Trekking con i bambini in montagna: un’impresa titanica? No, anzi, i bambini sono instancabili se si divertono e, per esperienza, alla fine, camminano il doppio di noi adulti, tra salti e corse avanti e indietro. Ma si sono piccoli segreti:
Parto da una foto che con il trekking e le lunghe camminate in montagna centra poco. Vedete, qui sotto, me Giulia ed Enrico accoccolati su un tronco sulle rive di Laike Moraine in Canada? Adoro questa foto, peccato che per raggiungere quel tronco bisogna saltare su una decina di tronchi tagliati, alcuni stabili e alcuni (ma lo abbiamo scopeto dopo), no. La prima a finire in acqua con il piede destro sono stata io: ed è successo prima della foto. Dopo la foto Enrico ha messo il piede sinistro sul tronco sbagliato ed è finito con la gamba in acqua fino al ginocchio e Giulia che ci prendeva in giro è finita con tutti e due i piedi in acqua. A conti fatti, foto ricordo stupenda e quattro piedi bagnati. Ma, che c’entra con questo post: il Trekking: come scegliere le scarpe giuste?
Avete mai fatto campeggio in tenda? Se state pensando a un viaggio in tenda ed è la prima pima volta, avrete mille dubbi e molte esitazioni. Tranquilli, è normalissimo. Io e Francesco abbiamo 44 anni e ogni anno diciamo: “Siamo diventati troppo vecchi per il campeggio”.
Fare campeggio con i bambini è un’avventura meravigliosa, ma impegnativa, perciò bisogna essere preparati (Campeggio: tutto quello che dovete sapere) e avere l’attrezzatura giusta. Quest’anno siamo stati tre settimane in Canada, un viaggio on the road di 21 giorni con la metà dei pernottamenti in campeggio. La scelta della tenda era fondamentale, perché ci aspettavamo clima piuttosto freddo di notte. Abbiamo fatto un giro nei negozi di outdoor e uno screening su internet. Francesco, anche quando è stato in Africa da single, ha sempre usato la tenda Svalbard della Ferrino, e visto che in Canada c’è un clima continentale simile a quello dell’Africa meridionale in estate, temperato di giorno e freddo di notte, abbiamo deciso di fidarci della sua esperienza e di prendere l’evoluzione una tenda che sembra proprio una Svalbard, ma per famiglie. La nostra scelta è stata la tenda Lhotse 4 Ferrino: ottima per il campeggio in famiglia.
Tenda Lotse 4 Ferrino, il nostro test: lati positivi
Alle fine del viaggio di campeggio possiamo dirvi con cognizione di causa perché questa tenda ci è piaciuta ( il prezzo ).
In Canada, nel parco nazionale di Banff, contro ogni previsione la temperatura di notte è scesa sotto zero (ci aspettavamo tra i cinque e gli otto gradi), ma la tenda ci ha fornito un buon isolamento, e non siamo mai scesi sotto i quattro gradi. Altre notti è piovuto, anche forte, e l’interno della tenda è sempre rimasto asciutto.
Ecco tutti i lati positivi di questa tenda, secondo il nostro test:
i posti sono quattro e noi, due adulti con due bambini, ci siamo stati comodamente anche con i bagagli in tenda (due zaini grandi). Se si tratta di quattro adulti, c’è spazio comodo per i sacchi a pelo, ma non per quattro zaini;
l’altezza di un metro e 55 ti permette di stare in piedi, anche se un po’ piegati, i bambini invece stanno in piedi comodamente;
le quattro tasche doppie agli angoli sono comodissime;
comode anche le due entrate, entrambe con una zanzariera, per i ricircolo dell’aria;
utilissimo il gancio portalampada, avevamo l’illuminazione come in una stanza normale;
super comoda la retina porta oggetti da sospendere al centro della tenda, per sistemare maglie termiche o oggetti da prendere velocemente durante la notte (una novità, non l’avevamo mai vista in altre tende);
il montaggio è facile, il paletto corto è di colore diverso da quelli lunghi, questi ultimi si infilano in canaline che facilitano le operazioni (questo per dire un paio di novità) Due persone la riescono a montare in 5-10 minuti;
la sacca per conservarla è grande, non è di quelle che se non pieghi la tenda senza lasciare un cm cubico di aria non riesci ad infilarcela;
il telo di copertura, che isola la tenda da vento e umidità, aderisce bene al terreno se si usano tutti i picchetti in dotazione;
le sacche per i picchetti e i paletti sono comode e resistenti, era compito di Enrico sistemarli e a sette anni è riuscito sempre a richiuderle; il peso è molto contenuto per essere una tenda quattro posti.
