Bassa,
  • il Ricetto di Candelo, No isiamo andati a vedere il Borgo di Babbo Natale.
  • il Santuario di Oropa,
  • la collina della Serra e il lago di Viverone.
  • Tra i borghi, Rosazza, uno dei più belli e misteriosi d’Italia. Per i più piccoli (e non solo) anche il Parco Avventura di Veglio e Oropa.

INFO PRATICHE

La Bursch – Country House, Campiglia Cervo (Biella), Piemonte.
1h30 da Torino, 1h30 da Milano.

Camere
17 camere diverse una dall’altra, molte con vasca panoramica.

Ristorante
Cucina della chef Erika Gotta, Stella Verde Michelin 2026, tre percorsi degustazione.

SITO QUI – PRENOTA QUI

 

 

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Cristina e Francesco sono genitori napoletani e giornalisti. Con Viaggiapiccoli esplorano ogni settimana musei, quartieri e sentieri “kid-friendly”, pubblicando guide pratiche testate sul campo. Credono nelle mappe e nelle storie che fanno innamorare i bambini della città.
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Chi siamo

Eravamo in due, Francesco e Cristina, improvvisamente ci siamo trovati in quattro, quando nel 2012 sono nati Enrico e Giulia. Abbiamo capito che le nostre vite sarebbero cambiate, ma non volevamo rinunciare alla nostra passione: VIAGGIARE. Grazie ai nostri “piccoli” abbiamo capito che esiste sempre un viaggio giusto.

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Elena Marcon, amante del buon cibo e del buon vino. Mamma di Arturo e organizzatrice seriale di gite in Piemonte e viaggi in tutto il mondo
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