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Category Archives: Canada con i bambini

jasper dall alto

Oggi ci sveglia un caldo tepore. Apro la zip della tenda e c’è il sole. Per la prima volta da quando siamo in Canada, al mattino metto volentieri fuori il naso dal sacco a pelo. È più tardi del solito, sono quasi le nove. Oggi non abbiamo un programma serrato e ce la siamo presa comoda. Canada, 19esimo giorno: Skytram e Athabasca Falls

Canada, 19esimo giorno Skytram

Nei nostri viaggi abbiamo piccoli riti, come la cenetta con i prodotti locali e l’ultimo giorno cercare un punto di osservazione in alto, per salutare con lo sguardo i luoghi che abbiamo visto. Il programma di oggi prevede lo Skytram, la funivia per ammirare Jasper dall’alto. Approfittiamo del cielo blu per salire sullo Skytram a 2.200 metri.

jasper skytram

Il biglietto costa 49 dollari per un adulto, 26 per un bambino, ma una famiglia di due adulti e due bambini paga 125 dollari. Pagano anche i cani: 5 dollari, mentre i bambini fino a cinque anni salgono gratuitamente.

Mi è capitato spesso su Instagram di chiacchierare sul modo migliore per salutare una città o un luogo, e in tanti, come noi, amano l’ultimo giorno cercare un punto di osservazione dall’alto, per abbracciare con lo sguardo il panorama e riconoscere dove si è stati, come se si fosse uccelli.

La piccola cabinovia rossa è piena di persone, stiamo stipati come sardine e si vede poco, ma riesco a conquistarmi un angolino di vetro e vedo Jasper diventare sempre più piccola ai mie piedi: con i laghi e le curve morbide dei fiumi, la piccola cittadina, bianca come una farfalla al centro dei boschi e i monti, è spettacolare.

canada viaggiapiccoli

La cabinovia sale lenta e in testa rivivo gli ultimi giorni: la passeggiata ai cinque laghi, il giro in barca a Lake Maligne, l’incontro con gli elk.

jasper skytram viaggiapiccolJ

Arrivati in vetta facciamo una breve passeggiata, ma nonostante la nostra buona volontà e l’idea di un pic-nic ad alta quota, siamo senza guanti e le mani si stanno congelando, perciò decidiamo di tornare giù.

Canada 19esimo giorno: le Athabaska Falls

Al visitor center ci avevano consigliato di vedere le cascate in uno dei giorni di pioggia, invece, siamo felici di non averlo fatto, con il sole sono uno sfavillio di arcobaleni e acqua.

jasper alberta athabasca falls

Non è la cascata più alta delle Montagne Rocciose canadesi, con i suoi 23 metri di altezza, ma è una delle più potenti, grazie all’acqua che scorre nella gola dal fiume Athabasca, alimentato dall’enorme Columbia Icefield. Ci sono piattaforme e passerelle dove è possibile ammirare la cascata da vicino e fotografare in sicurezza.

athabasca falls jasper

Le cascate sono a 30 chilometri a sud della città di Jasper, e sono facilmente raggiungibili dall’Icefield Parkway tramite l’autostrada 93A.

Canada, 19esimo giorno Skytram e Athabasca Falls e relax in città

La giornata trascorre lenta. Per la prima volta da quando siamo in viaggio non abbiamo un programma serrato, abbiamo previsto sia a Lake Louise che a Jasper un giorno in più, temendo di perderci qualcosa per il maltempo, e invece abbiamo sfruttato anche i giorni di pioggia, perciò ci godiamo questo giorno di relax.

Abbiamo il rimpianto di un ultimo trekking, ma ci accontentiamo del ricordo di quelli fatti e preferiamo dedicarci a noi stessi. Quindi trascorriamo il pomeriggio passeggiando per Jasper.

I bambini giocano un po’ sul prato davanti al visitor center, io mi compro degli stivaletti rossi da pioggia, Francesco trova un wi-fi e legge le ultime notizie sportive.

Se fate una doppia tappa a Banff e Jasper vi consiglio di fare lo shopping a Banff, a Jasper i negozi sono moltio di meno ed hanno più che altro paccottiglia.

Per l’ultima cena torniamo da Jasper Pizza (è una nostra debolezza, adoriamo la pizza americana!) e ceniamo sulla terrazza, godendoci il tramonto che pennella le montagne rocciose di rosa e arancione.

Sulla strada del ritorno un grande elk maschio ci saluta a bordo strada. È stata una giornata perfetta, domani inizia il nostro viaggio di ritorno. Sono stanca? No. Io, come Francesco, sarei pronta a puntare verso lo Yukon e i Territori del Nord-Ovest, ma i bambini parlano di scuola, dei compagni, della loro cameretta: hanno nostalgia di casa. In ogni negozio dove entriamo trovo Giulia a giocare con i pupazzi: “Mamma, mi mancano le mie bambole”.

Viaggiando on the road con gli zaini non abbiamo portato giochi.

È arrivato il momento: i bambini hanno bisogno di tornare a casa.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff

Quattordicesimo giorno: Lake Louise e Lake Moraine

Quindicesimo giorno: Relax a Lake Louise

Sedicesimo giorno: la Icefield Parkway fino a Jasper

Diciassettesimo giorno: Five Lakes e Pyramid Lake

Diciottesimo giorno: Maligne lake

 

 

maligne lake

Viste le previsioni ed il temporale notturno, ci svegliamo pronti a una funesta giornata di cielo grigio e pioggia incessante. E invece non piove. All’orizzonte si vede anche un’unghia di sole. Come adoro le previsioni del tempo sbagliate! Non siamo ancora sicurissimi, ma decidiamo di rischiare e giocarci la nostra carta migliore a Jasper. Canada, 18esimo giorno: il Maligne Lake. Il lago era chiamato dagli indigeni “Chaba Imne” (Beaver Lake), cambiò nome quando fu scoperto nel 1907 dalla ricca esploratrice di Philadelphia, Mary Schaeffer, che lo rese una nota meta turistica, raccontando le sue avventure e la misteriosa scoperta grazie a una mappa. È un lago da cartolina.

maligne lake spirit island Canada-2019
Spirit Island

Canada, 18esimo giorno: Maligne Lake

Il Maligne Lake è a 48 chilometri da Jasper. Lenti percorriamo la bellissima Maligne Road, che attraversa il Jasper National Park. Quando arriviamo sul lago, il cielo è ancora coperto e il lago è freddo, ma, come ci era capitato per i cinque laghi, nonostante il cattivo tempo, i colori sono spettacolari. C’è il molo con la casa di legno, dove si affittano le canoe, che sembra il set di un film. Costringo Francesco a farmi un rullo di foto.

maligne lake viaggiare con i bambini

A proposito di canoe, lungo il lago ci sono due campeggi, raggiungibili solo con le canoe: si rema per un giorno e si arriva al primo campeggio, si rema per un altro giorno e si arriva al secondo. Una grande avventura! Qui siamo in pieno territorio di orsi, ma Francesco ci avrebbe portati, se non fosse stato che a febbraio era già tutto prenotato, perché per ogni campeggio ci sono meno di dieci piazzole.

