Al nostro quarto giorno in Thailandia siamo andati a vedere un santuario degli elefanti. È stato difficilissimo trovare quello giusto, perché in rete le informazioni non sono chiare. Noi cercavamo un centro etico, che non sfruttasse gli animali, ma dopo l’esperienza al villaggio delle donne giraffa, abbiamo capito che dovevamo stare attentissimi. Perciò ci siamo documentati e la prima cosa che abbiamo capito è che in Thailandia ci sono tre modi per vedere gli elefanti: in centri super turistici, in centri etici, che alla base hanno il recupero di animali feriti o abusati, e centri hands off. Abbiamo scelto il nostro santuario degli elefanti Hands off a Chiang Mai. E vi spieghiamo perché e la nostra esperienza.
Cosa sono i santuari degli elefanti in Thailandia
Partiamo dalle differenze, perché nessuno te le spiega chiaramente. Per ricostruirle abbiamo dovuto fare un collage tra vari siti.
prenota
Se stai programmando una vacanza a Chiang mai, cerca subito le migliori offerte dove dormire
-
Centri super turistici
Sono i posti più diffusi e, purtroppo, ancora molto frequentati.
Qui gli elefanti vengono sfruttati come attrazioni: si può cavalcarli, fanno spettacoli, dipingono, giocano a calcio o fanno il bagno con i turisti.
Dietro queste attività c’è quasi sempre un addestramento forzato, fatto di sofferenze e privazioni.
Sono luoghi da evitare, perché antepongono l’intrattenimento al benessere dell’animale.
-
Santuari degli elefanti etici
Sono rifugi o santuari, nati per recuperare elefanti feriti, malati o sottratti al lavoro nei campi da legname o nei circhi turistici.
Gli elefanti vengono curati e vivono in spazi più ampi e sicuri.
Ma i visitatori possono accarezzarli, nutrirli o aiutarli a fare il bagno, anche se sempre sotto la supervisione del personale.
Sono una via di mezzo: etici rispetto al turismo classico.
-
Centri hands off
Rappresentano la forma più avanzata e rispettosa di turismo responsabile.
Qui non si tocca, non si monta e non si fa il bagno con gli elefanti.
Il visitatore ha solo il privilegio di osservarli da vicino, mentre vivono liberi: mangiano, giocano, socializzano.
Le attività proposte sono educative (preparare il cibo, imparare dai mahout, workshop di cucina o ecologia), ma l’interazione con l’animale non è mai forzata.
È l’opzione migliore per chi vuole un’esperienza autentica e rispettosa, soprattutto da raccontare a famiglie e bambini.
Fatta questa distinzione abbiamo cercato il miglior santuario degli elefanti Hands off a Chiang Mai.
Il miglior santuario degli elefanti Hands off a Chiang Mai per famiglie
Nella zona di Chiang Mai abbiamo trovato tre santuari per elefanti hands off. E ne abbiamo analizzato pro e contro.
Elephant Nature Park (ENP)
Politica con gli elefanti: no cavalcate, no bagni turistici; alcune attività includono ancora l’alimentazione supervisionata.
Durata & Prezzo: mezza giornata da circa 2.500 THB per adulto e 1.250 THB per bambino sotto i 12 anni. Possibilità di pernottare.
Distanza da Chiang Mai: 65 km, circa 90 minuti di viaggio. Transfer incluso.
Note per famiglie: è il più grande e conosciuto. Ha una struttura molto grande, ben organizzata e con ottimi servizi. Adatta a tutte le età, ma meno “intima” rispetto ad altri centri.
ChangChill
Politica con gli elefanti: hands-off totale, quindi niente tocco, niente bagni e niente alimentazione. Solo osservazione e spiegazioni da parte dei mahout.
Durata & Prezzo: mezza giornata da 1.900 THB, giornata intera 2.500 THB. Bambini 3–10 anni tariffa ridotta, sotto i 3 anni gratis. Transfer incluso.