Tenda Lhotse 4 Ferrino, il nostro test: cosa migliorare
Come avete capito siamo super contenti della nostra scelta. La nostra tenda Lhotse 4 è stata la perfetta compagna di viaggio, un porto sicuro e confortevole. In qualche aspetto, però, potrebbe essere migliorata;
le due verandine sono molto comode, ma qualche centimetro in più permetterebbe di togliersi le scarpe più agevolmente ed entrare velocemente in tenda;
la sacca porta tenda è grande e permette di inserire la tenda facilmente; però,se la tenda non è piegata bene si rischia, nel tirarla fuori, di rompere la sacca (con la sacca della vecchia Svalbard, di forma diversa, questo non può succedere);
La nostra tenda chiusa più volte e velocemente
il colore: confessiamo che arancione ci piace moltissimo, ma forse se ne potrebbe pensare una versione di colore più neutro per i posti più selvaggi come i parchi americani o africani, perché pare che i colori vivaci attirino gli animali curiosi come gli orsi.
Tenda Lhotse Ferrino: 4 stagioni
Uno dei grandi vantaggi di questa tenda è che si può usare sia d’estate che di inverno. D’inverno si chiude e si fissa al terreno e grazie al telo di copertura è davvero isolata da vento e umidità. D’estate si aprono zanzariere e finestrelle di areazione e si arrotola la copertura esterna per permettere la circolazione dell’aria.
La versatilità di questa tenda comporta che è un po’ più ingombrante di una tenda standard, ma è anche più comoda. Noi abbiamo viaggiato con sacco a pelo ed auto ed è stata perfetta.
Tenda Lhotse 4 Ferrino: caratteristiche tecniche principali ed accessori
4 posti;
tessuti Fire Retardant conformi alle specifiche della norma CPAI-84;
doppio tetto in poliestere Ripstop alluminato termoisolante 3000 mm;
interno in poliestere Ripstop idrorepellente e traspirante;
pavimento in poliestere impermeabile 4000 mm;
finestre in TPU trasparente;
cuciture nastrate nel doppio tetto e nel pavimento per garantire impermeabilità;
costruzione a tre strati per rinforzare gli angoli del catino
Struttura a cupola;
3 pali in duralluminio precollegati in colore differenziato (neri e rossi) per facilitare il montaggio;
tenda interna sospesa alla paleria con ganci per montaggio rapido e guaine;
picchetti in alluminio “Hexagon”;
due absidi;
porte con zanzariera esterna completamente apribili e riponibili in apposito taschino;
cuffie di ventilazione;
falda a terra sollevabile sul perimetro basale della tenda per un’ottimale aerazione (quando arrotolata) o protezione della tenda in caso di maltempo (se srotolata);
sistema di tiranti multipoint che evita la rottura o deformazione della paleria in caso di vento forte;
nastro di regolazione alla base del doppio tetto, per un ottimale tensionamento e per consentire un passaggio maggiore o minore di aria in base al clima e alle condizioni meteo;
quattro tasche porta oggetti, doppie;
gancio porta lampada;
porta oggetti amovibile sul colmo interno della camera;
asole porta materiali;
sacca custodia;
kit di riparazione.
Tenda Lhotse 4 Ferrino: peso e ingombro
PESO MIN (Kg) 4,85 kg
PESO MAX (Kg) 5,2 kg
VOLUME (m3) 4 m3
DIMENSIONI (cm) 380x220x155 cm (aperta) / 50×22 cm (chiusa)
Questa estate abbiamo fatto un viaggio da sogno, 21 giorni on the road in Canada, con tanto campeggio e tanto trekking con i bambini. Prima domanda che ci siamo fatti è stata: Trekking e campeggio: come scegliere gli zaini?
Trekking e campeggio: come scegliere gli zaini per i bambini
Enrico e Giulia hanno sette anni e soprattutto Giulia è piccolina, quindi in viaggio non possono portare ancora un bagaglio loro, ma da quest’anno abbiamo deciso di affidargli un piccolo zaino per il trekking, quasi vuoto, ma in modo da abituarli.
Camminare come portare uno zaino per i bambini non è facile, ma se li abitui piano piano diventa un meccanismo automatico.
Per loro abbiamo scelto uno zaino Zephyr della Ferrino di 12 litri+ 3, il peso da vuoto è di 850 grammi, le misure sono 3x28x25 cm. Anche per Giulia che è alta un metro e quindici va benissimo.