Maligne Lake Canada viaggiapiccoli

Mentre facciamo le foto esce un timido sole. E decidiamo di fare il giro del lago in barca.

Canada, 18esimo giorno: Maligne Lake in barca

Il giro in barca, come quasi tutto in Canada, è abbastanza caro, per gli adulti costa 80 dollari e per i bambini 40. Quando abbiamo preparato il viaggio abbiamo scelto di risparmiare sulle sistemazioni per dormire e abbiamo stabilito un budget totale di 150 dollari al giorno per i tre pasti, ma alle escursioni non rinunciamo anche se costano tanto.

jasper lake maligne giro in barca

Il giro in barca dura un’ora e mezza e arriva fino a Spirit Island, un isolotto da cartolina che è una delle icone del parco di Jasper. Il capitano del nostro battello è una ragazza bionda, Mell; la guida Eliot, invece, ci racconta curiosità del lago. Ci racconta anche del vasto incendio che nel 2015 ha distrutto il bosco intono al vicino Medicine Lake; in macchina ci eravamo passati, e non avevamo potuto fare a meno di notare le tracce ancora visibili della devastazione.

maligne lake battello

 

jasper ghiacciaioEnrico rimane molto colpito dal fatto che quando di inverno il lago ghiaccia, lo strato di ghiaccio è così spesso che ci potrebbe passare sopra un treno.

viaggiapiccoli

Francesco ed io ci godiamo la traversata all’esterno, tra i ghiacciai e una foresta di pini e abeti rossi, dove forse l’uomo non si è mai avventurato, tanto sono fitti e perfetti, il regno segreto di alci, caribù e anatre arlecchine. Intanto Enrico ascolta la guida e Giulia gioca con una coppia di anziani del Colorado; a fine crociera Katy, la sua nuova amica, metterà like alla pagina Facebook di Viaggiapiccoli, e promette di seguirci per sempre.

La leggenda di Spirit Island

Il Maligne Lake è il più grande lago naturale delle Montagne Rocciose canadesi. Lungo 22 chilometri, è spettacolare, perché circondato da montagne innevate e ghiacciate e si estende fino alle pendici del ghiacciaio Coronet.

maligne lake spirit island Canada-2019
Spirit Island

Il battello arriva fino a Spirit Island. Abbiamo una mezz’ora per visitarla. Le nuvole e il cielo color metallo rendono l’atmosfera ancora più misteriosa.

Lake Maligne Canada

Un’isola piccola che custodisce una grande storia d’amore. Forse è solo una leggenda, o forse no. Spirit Island prende il nome da due giovani innamorati di tribù feudali che si incontravano segretamente sull’isola. A un certo punto la giovane decide di confessare la sua relazione proibita a suo padre, uno dei capi delle tribù, perché vuole vivere liberamente il suo amore, ma il padre le proibisce di tornare sull’isola. La ragazza viene guardata a vista dai fratelli. Il suo innamorato, che non sa nulla, ogni giorno va sull’isola degli Spiriti e la aspetta. Ma lei non è torna mai più e lui muore sull’isola, ora abitata dal suo spirito.

Da vicino cerco di sfiorare lo spirito del giovane. Chissà… però Francesco, inaspettatamente mi chiede di fare un selfie! Sarà un segno? (Intanto notate che l’isola non è un’isola, perché è attaccata alla terraferma; però ci hanno detto che un mese all’anno, con la piena del lago, resta davvero staccata e ridiventa una vera isola).

Viaggiapiccoli

La passeggiata lungo il Moose loop

lake maligne moose loop

Pranziamo con waffle caldi e sciroppo d’acero e facciamo un brevissimo trekking sul sentiero delle alci. È pieno di fango e abbastanza malmesso, ma la nostra buona volontà viene premiata, perché proprio al lago alla fine del sentiero ci aspetta un’alce che sta facendo il bagno. Missione alce compiuta.

 

Canada, 18esimo giorno: il Maligne Canyon

Eravamo pronti a una giornata di diluvio e, invece,  siamo stati fortunati. Chissà come è il Maligne Lake con il sole, immagino i colori intensi e caldi, che dal blu arrivano al verde, ma per noi rimarrà sempre il lago del mistero, con il cielo basso e la luce tagliente.

Torniamo a Jasper, fermandoci per una breve tappa al Maligne Canyon. Piove e lo vediamo rapidamente.

Canada, 18esimo giorno: pomeriggio tutti in piscina a Jasper

Nei nostri giri per la cittdina di Jasper, abbiamo scoperto una piscina comunale per bambini, con scivoli e piscinette. L’ingresso per tutta la famiglia costa 22 dollari; abbiamo i nostri costumi in campeggio perciò li affittiamo a due dollari l’uno.

La piscina è completamente dedicata ai bambini, ci sono due maestri che fanno un piccolo esame per vedere se i nostri piccoli possono stare in acqua da soli: Enrico, che va in piscina, lo supera subito, Giulia, che questa estate ha iniziato a nuotare da sola, non molla e lo supera al secondo tentativo.

Il pomeriggio passa veloce, tra scivoli, salti dal trampolino e prove di forza in acqua. E così riusciamo a farci anche una bella doccia bollente. Pulita e profumata, lascio Francesco in piscina con i bambini e mi rifugio di nuovo nella hall dell’albergo per un’ora di lavoro al blog. Domani è il nostro ultimo giorno a Jasper ed è annunciato sole.

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff

Quattordicesimo giorno: Lake Louise e Lake Moraine

Quindicesimo giorno: Relax a Lake Louise

Sedicesimo giorno: la Icefield Parkway fino a Jasper

Diciassettesimo giorno: Five Lakes e Pyramid Lake

 

 

canada jasper five lakes

Apro la tenda e piove. Il cielo è plumbeo, senza colori, né sfumature, né timidi annunci di sole. Abbiamo scelto di stare nei parchi di Banff e Jaspe per otto giorni anche perché sapevamo che alcune giornate potevano essere rovinate dal maltempo. Ci vestiamo velocemente e andiamo in paese a fare colazione. Scopriamo un caffè-panetteria, “The Other Paw – Bakery & Cafè” (l’originale “The Bear’s Paw, segnalato dalla Lonley Planet, è pieno di turisti, mentre questa filiale è più tranquilla), che diventerà il nostro punto di partenza qui a Jasper. Canada, 17esimo giorno: Five Lakes e Pyramide Lake.