Distanza da Chiang Mai: 60–90 minuti, nella zona di Mae Wang.
Note per famiglie: atmosfera calma, piccoli gruppi. Ideale con bambini dai 5 anni in su, che riescono a seguire spiegazioni e tempi più lenti.
BEES (Burm & Emily’s Elephant Sanctuary)
Politica con gli elefanti: hands-off rigoroso, concepito come una “pensione per elefanti”. Non sono previste visite giornaliere, solo soggiorni prolungati.
Durata & Prezzo: programmi di almeno 2 giorni/1 notte, prezzi su richiesta.
Distanza da Chiang Mai: Mae Chaem, vicino al Parco Nazionale di Doi Inthanon, circa 3–3,5 ore di viaggio. Transfer incluso.
Note per famiglie: non accetta bambini sotto i 10 anni. Esperienza intensa e molto educativa, ma con sistemazioni semplici, quindi adatta a famiglie con ragazzi più grandi.
Big Boy Elephant Sanctuary
Politica con gli elefanti: hands-off con filosofia “no control”: niente tocco, niente alimentazione diretta, solo osservazione libera.
Durata & Prezzo: mezza giornata o giornata intera, da circa 2.000 THB. Prezzo leggermente più basso se si arriva con la propria auto.
Distanza da Chiang Mai: verso Doi Inthanon, circa 90 minuti di viaggio.
Note per famiglie: esperienza immersiva, osservazione ravvicinata ma rispettosa. Buona soluzione per famiglie anche con bambini piccoli.
Abbiamo scelto il Big Boy, perchè cercando in rete abbiamo scoperto che aveva aperto da poco (circa tre mesi) ed era poco conosciuto e ci piaceva l’idea di sostenerlo. Ma l’esperienza, ci è piaciuta? Sì. Non abbiamo toccato gli elefanti, non abbiamo fatto il bagno con loro, ma li abbiamo guardati negli occhi, abbiamo ascoltato le loro storie e in qualche modo “abbiamo pranzato con loro” come tra amici, tra pari. Come? Ecco il racconto della nostra esperienza in un santuario degli elefanti Hands off a Chiang Mai.
Consiglio
Se viaggi all’estero e hai bisogno di una Esim virtuale. Scopri qui i piani Holafly per la tua prossima destinazione, con il codice ” VIAGGIAPICCOLI” avrai uno sconto del 5%
La nostra giornata a un santuario degli elefanti Hands off a Chiang Mai
Abbiamo fatto la prenotazione al Big Boy Elephant Sanctuary online (trovate tutte le info sul sito ufficiale) un mese fa, dopo qualche minuto ci è arrivato un messaggio WhatsApp sul cellulare che ci chiedeva la posizione dove il furgone ci doveva venire a prendere. Ci siamo messi d’accordo sui dettagli per il 27 agosto alle sette del mattino.
Il centeo è a circa un’ora e mezza dal centro di Chiang Mai, ma ti vengono a prendere (compreso nel prezzo) in albergo.
Il transfer è arrivato puntualissimo, all’interno c’era una giovane coppia di turisti spagnoli. L’autista ci ha chiesto i numeri dei passaporti ed è partito. Ha fatto una prima fermata per comprare gli ingredienti del pad thai e una seconda per una sosta bagno e caffè. Poi, per un’ora, ha guidato inerpicandosi sulla montagna, nel Parco Nazionale di Doi Inthanon (Indicazioni stradali qui).
Mister Su e la storia del centro
Siamo arrivati circa verso le nove e ci ha accolto Mister Su (ci ha spiegato che quando i thailandesi vogliono tradurre il loro nome per gli occidentali scelgono solo una lettera o una sillaba, nomi facili da ricordare, perciò lui è semplicemente Mr Su). Mr Su ci ha accompagnato sotto una grande tettoia e ci ha raccontato la sua storia e quella del centro.
Lui non è thailandese, è di origine Karen – la tribù delle donne giraffa – e abbiamo pensato che il destino volesse risarcire la nostra buona fede.