Soprattutto c’è un tessuto reticolare che garantisce la traspirazione e anche se li portano quasi vuoti la distribuzione del carico e la stabilità nel trasporto sono ottimizzate grazie al bastino in acciaio flessibile; spallacci e cintura a vita super traspiranti grazie all’abbinamento di imbottiture preformate e con canali di aerazione e tessuto reticolare super traspirante.
Non sono molto capienti, ma per portare felpa, cappellino e borraccia sono ottimi. Hanno tante tasche, copri zaino per la pioggia, due porta bastoncini a scomparsa e una cosa che piace molto ai piccoli: un cinturino con fischietto di emergenza
Trekking come scegliere gli zaini per mamma e papà
E chi ci conosce, lo sa che ci piace essere una famiglia anche con abbigliamento e accessori, perciò per noi adulti abbiamo scelto gli stessi zaini Zephyr, ma di capacità superiore, 22 litri più tre. Più capienti ( io ci porto anche il computer) e devo dire che, grazie all’intelaiatura in acciaio, sono comodissimi anche dopo diverse ore di camminata.
Trekking e campeggio come scegliere lo zaino per papà
Lo zaino blu con le toppe è lo ziano Ferrino 100 litri di Francesco
Come ho detto i bambini non hanno un loro bagaglio, perciò i loro vestiti li dobbiamo dividere noi genitori.Nello zaino di papà abbiamo messo le loro scarpe da Trekking.
Francesco usa da anni il suo zaino storico, le caratteristiche fondamentali sono:
Capienza cento litri ( è super comodo)
Tasca inferiore ampia per mettere le scarpe da trekking di papà e bambini
Doppio accesso, con apertura superiore e frontale, alla parte centrale, per trovare facilmente tutto
Tasche laterali
Dorso ergonomico con struttura in alluminio, spallacci imbottiti e cintura a vita
Copertura per la pioggia
Nastri di compressione laterale
Trekking e campeggio come scegliere lo zaino per mamma
Nei viaggi “zaino in spalla” ho sempre usato un 75 litri, ma per fortuna gli zaini si sono evoluti e io sono sempre più per un bagaglio super essenziale, perciò quest’anno per il Canada ho scelto uno zaino 60 litri, sempre della Ferrino, ma studiato appositamente per le donne. Devo dire che nonostante i 15 litri in meno, grazie alle tante tasche e al tipo di tessuto, sono riuscita a mettere dentro tutti i miei vestiti, le mie scarpe da trekking e i vestiti di Enrico e Giulia per otto giorni (dopo abbiamo fatto un bucato).
Il mio test per lo zaino Transalp 60 Lady
Ho scelto un Transalp 60 Lady è lo zaino da trekking studiato per noi donne, con spallacci e fascia a vita disegnati per essere ergonomici.
Le sue caratteristiche principali sono:
Il doppio accesso alla parte centrale e inferiore dello zaino, fondamentale per trovare tutto velocemente
Ha moltissime tasche, così ho diviso la biancheria per averla subito a portata di mano
Ha una grande tasca inferiore dove ho messo le mie scarpe da trekking e le ciabatte per la doccia mie e dei bimbi
Armatura in alluminio e spallacci regolabili anche sul dorso a seconda dell’altezza
Peso 2,35 chili
Da migliorare: farei solo le cerniere un po’ più grandi, perché soprattutto quella della tasca frontale, a zaino pieno, avevo difficoltà a trovarla e ad aprire.
Anche se devo dire che confrontando il mio zaino di ultima generazione con quello di Francesco, è molto più leggero, spazioso e ergonomico.
Noi adulti diamo per scontate tante emozioni. Tutto ci sembra a portata di mano, tutto possibile, basta troppo spesso solo un clic. Invece, ricordo quando mia madre mi portò la prima volta in treno: mi batteva il cuore e ne ho parlato per mesi. Tutto correva veloce intorno a me e m isembrava di poter volare. Perciò quando ho letto un post su Instagram, sul primo viaggio in treno di Noemi e della sua emozione (che mi ha ricordato la mia), le ho chiesto se ci raccontava la prima volta in treno per la sua bimba, dandoci qualche consiglio. Ecco l’avventura di Noemi e i consigli di Chiara.