Canada, 17esimo giorno: hiking per famiglie ai Five Lakes

Che fare con il brutto tempo? Il Parco Nazionale di Jasper è famoso per il trekking. Abbiamo tutti e quattro voglia di camminare nonostante la pioggia, e scegliamo la passeggiata dei “Five Lakes”, tutta in piano. Ce l’hanno consigliata al visitor center perché adatta ai bambini e alle famiglie.

Canada 17giorno Five Lakes e Pyramide lake 2

Piove. L’umidità passa sotto il k-way e le felpe, fino a dentro le ossa, ma camminando ci riscaldiamo e il paesaggio è spettacolare: i colori freddi, la bruma, l’atmosfera fiabesca. Wow! Dopo un quarto d’ora di cammino incontriamo il primo dei cinque laghi. È  di color smeraldo, con una scia fosforescente. Sembra che la natura ci abbia messo degli occhiali con filtri colorati: è uno specchio d’acqua magico, carico di energia pronta ed esplodere. Fisso il centro del lago, convinta di veder emergere una creatura magica, con un lungo collo ricoperto di squame metalliche. Non accade nulla e continuo a camminare, ma ogni tanto mi guardo alle spalle.

jasper five lake viaggiapiccocli

Camminiamo cantando. Il miglior modo per tenere lontani gli orsi è farsi sentire, perché l’orso non ha paura dell’uomo ma non ha neanche voglia di incontrarlo, perciò per tenerlo a distanza bisogna farsi sentire. E così noi camminiamo e cantiamo.

cosa fare a jasper con la pioggia

La prima parte del sentiero è lunga 4 chilometri e la facciamo a passo svelto. Gli alberi sono così fitti da attenuare la pioggia, ma il terreno è fangoso. I bambini hanno un approccio a questa giornata molto diverso dal nostro. Mentre per noi adulti il fango è un ostacolo, abbiamo timore di sporcarci e pensiamo a come puliremo le scarpe, per i bambini il fango è una figata… camminano come due caprette, saltando sulle pietre e le radici degli alberi.

five lakes jasper viaggiapiccoli

A questo punto si potrebbe tornare rapidamente al punto di partenza, ma noi non siao stanchi e decidiamo di continuare a camminare, prendendo la strada più lunga, che ci riporterà alla macchina dopo altri cinque chilometri. Il dislivello è minimo e i bambini camminano, giocano e si sporcano felici.

Credo che nonostante il mal tempo sia stata una dei più bei trekking che abbiamo fatto: per niente stancante e suggestivo. Avvolti dalle altissime acacie, spesso non riusciamo neanche a vedere il cielo, diventiamo minuscole creature del bosco.

 

Canada, 17esimo giorno: pic-nic a Pyramid Lake

Per l’ora di pranzo ha smesso di piovere e improvvisiamo un pic nic al Pyramid Lake. Qui non facciamo nessun sentiero, i bambini giocano tra i tronchi, lanciano sassolini nel lago e,  seduti su una panca, si contendono gli ultimi marshmallow.

canada bambini

Purtroppo ricomincia a piovere, ma per il pomeriggio abbiamo l’asso nella manica

alberta jasper Pyramide lake

Canada, 17esimo giorno: un corso da piccoli ranger

Andiao a cena presto e subito dopo Francesco e i bambini vanno al Wapity campground dove si tiene un corso per giovani guardiaparco. Gli insegnanti sono due ranger, Chris e Lianne, che con dei giochi divertenti insegnano ai bambini alcune regole di sicurezza negli incontri con gli animali selvatici e di salvaguardia del parco. Per esempio: sapete qual è la distanza minima di sicurezza da un wapiti? Trenta metri. E da un orso? Cento metri. Come si fa a capire quando si è a cento metri da un orso? Quando all’orizzonte puoi coprire la sua sagoma con il tuo pollice. I bambini, che per fortuna parlano bene l’inglese, si divertono moltissimo. Peccato che tutte le attività del parco si interrompano il 1° settembre, con l’inizio delle scuole in Canada. È bellissima questa attenzione per l’educazione dei piccoli ad amare l’ambiente e gli animali.

Mentre i bimbi giocano, io mi rifugio nella hall di un hotel vicino per postare i racconti di viaggio arretrati.

Qui incontro Marianna e Maurizio che, con il loro bimbo, stanno facendo un giro simile al nostro, ma di due settimane. Ci fermiamo a chiacchierare.

 

Jasper, la città degli elk

Torniamo in campeggio, ma sulla strada del rientro ci aspettano due sorprese: un enorme arcobaleno a sette colori sul treno fermo nella stazione e, quanfdo ormai è l’ora del tramonto, un branco di elk che ci aspetta sulla highway 16, appena fuori Jasper.

Gli elk sono i wapiti, grossi cervi simili alle renne.

jasper elk
Elk

Enrico li adora e scatta decine di foto.

Andiamo a letto felici, nonostante la giornata di pioggia. Piove tutta la notte. E la pioggia che cade sulla tenda, nel silenzio del parco, diventa assordante. Piove, piove, piove. Mettiamo la testa sotto il sacco a pelo per istinto e ci addormentiamo. Le previsioni danno tuoni e fulmini anche per domani.

L’estate in Canada è più fredda dell’inverno a Napoli

Ci avviciniamo alla fine del viaggio. Con il tempo, considerato che siamo in Canada a fine estate, siamo stati finora molto fortunati. Questo temporale non ci voleva. Per la prima volta Giulia dice: ”Mamma, quando torniamo a Napoli?”. Ed Enrico: “Mamma, in Canada d’estate fa più freddo che a Napoli”. Fuori ci sono otto gradi, e viste le temperature trovate a Lake Lousie, a me sembra che faccia caldo. Poi mi soffermo sulle parole di Enrico e penso a quando, le mattine d’inverno, metto ai bambini calzamaglia lunga, piumino doppio, sciarpa e cappello quando vanno a scuola con 10-12 gradi, mentre qui hanno i pantaloni leggeri da trekking, la felpa e la sera il piumino leggero. Ecco l’apprensiva mamma italiana alle prese con una realtà differente. A volte sì, sono troppo apprensiva e tendo a coprire troppo i bambini. Il freddo è una questione di abitudine. Certo non arrivo al livello dei canadesi, che vedo girare in t-shirt e infradito, ma sono contenta che il viaggio ci stia insegnando ad adattarci, a coprirci a strati, a sopportare il freddo, e anche a prendere un po’ in giro le mie ansie da mamma.