“Quando avevo dieci anni dei volontari vennero nel mio villaggio e dissero ai miei genitori che avrebbero pagato i miei studi anche in Inghilterra o in America. La mia famiglia accettò e anch’io, ma misi una sola condizione: non volevo lasciare la mia terra, non volevo prendere aerei. Ero un ragazzo delle montagne, non mi piacciono gli aerei. Così andai a studiare a Chiang Mai con insegnanti europei, imparai il Thai e l’inglese e ho molti amici sparsi per il mondo, ma sono sempre rimasto legato al mio villaggio e alla mia tribù”, racconta.
“Non molto tempo fa quando il capo villaggio, Mister K, venne a sapere che c’era stato un terribile incidente stradale e un camion con un elefante si era ribaltato, chiamò tutti noi ragazzi per andare a salvare l’elefante- continua- Lo portammo qui. Era Big Boy, un elefante che per tutta la vita aveva trasportato tronchi, poi si era ammalato e a causa di un’infezione aveva perso le zanne.
Il suo proprietario, nonostante Big Boy fosse malato, lo voleva portare in città, perché erano gli anni dopo il Covid e in Thailandia stavano arrivando moltissimi turisti. Ma durante il trasporto l’auto si ribaltò e tutti volevano abbattere Big Boy. Il mio capo villaggio invece decise di salvarlo e lo portò qui nelle montagne.
Lo abbiamo curato, anche se purtroppo ha perso un occhio nell’incidente”.
Big Boy (in foto) è stato il primo. Da lì è nata l’idea di aprire un santuario degli elefanti hands off a Chiang Mai..
“Io qui sono l’unico che parla inglese, gli altri ragazzi parlano i dialetti locali, molti neanche il Thai. Dopo Big Boy, che ha 65 anni, sono arrivate altre tre elefantesse, tutte donne di 45, 47 e 50 anni. Due sono state salvate dai turisti che le cavalcavano e una dal trasporto dei tronchi, proprio come Big Boy.”
La filosofia del Big Boy Elephant Sanctuary
Su ci spiega che il centro non è vicino alla città, ma qui vivono liberi. Hanno tutti dei “documenti” e gli hanno messo un campanello al collo perché spesso, camminando, si allontanano troppo e qualche volta devastano i campi di riso. Quindi bisogna tenerli sotto controllo, perché non facciano danni.
Ogni elefante ha un mahout di riferimento e riconosce solo lui: è un rapporto uno a uno. Poi ci spiega la filosofia del centro hands off e ci fa vedere video di come molti altri centri usano gli elefanti.
“Qui li osserverete, li vedrete socializzare, bere, mangiare, fare cacca e pipì, ma la nostra priorità è il benessere dell’elefante. Per voi abbiamo organizzato una cooking class di pad thai e ci aiuterete anche a preparare il pranzo per gli elefanti… insomma, faremo lavorare voi”, ride Mister Su.
Come si svolge la giornata?
Prepariamo il pranzo e le medicine naturali per gli elefanti
Dopo i racconti sulla sua vita e sul santuario, Mister Su ci porta a tagliare la canna da zucchero e ci spiega: “A loro piace molto perché è dolce, ma non ne possono mangiare troppa. Mangiano soprattutto bambù”. Tagliamo la canna da zucchero anche con i bambini e la sistemiamo nelle ceste.
Poi ci spostiamo su un grande tavolo e prepariamo quelle che Mister Su chiama “le medicine della foresta”: una palla di sale, tamarindo, corteccia e banane, che aiuta gli elefanti a stare bene. “Il pericolo più grande è quando non fanno cacca, allora ci allarmiamo – dice Su – e chiamiamo i veterinari dalla città. Ma per mantenerli in salute ogni giorno gli diamo medicine naturali”.