La prima volta in treno per Noemi, 3 anni
Quando siamo stati a Roma Noemi, 3 anni e mezzo, è rimasta entusiasta dell’esperienza in metro! Così dopo aver provato il treno sotto terra le abbiamo promesso che l’avremmo portata anche sul treno che passa sopra…
Premessa: noi siamo di un piccolo paesino di provincia del centro Italia attraversato dalla ferrovia che passa proprio sopra la strada che porta a casa nostra… quindi avendo a che fare quotidianamente con il passaggio a livello chiuso ci si ritrova spesso a parlare di treni per riempire l’attesa!
Una corsa in treno lungo la costa marchigiana
Una domenica mattina, con una Noemi carica di aspettative e un Nathan, 1 anno, ignaro ma sempre entusiasta, siamo così partiti dalla stazione in direzione Nord!
Ci siamo gustati dal finestrino gran parte della bella costa marchigiana.. abbiamo parlato di treni capotreni ferrovie, cantato, contato le case, giocato sopratutto a nascondino con le persone dietro ai nostri sedili, letto i cartelli e fatto il conto alla rovescia delle stazioni mancanti per l’arrivo… assaporando anche al ritorno l’ebbrezza di perder la coincidenza per un ritardo del treno della prima corsa.
Abbiamo così fatto una bellissima gita fuori porta!
Può capitare di doversi spostare in treno per lunghe tratte con i bimbi per motivi di lavoro, familiari o per le vacanze… ma se non si prospetta un’occasione vi invito a provare quest’esperienza che per i bimbi è molto affascinante!
La prima volta in treno per i bimbi, consigli pratici:
Indossare cappello e occhiali e vestirsi a cipolla, per il freddo in altre stagioni o per l’aria condizionata nei treni d’estate;
lo stretto necessario nello zaino: acqua, uno snack, pannolini, crema solare, 2 piccoli giochini ma anche carta, colori e un piccolo libro (abbiamo aggiunto un grande asciugamao in microfibra, paletta e 2 formine per il mare)
fascia o marsupio (noi avevamo anche il passeggino poiché il babbo ha problemi di schiena ma se potete evitarlo meglio)
scegliere una meta non troppo lontana evitando la noia e la stranezza che ne deriva e sopratutto che abbia la stazione vicinissima al centro o altri punti di interesse così da avere davanti solo brevi tragitti!
se poi scegliete una meta che li incuriosisce ancora meglio! Noemi sapeva che lassù ci aspettava la bimba che è nata il suo stesso giorno e che ha dormito nel lettino accanto al suo!
Ed ecco che si passa del tempo in famiglia in modo alternativo, vivendo una bellissima e nuova avventura!
Mal d’auto e bambini, come affrontare viaggi brevi e lunghi in auto?! È tempo di vacanze e di viaggi e arrivano i dubbi e le preoccupazioni. Il mal d’auto è solo questione di abitudine o ci sono dei piccoli più sensibili, che reagiscono all’auto con nausee e vomito ?! proviamo a dare qualche risposta grazie a una amica di Istagram super esperta: Leyla, la_Bicer, (la trovate anche con #Farmabicer), mamma di due gemelle e farmacista.
Mal d’auto e bambini: la nostra esperienza
Prima però vi voglio raccontare la nostra esperienza! Quando I bambini avevano un anno abbiamo fatto un viaggio di tre settimane in America on the road e quando avevano tre anni in lungo viaggio in auto fino alla Danimarca. Entrambi senza problemi!
Da quando Giulia ha 4 anni, però, quando fa lunghi viaggi in auto o pullman vomita sistematicamente , anche se è a stomaco vuoto ! Lei dice che le dà fastidio l’aria consumata dell’auto. Ma, in realtà, sta male anche in autobus e traghetto. In aereo, stranamente, no.
Per fortuna quasi sempre dopo aver vomitato (anche solo acqua) si addormenta e passa tutto. In genere noi facciamo qualche tappa in più per farle respirare aria fresca, alterniamo aria condizionata a finestrini aperti e se sappiamo di dover partire le facciamo saltare la colazione. E ovviamente niente libri, giochi e video: guardare fuori dal finestrino, magari ascoltando musica, la aiuta.
Molti bambini, però, mostrano da piccolissimi l’intolleranza ai viaggi in auto.
Cosa fare ?! Come comportarsi ?! Come prevenire?
Mal d’auto e bambini: i consigli della farmacista
Chiediamo a la_bicer, mamma e farmacista, qualche consiglio. Lo cheido a lei, perchè consoco la passione che emtte nel suo lavoro e i lsuo essere mamma attenta e protettiva, con l’ansia sotto ocntrollo.
Credi che il mal d’auto sia questione di predisposizione o di scarsa abitudine a trascorrere lunghi periodi in auto?! A cosa è dovuto ?