Mi addormento ripromettendomi di coprire un po’ meno i bambini questo inverno, sicura che non ci riuscirò, perché, appena tornata in città, tutto tornerà “normale”.

 

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff

Quattordicesimo giorno: Lake Louise e Lake Moraine

Quindicesimo giorno: Relax a Lake Louise

Sedicesimo giorno: la Icefield Parkway

Canada Icefield parkway

Smontiamo la tenda e lasciamo a malincuore Lake Louise. Oggi non abbiamo tantissimi chilometri da fgare, però quei pochi saranno indimenticabili. Canada, 16esimo giorno: la Icefield Parkway fino a Jasper. Si va verso nord e il paesaggio a fine agosto comincia a cambiare, diventa più brullo, essenziale, selvaggio e le punte degli alberi indossano i colori autunnali, un rosso bruciato e denso.

canada autunno

Canada, 16esimo giorno: la Icefield Parkway

la Icefield parkway è una delle strade più belle del Nord America. Percorriamo i 200 chilometri da Lake Louise a Jasper con il naso attaccato al finestrino: monti, laghi, nuvole. Lungo la strada ci sono dieci imperdibili punti di osservazione:

  1. Herbert Lake, con un’imperdibile sita sul Mount Temple;
  2. Crowfoot Glacier, poco prima di Bow Lake;
  3. Bow Glacier Falls;
  4. Peyto Lake;
  5. Mistaya Canyon, che si raggiunge con cinque minuti di cammino;
  6. Panther Falls;
  7. Parker Ridge, da cui partono bellissimi sentieri;
  8. Athabasca glacier;
  9. Tangle Falls;
  10. Athabasca Falls.

Canada Icefield parkway

La percorriamo lentamente e ci fermiamo prima al Mistaya Canyon e poi al Parker Ridge a fare un pic nic.

Con grande disappunto di Enrico non vediamo animali, ma vediamo un canyon, un ghiacciaio e chiacchieriamo per tutta la strada, facendo a gara a indovinare cosa si nasconde dietro la prossima curva.

Un campeggio in “territorio di orsi”

Il campeggio che abbiamo scelto, “Wabasso”, è a 15 chilometri dalla cittadina di Jasper. Mano a mano che ci avviciniamo, la vegetazione diventa più selvaggia. Questo campeggio, a differenza di quello di Lake Louise, non è recintato. Ovunque leggo i cartelli: “Attenzione, siete nella terra degli orsi”. Siamo ospiti in una terra non nostra. Ospiti graditi? Cerco di non pensarci. Arriviamo verso le quattro del pomeriggio e, sarà per l’orario, il campeggio sembra fantasma. Montiamo la tenda nel silenzio rotto solo dai richiami dei corvi.

La nostra piazzola è vicina al bagno (il nostro tour leader Francesco pensa sempre a tutto!), ma qui non ci sono docce. Dovremo trovare una soluzione per lavarci. Mi chiedo qual è la ragione per cui non costruire una doccia in un campeggio dove ci sono i bagni. Non trovo risposta. È stupido e basta. Montata la tenda, andiamo ad esplorare Jasper.

 

Canada, 16giorno: arrivo a Jasper

È amore a prima vista. Mi bastano due dettagli e subito questa cittadina selvaggia nel parco nazionale mi conquista. Parcheggiamo l’auto davanti a un giardino con rose e girasoli, innaffiatoi colorati e piccoli spaventapasseri. Un cartello spiega: “Questo giardino è di tutti, entrate e date il vostro contributo, rispettate gli spazi e le piante”. Sembra il giardino delle fiabe.

Secondo dettaglio che mi colpisce: a Jasper le panchine sono rivolte verso i binari. Ti puoi sedere e guardare i treni che partono e arrivano, sullo sfondo le Montagne Rocciose. Qui treni sono lunghissimi e lenti, molto lenti. Puoi davvero sederti sulla tua panchina e guardarli affidando al movimento lento e allo sferragliare delle ruote i tuoi pensieri.

jasper

E come a volte accade nelle storie d’amore, la mia infatuazione per Jasper si raffredda dopo un po’, quando scopro che trovare un wi-fi è un’impresa eroica: ristoranti e bar non hanno linea. Dopo i quattro giorni di isolamento a Lake Louise vorrei postare i racconti (che sto scrivendo ogni sera) e controllare la posta.

“It’s Jasper, baby”, mi prende in giro Francesco.

 

Jasper, dormire nella tenda congli orsi

Mangiamo una pizza da Jasper Pizza e andiamo a dormire. Francesco legge un libro su come difendersi dagli orsi. Svuotiamo la tenda da qualsiasi cosa abbia un odore persistente, perché potrebbe attirarli. Controlliamo tasche e angolini. Mettiamo fuori dalla tenda tutte le nostre provviste, ma anche il burro di cacao, la crema per le zanzare e l’acqua.

Il silenzio è totale. Il buio buio. Non ci sono neanche stelle. Spegniamo la luce nella tenda e rimaniamo noi quattro. Istintivamente ci avviciniamo, occhi aperti, cerchiamo di sfidare la notte, ma non si vede nulla. Non si sente nulla.

I bambini si sente che hanno mille domande, ma, come per un’intesa implicita, non proferiscono parola. Inesorabilmente i nostri occhi si chiudono, le orecchie trovano pace. Siamo  piccoli uomini nella terra degli orsi.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

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Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff

Quattordicesimo giorno: Lake Louise e Lake Moraine

Quindicesimo giorno: Relax a Lake Louise

 

Canada quindicesimo giorno una giornata di relax a Lake Louise

Terza notte in campeggio, temperature a metà tra la prima e la seconda notte. Alle cinque del mattino sento la vocina di Giulia: “Ho freddo”. E le dico sottovoce: “Vieni nel mio sacco a pelo”. Lei in punta di piedi scavalca Enrico e si infila nel mio sacco a pelo, una piccola  borsa dell’acqua calda viva. Ci riscaldiamo a vicenda e ci addormentiamo. Canada, 15esimo giorno: relax a Lake Louise.

Canada, 15esimo giorno : i nostri programmi

I nostri programmi prevedono una giornata nel vicino e più piccolo parco nazionale di Yoho, dove fare un breve trekking di due ore e poi andare in macchina all’Emerald Lake e alle cascate Takakkaw ad ammirarli dai viewpoint vicino ai parcheggi. Pomeriggio libero, io alla ricerca di un wi-fi e i bimbi a giocare nel campeggio.