L’incontro con gli elefanti
Per preparare cibo e vitamine passano circa 45 minuti. Sono le 10.30 ed è arrivato il grande momento: andiamo a incontrare gli animali, che abbiamo sbirciato fino ad ora – con molta curiosità – in un grande spazio alle nostre spalle.
Accompagnati da Mister Su e dai mahout, andiamo incontro agli elefanti e… da molto, molto vicino li osserviamo mentre mangiano il pranzo preparato da noi.
Rimaniamo con gli elefanti circa un’ora. La nostra preferita è Bunmii, 45 anni, con lunghe ciglia e una pelle grinzosa. “Avrebbe bisogno di una bella skin care”, è il commento di nostra figlia.
Ma anche Big Boy è tenerissimo: a un certo punto si vuole grattare la schiena e quasi sradica un albero. Due elefantesse condividono il cibo. Tutti, dopo pranzo, vanno al fiume a bere; uno però ha ancora fame e strappa un intero ramo da un albero.
E noi lì, piccoli, in silenzio, a osservare, a far parte di una loro giornata.
Cooking class di Pad Thai
A un certo punto comincia a piovere: noi saremmo rimasti, ma era arrivato anche il tempo del nostro pranzo. Torniamo nella zona degli umani e con noodles, salsa di tamarindo, tofu giallo, radice dolce, germogli di soia, cipolla e verdura, sotto lo sguardo attento di Mister Su, cuciniamo il nostro pad thai. È un piatto profumato e velocissimo da preparare.
A pranzo con gli elefanti
Francesco prende le redini (ama la cucina thai), ma ognuno di noi collabora versando un ingrediente. Pronto il pad thai, ci sistemiamo a mangiarlo seduti per terra, su un tatami di legno, a tu per tu con gli elefanti.
Non immaginate l’emozione. Vi siete mai seduti a tavola con un elefante?
Pranziamo con calma, anche con anguria e ananas (buonissime), e prendiamo il caffè con gli elefanti. Intorno alle 13.30, con calma, Mister Su ci saluta e ci chiede di lasciare una recensione su Google. Lo faremo, e speriamo che questo articolo sia letto da tante famiglie italiane, per aiutare lui e la sua tribù a portare avanti il centro.
In pulmino torniamo a Chiang Mai: un’ora e mezza di strada, in cui – cosa che non capita mai – abbiamo dormito tutti e quattro, felici e sereni, dopo una lunga mattinata ad alto contatto emotivo. Una delle più belle della nostra vita.
Santuari per gli elefanti Hands off, consigli per le famiglie
Età consigliata: adatto anche a bambini dai tre anni in su, i programmi sono brevi e non faticosi. Attenzione: l’ambiente è rustico, ci si sporca e ci sono moltissime mosche.
Durata: mezza giornata o giornata intera.
Prezzo: da circa 45 euro a persona; poco più basso se si arriva con la propria auto.
Cosa portare: scarpe comode, repellente per zanzare, poncho per la pioggia, vestiti tecnici che si lavano facilmente, un cambio completo.
Perché scegliere un centro hands off: è non solo etico ma autentico; qui il benessere degli elefanti viene prima di tutto e le emozioni sono in ogni caso fortissime. Lo abbiamo già detto, ma noi, la ricorderemo come una delle giornate più belle della nostra vita.
Ultime considerazioni sui santuari per elefanti
La nostra guida, Mister Su, ci ha raccontato che da sempre in Thailandia esistono due tipi di elefanti: quelli selvaggi, che vivono nelle foreste, e quelli domestici.
“Esistono tre generazioni di animali domestici: la prima serviva per i trasporti e le guerre, la seconda per i lavori pesanti, la terza è servita per assecondare i turisti”. Ha fatto una pausa, poi ha aggiunto: “Vogliamo provare a creare una nuova generazione, in cui gli elefanti domestici tornano liberi. Ma ci vorrà del tempo”.
Su e la sua tribù ce la stanno mettendo tutta, ma anche noi turisti possiamo aiutare a costruire questa nuova generazione libera.