“Il comune mal d’auto, d’aria o di mare, tecnicamente viene definito come cinetosi. È un disturbo che dipende da come il nostro sistema nervoso processa gli stimoli proveniente da diversi apparati dell’organismo. Quindi è soggettivo ed esistono soggetti più predisposti di altri, inoltre è un disturbo che può migliorare col tempo, dando modo al corpo di abituarsi alle condizioni di viaggio”.
Cosa consigli per i bambini neonati ?!
“Consiglio di provare! Non si può sapere come un neonato reagirà ad un viaggio, quindi sarebbe opportuno iniziare con piccoli tragitti e valutare. Lo stesso discorso vale per i bambini dai 3 anni in su”
Esistono compresse, gomme, lecca lecca ?! C’è una differenza ?! Come agiscono?!
“Si può utilizzare un rimedio omeopatico per qualsiasi età: il Coccolus. Oppure, per gli amanti del naturale, lo zenzero. Se invece preferite la compressina da mandar giù: xamamina (esiste sia adulti che bambini) e le gomme da masticare. Per chi non ama prendere rimedi per bocca, consiglio sempre i braccialetti”.
Come usarli? Prima di mettersi in auto?! Durante il viaggio?!
“Come linea generale: tutto ciò che prendete per bocca, va preso mezz’ora prima di iniziare il viaggio. Nello specifico ogni tipo di rimedio indicato ha una precisa posologia che può essere ripetuta durante i lunghi viaggi, basta attenersi alle indicazioni del foglietto illustrativo. Nel caso dell’omeopatia non troverete bugiardini, ma il farmacista saprà sicuramente consigliarvi, al momento dell’acquisto, la posologia da seguire”
Si crea assuefazione ?
“Sono tutti rimedi utilizzati saltuariamente, solo nel momento del viaggio, quindi non dovrebbero creare assuefazione”
Quanto è importante se il bambino prima di mettersi in auto ha bevuto liquidi ?! È meglio che il bambino guardi fuori dal finestrino e no tablet o libro, giusto ?
“Per limitare il mal d’auto, inoltre, si possono prendere dei piccoli accorgimenti come: evitare di bere e mangiare abbondantemente prima del viaggio, fissare l’orizzonte durante il viaggio, non leggere o giocare (no tablet!) e magari avere sempre un ricircolo di aria fresca e pulita”.
Un ultimo consiglio da mamma ….
“Il mio consiglio da mamma è di sperimentare e non aver paura, i bambini sanno stupirci!”
Era un giorno tra il 12 e il 16 agosto 2014 ed eravamo a Rennes in Bretagna, non ricordo la data esatta, ricordo solo la paura. I bambini avevano due anni , camminavano da soli ma ancora non parlavano bene. C’era un festival celtico, e tanta, tantissima folla. Entrammo in un negozio, io tenevo per mano Giulia e Francesco Enrico, che però lasciò la mano del papà per venirmi a cercare. Sbagliò strada e uscì dal negozio, da solo, perdendosi tra la folla. È stato un attimo, l’abbiamo cercato subito, ma non lo trovavamo. Sono stati cinque, forse sei, minuti di panico puro. Se un bambino si perde, cosa fare? Enrico lo ritrovammo grazie alla felpa verde fluo che indossava, stava attraversando una strada chiamando: “Mamma”. È stato davvero bruttissimo. E siamo stati fortunat.
Perdere i bambini, un vero incubo per una mamma
Per una mamma perdere un bambino è un vero incubo. Io non sono una mamma ansiosa e lascio molta libertà ai miei piccoli, ma quando siamo in aeroporto, nelle stazioni, in luoghi molto affollati, li tengo sempre stretti per mano. Anche se a volte, come ha dimostrato l’avventura (per fortuna finita bene) di Enrico in Bretagna non basta. È questione di attimi, basta una distrazione e i bambini perdono punti di riferimento e senso dell’orientamento. Capita spessissimo in spiaggia al mare, quando i piccoli sono distratti dal gioco e poi si ritrovano davanti a file di ombrelloni tutte uguali e non ritrovano mamma e papà.
A noi è capitato di nuovo l’anno scorso in Cina, con Giulia: sei anni. Avevamo appena finito la visita guidata alla Diga delle tre gole sul fiume Azzurro e stavamo tornando all’autobus. Lei si è allontanata e l’abbiamo persa di vista. Ci siamo spaventati meno, perché Giulia era più grande di Enrico, parla bene inglese e ha seguito i nostri consigli. E l’abbiamo ritrovata praticamente subito, anche perché come bimba occidentale non passava inosservata, per fortuna. Ma cosa avrei dato per avere qualsiasi cosa per “localizzarla”. Quali consigli abbiamo dato ai nostri figli?