Canada, 15esimo giorno: un incidente con lo spray anti-orso

Arriviamo all’imbocco del trekking di ottimo umore. I bimbi sono felici di fare pochi chilometri. Li abbiamo abituati a camminare sin da piccoli, però dopo due giorni intensi sono un po’ stanchi. Enrico vuole provare lo spray anti orso, che abbiamo comprato per precauzione. Anche Francesco lo vuole provare, anche se sa bene che è estremamente improbabile che ci servirà; ma in caso di necessità vuole essere pronto.

È una giornata serena e senza vento, all’ingresso del sentiero Francesco prende la bomboletta, io e i bambini siamo alle sue spalle a qualche passo di distanza. Tolta la sicura, Francesco spruzza. Dalla bomboletta esce un vapore giallo densissimo. Un breve sbuffo. Subito avverto la puzza e un sapore acre in gola: “Bambini, super puzza corriamo”. È un attimo, quello che per me e Francesco è un sapore acre e piccante in gola, per i bambini è un bruciore insopportabile. Cominciano a piangere e a gridare. “Brucia, brucia, brucia”.

Io e Francesco stiamo bene, eravamo tutti a distanza, ma i bambini si agitano: “Mi brucia tutto, gli occhi, le labbra, la gola”. Forse il gas è sceso verso il basso e c’era un leggero vento che non abbiamo calcolato. Abbiamo sbagliato a non imporre ai bambini una distanza maggiore.

Una corsa in clinica medica

Per prudenza decidiamo di portarli subito alla clinica medica vicina al Village. In auto gli sciacquo la faccia e le mani con abbondante acqua, ma continuano a piagere. Quando arriviamo stanno praticamente bene, ma sono ancora spaventati.

Appena entriamo ci danno una marea di moduli da compilare, ma mentre aspettiamo la visita arriva la dottoressa, che sorridente ci dà due boccette di shampoo Baby Johnson e ci dice: “Meglio che andate, non è niente di grave, lo spray non è tossico, i bambini si sono solo spaventati, stesso effetto che lo spray deve avere sugli orsi, perché neanche a loro noi vogliamo fare male. Fategli una bella doccia e lavategli faccia e capelli con il sapone delicato, e staranno benissimo”. La dottoressa ci salva da una costosissima e inutile pratica sanitaria (e dalle conseguenti prartiche di rimborso dall’assicurazione).

Canada, 15esimo giorno: relax a Lake Louise

A questo punto che fare? Oltretutto, i bambini sono tutti bagnati per l’acqua che gli ho buttato addosso. Ci sarebbero le piscine termali, le Banff hot Spring,  consigliate da tutte le guide, ma che ci è già stato ce le ha sconsigliate, perchè molto affollate. Ci ricordiamo di un consiglio che ci ha dato Ivana, l’architetto di Milano incontrato ieri, durante la passeggiata a Lake Louise. “Abbiamo passato un bellissimo pomeriggio nelle piscine del Lake Louise Inn, un lodge subito dopo la clinica medica”. Ecco l’idea giusta per noi.

Con un investimento di otto euro (grazie alla cortesia dell’addetto che non ci ha fatto pagare l’ingresso per i bambini) entriamo nella piscina del Lake Louise Inn: una piscina grande, una piscinetta piccola e due vasche idromassaggio, una tiepida e una bollente. I bambini dopo quattro docce e due ore a nuotare come pesciolini hanno dimenticato la paura e il bruciore, e Francesco ed io ci siamo rilassati a bordo piscina con i nostri libri.

canada banff terme

Ci dispiace per il parco di Yoho che avemmo voluto vedere e anche per la funivia (che ti fa ammirare dall’alto i lago, i boschi e se sei fortunato anche gli orsi), che avevamo programmato per il pomeriggio.

canada banff terme

Quando si viaggia ci può essere un imprevisto che stravolge il tuo programma, ostinarsi a portarlo avanti, soprattutto con i bambini, può essere un errore, e allora meglio premere il freno e regalarsi una giornata di relax.

Cena in campeggio con i marshmallows

Il pomeriggio facciamo un giro per i negozietti di Banff e la sera organizziamo una cenetta di “schifezze” davanti alla tenda. È un nostro rito, ogni viaggio facciamo una cena con i prodotti locali (con qualche piccola eccezione, come il guacamole, che ci deve essere sempre!).

Compriamo formaggio, salame, patatine, birra per papà e marshmallow per i bambini.

Quando siamo entrati nel parco non abbiamo chiesto il permesso per accendere il fuoco, ma i bambini fanno subito amicizia con il nostro vicino di piazzola, un francese che sta facendo da tre mesi il giro del Canada in moto, e chiedono di poter riscaldare i marshmallow sul suo fuoco.

Il primo marshmallow caldo della tua vita è indimenticabile.

 

Canada, 15esimo giorno: relax a Lake Louise e il teatro

E per finire tutti a teatro al campeggio, con uno spettacolo interattivo per i bambini sugli orsi. Scopriamo la storia di “The Boss”, un orso che ama le strade ferrate ed è sopravvissuto dopo essere stato investito da un treno in corsa, della “Matriarca”, che per salvare i suoi cuccioli da un orso che la inseguiva si arrampica su un ghiacciaio, e la triste storia di “Skoki”, che scopre gli uomini e ama farsi fotografare, gira per i campeggi e cerca cibo ”umano”, e così alla fine i ranger del parco decidono di portarlo a uno zoo.

teatro campeggio orsi canada

Scopriamo il grande amore dei canadesi per gli orsi e tutti gli animali. Nel parco di Banff tutto è fatto in funzione dell’uomo ma anche degli animali. Ed ecco che se si deve costruire un’autostrada, si fa anche una recinzione elettrificata per impedire che gli animali finiscano sotto le auto e ponti con erba e alberi per permettere a orsi, cervi e marmotte di passare da un lato all’altro della strada senza pericoli.

Come ci era capitato a Capilano, sia i bambini che noi impariamo ad amare la natura giocando.

Una giornata iniziata male finisce bene

Torniamo tutti e quattro in tenda con le mani appiccicose di marshmallow e chiacchierando di orsi. Una giornata che era iniziata malissimo è diventata una giornata da trascorrere insieme a prescindere dal fatto che ci troviamo a migliaia di chilometri da casa e che siamo in viaggio. Enrico va a letto con il suo bisonte nuovo e Giulia con il quadretto di un orso (che lei ha chiamato Luigino) disegnato da Max Elliot, illustratore canadese di libri per bambini.

Anche questa notte Giulia si infila nel mio sacco a pelo e dormiamo abbracciate e al calduccio.

 

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff

Quattordicesimo giorno: Lake Louise e Lake Moraine

Lake Moraine Canada

Questa notte abbiamo fatto un lungo sonno. La temperatura non è mai scesa sotto gli otto gradi. Ogni tanto mi svegliavo per controllare che i bambini fossero ben infagottati nel sacco a pelo, ma hanno dormito dieci ore filate. Io ho approfittato della mia ansia da mamma per godermi il silenzio del campeggio di notte, interrotto solo dai treni: ogni convoglio arrivava annunciato da quattro lunghi suoni di sirena. Suoni lenti e prolungati, simili a lamenti che sfumano in uno sferragliamento indefinito. Subito dopo il silenzio assoluto, come il buio. Mi riaddormento come trasportata dal treno, immaginando di seguirlo in volo.

Canada, 14simo giorno: Lake Louise e Lake Moraine.

 

Canada, 14simo giorno: la sveglia all’alba

Dopo la delusione di ieri, questa mattina mettiamo la sveglia all’alba. Svegliamo i bambini con la promessa immediata di una cioccolata calda per contenere le proteste al momento di uscire dal sacco a pelo, facciamo una colazione veloce e andiamo al lago. Il parcheggio è già quasi pieno, ma non del tutto. Riusciamo a parcheggiare, ma piove!

Sembra davvero la maledizione del lago. Aspettiamo un po’ in auto, scegliendo i sentieri da fare, mentre i bambini al calduccio si appisolano. Non accenna a smettere di piovere, ma qui il tempo cambia rapidamente, perciò indossiamo i nostri K-way, mettiamo la copertina impermeabile agli zaini e partiamo .

lake louise Canada

Canada, 14simo giorno: Lake Louise e la tea house a Lake Agnes

Fa ancora abbastanza freddo, compriamo buff e guanti per noi e i bambini e ci incamminiamo. Siamo ottimisti e ci ripetiamo: “Tra un po’ il cielo si apre ed esce il sole”. La nostra prima tappa è la tea house sul Lake Agnes: i bambini, con la promessa di una cioccolata bollente e di una fetta di torta camminano come due caprette, anche perché il sentiero è in leggera salita, ma molto più facile rispetto a quello di ieri a Lake Helen. Piove a intermittenza e il cielo è ancora grigio, purtroppo.

Lake Mirror
Lake Mirror

 

Sulla strada incontriamo il piccolo Mirror Lake. Dopo quasi 4 chilometri e due ore di cammino arriviamo alla tea house. Di nuovo senza accorgercene siamo ad oltre 2.000 metri. Riconosco l’altitudine dalla forza del vento.

Arrivati alla tea house, tutta in legno, ci sediamo vicino al grande camino e ci riscaldiamo subito: Giulia e Francesco ordinano cioccolata e torta al cioccolato, Enrico ed io tè verde al ginger e biscotti con burro e marmellata (costo circa 30 dollari canadesi, poco più di 20 euro).

Riprendiamo calore ed energia e incontriamo i primi italiani in questo viaggio, sono una coppia di Perugia in viaggio di nozze. Ci fermiamo a chiacchierare e ripartiamo.

Lake Louise , la strada del ritorno passa per i ghiacciai

Per ritornare al lago decidiamo di allungare un po’, ed invece di fare la strada dell’andata andare a vedere i ghiacciai: un percorso di poco più cinque chilometri.

Giulia chiacchiera senza pausa di vestiti che vuole cucire e del nostro prossimo viaggio a Parigi, Enrico racconta a Francesco pagina per pagina gli ultimi fumetti di Tex. Francesco ed io annuiamo e camminiamo, immersi nella bellezza. Il paesaggio cambia velocemente: boschi, rocce, laghi.

Poco prima del viewpoint del Plain of the Six Glaciers ci fermiamo a consultare la cartina. Giulia intaglia un ramo ed Enrico riguarda le sue foto, quando incontriamo Raffaele e Ivana, con Sara 13 anni e Mattia 12. Vengono da Milano e stanno facendo un giro molto simile al nostro in camper.

Giulia prende di mira Sara e ricomincia tutti i discorsi sui vestiti e su Parigi con lei. Enrico marca stretto Mattia e alterna i fumetti di Tex a un confronto dei viaggi in comune che hanno fatto. Ci separiamo, ma poi ci riincontriamo e facciamo tutta la passeggiata insieme, parlando delle differenze di stile di vita tra Italia e Canada, di viaggi con i bambini e viaggi in camper.

 

Lake Louise, viewpoint del Plain of the Six Glaciers

Il view point del Plain of the Six Glaciers è a strapiombo. Francesco ed Enrico scattano foto, Giulia non se la sente di proseguire e io rimango con lei. Il nostro ottimismo è stato premiato, nel cielo solo piccole nuvole e un grande sole. Riesco a vedere solo per un attimo Lake Louise dall’alto e sembra di gesso, tanto il suo celeste è intenso.

lake louise canada vista
Lake Louise dall’alto

Sulla strada del ritorno, con le acque del ghiacciaio che lentamente si trasformano in torrente, i colori cambiano, il fiume sembra orzata o, non so, acqua e menta. Sembra una bevanda dolce, mi viene una gran sete.

Canada, 14simo giorno: il giro intorno a Lake Louise

Enrico è così felice che a un certo punto si arrampica su un cumolo di pietre e comincia a gridare. Gridare cosa? A chi? Niente a nessuno. Grida di felicità, grida per liberare energie. Grida perché in un luogo con montagne così alte, colori così intensi, aria così pulita, si sente piccolo e gridare è un modo per far sentire la sua presenza in questa immensità. Lo guardo e sorrido anche io, felice di questo grido liberatorio.

lake louise parco banff canada

L’ultimo tratto della passeggiata è un lungolago asfaltato. Il lago con il sole è ancora più bello. Salutiamo i nostri amici italiani, ripromettendoci di rimanere in contatto. Sono le cinque e mezzo del pomeriggio. In tutto abbiamo fatto nove/dieci chilometri, ma chiacchierando sono volati.

Siamo felici di essere riusciti a vedere Lake Louise, ma ancora ci manca Lake Moraine, che pare sia ancora più bello.

Durante la passeggiata Ivana ci ha avvisato: “Se volete vedere Lake Moraine dovete arrivare prima delle sei del mattino, il parcheggio è piccolissimo e si riempie subito”. La prospettiva di svegliare i bambini alle cinque del mattino e portarli su un sentiero a camminare ci sembra una cattiveria. Perciò decidiamo di provare ad andare al lago subito.