Dopo questi due episodi abbiamo scelto, in viaggio, ma non solo, i braccialetti per bambini con microchip made in Italy, Semiperdo, e vi spieghiamo perché?
Se un bambino si perde cosa fare?
Noi abbiamo insegnato tre cose ai nostri bimbi, che ora sono più grandicelli. Quando si perdono
Devono rimanere fermi, non devono venire a cercarci ma rimanere nel posto dove sono
Se qualcuno li vuole portare dalla polizia non si devono muovere, ma chiedere che la polizia venga dove si trovino
Non fidarsi se qualcuno dice di essere amico di mamma e papà
Altri piccoli trucchi che usiamo in viaggio è vestirli sempre con maglie molto colorate e fluorescenti, per vederli a distanza.
Altra buona pratica è mettergli sempre in tasca un biglietto con i dati dei genitori
Dai sei anni in poi insegnargli a ricordare a memoria il numero di telefono di uno dei due genitori.
Questi sono tutti piccoli trucchi utili, ma affidati alla maturità del bimbo. Non sappiamo come reagiscano i bambini in situazioni di stress. Quindi, anche fidandoci molto dei nostri piccoli, per non rivivere la paura provata a Rennes, abbiamo scelto di far indossare ai bambini un braccialetto conctacless quando siamo al mare o in viaggio.
Braccialetti semiperdo, impermeabili
Braccialetti per bambini con microchip, perché usarli
Noi abbiamo scelto Semiperdo perché è made in Italy (ideato da una start up milanese Blu Oberon) e perché molto pratico: è un braccialetto elastico, indistruttibile, pesa due grammi, non ha batterie e quindi non va ricaricato, non richiede manutenzione, non ha bisogno di scheda sim, non richiede costi di abbonamento.
Resiste al sudore, all’acqua, al sapone e ai lavaggi in lavatrice. Insomma l’ideale per le mamme che vanno sempre di corsa, quelle non troppo precisine come me, che buttano tutto in lavatrice al ritorno da un viaggio.
Essendo leggero e colorato i bimbi lo indossano volentieri e non tendono a toglierselo.
E vista la vanità, soprattutto di Giulia, ci sono vari colori da scegliere. Noi abbiamo scelto rosa per lei e mimetico per Enrico.
Come funziona il braccialetto con microcip Semiperdo
Idea semplice e perciò efficace. Il principio di funzionamento è quello delle carte di credito “contactless”: il microchip NFC (Near Field Communication) integrato nel Semiperdo attiva, al bisogno, il sistema di geolocalizzazione, senza dover disporre di alcuna app. Se chi ritrova la bambino non dispone di un cellulare con tecnologia NFC, può semplicemente collegarsi all’indirizzo web stampato in bella evidenza sul braccialetto.
Chi incontra il bimbo o anche l’animale domestico smarrito visualizza immediatamente i tasti per far partire una chiamata telefonica, inviare un sms precompilato e contattare tramite WhatsApp o chat automatica.
La chat si attiva automaticamente e guida passo-passo chi ritrova il bambino (o anche l’amico a quattro zampe) con i suoi familiari.
In questo modo, da un lato il genitore viene guidato con una serie di istruzioni pratiche, dall’altro si hanno subito notizie, soprattutto nel caso di bimbi piccoli e che magari non parlano bene.
Se i bambini indossano i braccialetti con microhip, grazie alla chat, i familiari possono poi inviare informazioni fondamentali sullo stato di salute di chi si è smarrito, ad esempio potendo segnalare allergie, gruppo sanguigno o eventuali malattie.
Contestualmente, una notifica istantanea e su Facebook Messenger con la posizione geolocalizzata su mappa interattiva viene già inoltrata ai familiari su tutti i dispositivi registrati (smartphone, tablet, pc portatili o addirittura fissi), affinché sia possibile raggiungere il più velocemente possibile chi si è perso.
Braccialetti per bambini con microcip: l’ultima innovazione
L’ultima innovazione dei braccialetti pr bambini con microchip è il sistema safeguard. Il sistema, oltre alla e-mail invia anche una notifica istantanea a telefoni cellulari, tablet e pc registrati. All’arrivo, il dispositivo emette un avviso sonoro oppure vibra. Cliccando sulla notifica si raggiungerà immediatamente la pagina Safeguard per conoscere, se rilevata, la posizione geolocalizzata su mappa del bimbo smarrito. Se sono presenti telecamere pubbliche nella zona, sarà anche possibile monitorare la situazione in tempo reale.