Canada, 14simo giorno: Lake Moraine

Arriviamo al Lake Moraine alle sei, il parcheggio è ancora abbastanza pieno, ma troviamo un posto. Il lago blu, incastonato tra i monti, con il sole che lentamente tramonta è uno spettacolo. La reazione è una strana eccitazione generale. I bambini sono entusiasti, c’è un tronco sospeso sul lago e si vogliono arrampicare, io li seguo su un tappeto di tronchi appoggiati più o meno solidamente sull’acqua. Risultato: Enrico ed io finiamo con una gamba bagnata polpaccio, e Giulia con tutte e due le gambe. Ma l’acqua non ci ferma, vediamo un secondo tronco ancora più bello . “Mamma, dobbiamo arrivare fino alla punta”. I piccoli corrono come caprette, Francesco li segue, io arranco, ma riusciamo ad arrivare sul tronco e a scattare la foto di rito. Ovviamente loro tre hanno camminato in bilico sul tronco, io a quattro zampe, ma ce l’ho fatta.

canada viaggiapiccoli lake moriane

Dal tronco i bambini vedono un punto di avvistamento cui si accede arrampicandosi su enormi massi, e ovviamente ci vogliono andare. “Mamma, vogliamo vedere il lago dall’alto!”. E partono. Io provo a dire “State attenti!”, ma sono troppo eccitati. Francesco li marca stretti, io piano piano arrivo, tra le risate di una coppia di americani quando Giulia torna giù per indicarmi la strada e prendermi per mano.

Ma quando arriviamo in alto è tutto perfetto. C’è poca gente, il sole sta tramontando, i bambini saltano in un piccolo spiazzo, Francesco ed io, in silenzio ci godiamo il lago che cambia colore passando dal giorno alla notte.

lake moriane

A questo punto ci accorgiamo che per arrivare al punto panoramico non bisognava scalare i massi come caprette, ma c’era un comodo sentiero… rapiti dal magnetismo del lago abbiamo fatto una strada assurda e faticosissima.

Canada, 14simo giorno: Lake Louise e Lake Moraine. Qual è il più bello?

Una giornata perfetta. Se Lake Louise è imponente e aristocratico e incute quasi timore, come il castello (albergo a cinque stelle) che si affaccia sulle sue rive, Lake Moraine è più raccolto e selvaggio, una rudezza che si ammorbidisce all’alba e al tramonto. Il primo è celeste, un blocco di gesso dall’alto, pieno di sfumature vedendolo dal basso. Il secondo è blu, magenta, azzurro. Non so, foprse perchè li abbiamo visti l ostesso giorno, è difficile dire quale dei due è più bello, quale ci è piaciuto di più. E così non scegliamo.

Facciamo il pieno di colori, una scorta importante per il prossimo inverno.

Rubo con gli occhi e con il cuore tutti i colori di Lake Luise e Lake Moraine: saranno il mio antidoto contro lo stress e il grigiore che scenderà nelle giornate più difficili. Il colore contro il grigiore che tenterà di schiacciarmi. Sarà la mia arma segreta.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Tredicesimo giorno. il Parco Nazionale di Banff

 

Canada tredicesimo giorno il parco Nazionale di Banff

Non so se riuscirò a digitare una sola parola oggi. Ho le dita congelate. È stata la notte più fredda della mia vita e anche dei nostri piccoli. Il freddo ce lo aspettavamo, ma questa notte è stata la più fredda in estate degli ultimi dieci anni a Banff . La temperatura esterna alla tenda è scesa sotto zero, all’interno c’era qualche grado in più. Enrico si è fatto piccolo piccolo, si è “imbozzolato” nel sacco a pelo ed è riuscito a dormire tranquillo. Giulia invece non riusciva a tenere la testa dentro il sacco a pelo, quindi le abbiamo messo cappello, maglia termica e tutto quello che avevamo per tenerla calda. Alla fine la sua soluzione è stata la migliore: “Mamma, papà, mi abbracciate?”. Canada, tredicesimo giorno: il parco Nazionale di Banff. Si inizia con il freddo.

 

Per superare il freddo della notte una super colazione e una cioccolata bollente

I piccoli sono stati bravissimi a superare la notte e per rimetterli in forze facciamo una super colazione da “Laggan’s”, un caffè-panificio che diventerà in nostro rifugio preferito in questi giorni, tra bagel caldi, cioccolate bollenti e cornetti appena sfornati.

I bambini bevono la cioccolata e, come in un fumetto, piano piano riprendono colore e ricominciano a parlare. Che notte! “Mamma, è stato come dormire nel frigorifero a Napoli”, sono le prime parole che riesce a dire Giulia. Scoppiamo tutti a ridere e ci abbracciamo, per riscaldarci ancora un po’.

 

Canada, tredicesimo giorno: il Parco Nazionale di Banff

Il Parco Nazionale di Banff ha due poli: la cittadina di Banff e Lake Louise. Come scrivevo ieri Banff è ricchissima di attività e di agenzie per organizzare i tour, ed è perfetta per chi cerca più opzioni e magari ha figli di età diverse. A 55 chilometri dal centro di Banff e 5 chilometri prima del lago, c’è poi il Lake Louise Village, con negozi, un piccolo supermercato, due ristoranti, due bar, una libreria, la pompa di benzina e una clinica medica. Per dormire si può scegliere il campeggio come noi, ma ci sono anche cottage e alberghi.

Il parco Nazionale di Banff: non riusciamo a vedere Lake Lousie

A colazione perdiamo un po’ di tempo per riprenderci dal freddo. Abbiamo bisogno di recuperare energie e ci mettiamo in moto un po’ tardi, sono già le nove e ci aspetta una brutta sorpresa: il parcheggio per accedere al lago è pieno. Non ci possiamo fermare, qui sono (giustamente) molto rigidi: o si parcheggia negli spazi dedicati, o si va via. Questo ci spiazza, non ce lo aspettavamo. Abbiamo due opzioni: possiamo tornare al campeggio, lasciare l’auto e raggiungere il lago con la navetta che parte dal Village ogni 15 minuti (ma la fila d’attesa è lunghissima), oppure provare a tornare nel primo pomeriggio, quando il parcheggio si svuota, perdendo però la possibilità di fare i sentieri più lunghi intorno al lago.

Che fare?

Il parco Nazionale di Banff: trekking a Lake Helen

Saltato il nostro programma a Lake Louise, decidiamo di fare trekking a Lake Helen.