Come registrarsi
Per registrare i dati, basta collegarsi – da smartphone o anche computer – all’indirizzo web, completo di codice, stampato sul Semiperdo (per esempio, semiperdo.com/ABCDEF). L’url va inserito direttamente nella barra degli indirizzi e non ricercato in Google.
Quanto costano
Semiperdo ha un prezzo di 20 euro e ha tutti i servizi inclusi a vita, senza costi di abbonamento.
Quante di voi, donne viaggiatrici, si saranno poste il problema di come fare a viaggiare con il pancione?! Viaggiare in gravidanza, si può ed è bellissimo. Anche perchè il bambino è ancora nella vostra pancia e non occupa un posto in aereo….nè fa capricci per addormentarsi o al ristorante. Credetemi è un bel vantaggio. Godetevelo.
Juna, 31 anni, con Grace, due anni, di alberghi ne ha scelti tanti nei suoi viaggi, molti giusti, alcuni sbaglaiti. Ecco i suoi consigli su come scegliere un Family hotel, senza avere brutte sorprese nella nuova rubrica per Viaggiapiccoli:
In viaggio con Juna
Viaggiare in gravidanza si può, la gravidanza non è una malattia!
Se la gravidanza è fisiologica e il ginecologo da l’ok si può tranquillamente mettersi in viaggio anche con il pancione. Soprattutto per quanto riguarda i voli, l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro rispetto ad auto, treno ecc.
Sconsigliati i paesi dove si possono contrarre malattie come ad esempio la malaria, perchè oltre al pericolo della malattia non si può fare il vaccino.
Inoltre è sempre bene stipulare una buona assicurazione prima di partire (vi rimando al mio articolo sulle assicurazioni di viaggio per maggiori info)
In aereporto si può evitare di passare sotto il metaldetector
Vari studi assicurano che il metaldetector non è nocivo, però, in gravidanza potete chiedere di non passare sotto il controllo elettronico ma di avere un controllo personale. Teoricamente servirebbe un certificato medico, ma basta la pancina, gli agenti ai controlli saranno molto disponibili.
Ecco qualche consiglio in volo
Una foto con il mio pancino in Giappone
Durante la gravidanza ho fatto molti viaggi in auto e preso ben 6 aerei di cui 2 voli intercontinentali.
Verso la fine del terzo mese siamo stati in Giappone.
– Ho indossato calze a compressione graduata (per scongiurare il rischio di una trombosi venosa) e non ho avuto nessun tipo di problema per quanto riguarda il gonfiore di piedi e gambe, cosa che invece mi è successo spesso in condizioni normali.
-E’ buona norma alzarsi ogni tanto per sgranchire le gambe e idratarsi bevendo molta acqua.
Ho anche tentato, INVANO! , di farmi concedere un Up grade in Business Class con la mia piccola pancina.
-Informatevi sempre presso la compagnia aerea su l’effettiva possibilità di salire a bordo e i documenti necessari. A volte viene richiesto un certificato del ginecologo di “gravidanza fisiologica” specificando le settimane e tradotto in inglese, le compagnie aeree fanno salire a bordo donne in gravidanza in genere fino alla 36esima settimana.
Cosa mangiare in gravidanza quando si è in viagggio
Non mi sono persa nessuna esperienza
Tutto, con la stessa attenzione che prestate a casa a verdure crude, salumi e alimenti che possono scatenare allergie. Vi consiglio sempre acqua in bottiglia e cibi cotti.
E voi avete mai fatto un viaggio in gravidanza? Se avete dubbi o domande scrivetemi nei commenti e cercherò di ripondere in base alla mia esperienza diretta.
Un vero viaggiatore ha il suo orologio. Ricordo ancora il nostro viaggio in Bretagna e Normandia. Enrico e Giulia avevano due anni, Enrico non parlava ancora. Facemmo un viaggio in treno e campeggio. E ricordo Enrico che andava in giro per il campeggio a chiedere un martello per fissare i paletti, prima che diventasse buio, e Giulia (piccola donna in miniatura) sempre con il biglietto del treno in mano con la paura di arrivare tardi in stazione.
Orologio mamma-bimba Hip Hop
Viaggiare e l’arte del tempo
Viaggiare è una scuola di vita. Una delle prime cose che hanno imparato i nostri bimbi è stato il valore del tempo. L’aereo parte a un orario, c’è la coincidenza da rispettare, se si perde un treno può essere un problema, se cala la notte, montare la tenda diventa più difficile. Hanno imparato a correre e sbrigarsi, a dare un mano e… hanno scoperto, il prima e il dopo, l’attesa e il ricordo. Ora hanno quasi sette anni ed è arrivato il grande momento: avere un orologio tutto loro.
A che serve un orologio
Quando ho detto a un’amica: “Devo comprare un orologio da polso ai bambini”. Lei mi ha guardata, sorpresa: “E a che serve? Devono fare fatica a imparare le lancette e non serve a nulla, abbiamo i cellulari!”.
Non me la aspettavo questa risposta, perché Enrico e Giulia, proprio in questi giorni stanno studiando a scuola come si legge un orologio. La scuola è sempre fuori tempo? O siamo noi che ormai cellulare in mano crediamo di non aver più bisogno di nulla. Mi sono fermata e ho pensato: io sono anni che non porto un orologio.
Gli orologi HiP Hop
Orologi Mamma/bimba e papà/bimbo Hip Hop
Fermi tutti. Mi sono messa al computer, ho cercato e ho trovato la nuova linea Hip Hop: con orologi mamma/figlia (Kit composto da un orologio 28 mm e 32 mm) e papà/figlio (kit composto da orologio 42 mm e orologio 28 mm): sportivi, colorati con cinturino morbido in silicone anallergico, leggeri e resistenti all’acqua. Bellissimi!
Un vero viaggiatore ha il suo oroglogio: modelli Mamma/figlia e papà/figlio
Chi ci conosce sa che amiamo vestirci uguali, è un piccolo vezzo, una piccola vanità, soprattutto in viaggio ( io e Giulia più spesso!). Ecco anche l’idea giusta per la festa del papà. Noi lo abbiamo regalato oggi a Francesco.
Orologio papà-bimbo Hip Hop
E ci siamo fatti un regalo di famiglia. Abbiamo tagliato ognuno per l’altro il cinturino a misura e lo abbiamo indossato tutti insieme. Perchè i tempi di una famiglia sono importanti. Eoi questa mattina eravamo sincronizzati.
Enrico era tutto orgoglioso: “Mamma, guarda, è come quello di papà, un vero orologio da grandi”. Continuava ad ascoltare il tic tac, come fosse un romore magico. E Giulia: “Mamma, anche io ho le stelle al polso”, alludendo alle tre stelline tatuate sul mio polso.
Orologio Bimba Hip-hop
Oggi sono volati a scuola per mostrare gli orologi ai maestri di spazio e tempo e ai loro compagni. “Mamma come un vero viaggiatore, ho il mio oorologio”, ha detto Enrico un attimo prima di entrare in classe.
Noi siamo fortunati ad avere gemelli maschio e femmina (me lo dicono tutte le mie amiche), però se si ha solo un maschietto o una femminuccia questi orologi sono unisex e quindi si possono adattare bene per fare semrpe la coppia giusta.
HipHop e il mondo della mia infanzia
Quando io avevo dieci anni se avevo un Hiphop eri uno figo. Erano colorati e profumati. Ve li ricordate? È scattata la vena nostalgiche. Era l’orologio “easy to wear”, potevi cambiare i cinturini all’infinito e scegliere il profuma. Un vero e proprio oggetto di culto, desiderato e indossato da chiunque, in Italia. È così splendidamente anni ’80 eppure così moderno, ho fatto un giro sul sito , di e oltre alla Serie Dreamers, forse perché sono una bambina adoro quelli con il cinturino in silicone stampato e quelli in silicone e tessuto. E la cosa che mi piace è che è un marchio italiano al cento per cento, fa capo a Binda, azienda milanese con 10o anni di storia.
L’orologio e il viaggio
Enrico è affascinato dal Tic tac
Perché un vero viaggiatore deve avere il suo orologio? Perché il viaggio ha i suoi tempi, perché non puoi perdere l’aereo, perché devi rispettare i tuoi compagni di viaggio e essere puntuale. Perché c’è il prima (la programmazione), il viaggio con le sue tappe, e il dopo (il ricordo).
L’acquisizione delle competenze per padroneggaire la dimensione temporale e il rispetto degli altri, nello spazio e nel tempo, sono nel programma di scuola di seconda elementare di Enrico e Giulia. Ma i nostri piccoli viaggiatori hanno imparato tutto questo vivendo e non sui libri. E oggi il loro orologio è una medaglia guadagnata sul campo.