Appena arrivati a Banff eravamo andati al visitor center per chiedere quali sentieri erano più indicati per i bambini e Lake Helen era adatto ma comunque impegnativo, quindi lo avevamo scartato per il primo giorno; ora, però, diventa la nostra perfetta opzione B.

 

bambini trekking

Il sentiero è di circa 6 chilometri, andata e ritorno, di cui oltre la metà in salita. Come primo trekking e dopo una notte di gelo è impegnativo, saliamo oltre i 2.000 metri circa (partendo da 1.500). Per fortuna i grandi alberi, il silenzio, i richiami degli uccelli ci fanno dimenticare il freddo della notte e la delusione per la mancata passeggiata a Lake Louise. Nella prima parte del sentiero le radici degli alberi hanno formato degli scalini naturali e si sale velocemente.

Ci sono anche moltissimi funghi con i cappelli dai colori sgargianti, rossi, gialli, marroni, viola. I bambini ne sono rapiti.

 

Canada, tredicesimo giorno: il parco Nazionale di Banff e il trekking

Camminiamo e chiacchieriamo guardandoci intorno. Ma i bambini, vuoi perché si fermano a osservare tutto, un po’ perché camminano più lentamente, sono lentissimi, ci superano tutti e Francesco diventa nervoso. I sentieri sono sicuri, ma ci troviamo comunque in territorio di orsi e puma, meglio non rimanere isolati. Enrico e Giulia si esercitano a fare la faccia cattiva per spaventare l’orso bruno, a tenere lo sguardo basso nel caso incontrassimo un grizzly, e a mostrare i denti al puma. Loro giocano, noi cerchiamo di farli camminare un po’ più velocemente.

Dall’alto si intravede, azzurrissimo, il Bow Lake.

 

Lake Helen e il prato di fiori selvatici

Quando usciamo dal bosco e ci ritroviamo in un’ampia vallata con fiori di campo, di tranquillizziamo. Qui la visuale è ampia ed è difficile essere colti di sorpresa. E poi ci sono migliaia di fiori selvatici. Non sono belli, ma sono splendidamente resilienti. Sono fiori gialli, viola e rossi e poi ce ne sono alcuni stranissimi che assomigliano a dei batuffoli di cotone. Sono piccoli e spesso rovinati, ma colorati e profumatissimi. Ci fermiamo, una piccola pausa per respirare la bellezza.

 

I laghi di montagna sembrano vicini, ma non lo sono mai

Vi è mai capitato di camminare in montagna e dire: “Arriviamo fino al lago e facciamo una pausa?”. Per loro natura i laghi di montagna sono traditori. Sembrano vicini, ma non lo sono mai.

Cominciamo a essere stanchi e vediamo le prime persone tornare, alla paura degli orsi si aggiunge la paura di fare tardi. A turno Enrico e Francesco (per motivi diversi) chiedono alle persone che tornano quanto manca per il lago. E qui torna la montagna traditrice, ognuno dice tempi di percorrenza diversi. Impossibile orientarsi.

canada parco nazionale banff lake helen

Dopo tre ore di cammino (praticamente tutte in salita), la temperatura si abbassa, il sole infiamma le nostre guance, ma non ce ne accorgiamo perché il vento è gelido. Ma, finalmente, ecco il lago.

 

Quando i bambini fanno trekking, la stanchezza passa quando si può giocare

Abbiamo praticamente trascinato nell’ultimo tratto fino al lago i bambini, ma quando arriviamo e ci sediamo per pranzare e recuperare le forze, loro cominciano a correre e a saltare.

lake helen Canada

Hanno scoperto che con le scarpe da trekking non scivolano e possono arrampicarsi come caprette. E così, invece di riposarsi, saltano, corrono e si nascondono.

Il lago è piccolo e azzurro, il vento increspa l’acqua che sembra ghiacciarsi ad ogni folata.

La strada del ritorno è più veloce

La strada del ritorno è sempre più veloce. Per arrivare al lago ci abbiamo messo tre ore, al ritorno, chiacchierando e cantando ne impieghiamo poco più di due (d’accordo, era pure tutta discesa…). I bimbi sono stanchi, ma correre, saltare e respirare aria di montagna li ha messi di buon umore e in auto sulla strada del ritorno chiacchierano come due uccellini.

trekking lake helen canada

Un gruppo di ragazzi lungo la strada ci dice di aver avvistato un orso a pochi metri proprio dal parcheggio. Noi, invece, siamo felici di non aver fatto nessun incontro, tranne una poiana e una specie di topo. L’unico deluso è Enrico, che voleva vedere orsi e puma e con l’aiuto di Giulia si era preparato ad affrontarli con una serie di mosse segrete.

 

Canada, tredicesimo giorno: il parco Nazionale di Banff, seconda notte

Dopo il trekking ci meritiamo una lunga doccia e una bella cena a base di carne, anche se il ristorante al village che Francesco aveva puntato ci delude .

Con gli occhi pieni di bellezza, il ricordo dei fiori di campo e la pancia piena andiamo a letto. Sotto il pigiama metto ai bambini la maglia termica. Ci prepariamo al peggio.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

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Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Dodicesimo giorno. arrivo a Banff

Canada Banff

Oggi non ci aspetta un lungo tragitto in auto. A Calgary abbiamo dormito in un appartamento condiviso e abbiamo approfittato di lavatrice e asciugatrice per fare un secondo bucato, ora abbiamo cambi puliti fino alla fine del viaggio. Canada, dodicesimo giorno: arrivo a Banff.

In autostrada verso Banff

L’autostrada verso Banff è abbastanza noiosa, ma siamo molto eccitati perché andiamo verso il parco Nazionale di Banff, cuore del nostro viaggio: otto giorni di trekking tra i laghi e i sentieri delle montagne rocciose.

Canada, dodicesimo giorno: arrivo a Banff

L’arrivo a Banff aumenta la nostra adrenalina. La cittadina ci piace subito: cottage di legno, ristoranti all’aperto con le stufe, negozietti con coperte, felpe e souvenir lungo i due lati della strada principale. I negozi sono tantissimi e tutti con oggetti differenti e di buona qualità. C’è da perdere la testa. Dico solo che oltre a negozi di souvenir e negozi tecnici per l’outdoor ho trovato un negozio dedicato al Natale su due piani, con le palline divise per argomento. Snoowman, sport, Canada, Gingerman, Father Christmas.

 

Cosa fare a Banff

Banff è una vera cittadina di montagna, dove è possibile fare tantissime attività: oltre ai numerosi trekking di tutti i livelli, si può noleggiare una bici, andare a cavallo, fare rafting, arrampicarsi per una via ferrata e andare a pesca.

C’è tantissima offerta. E ovviamente in inverno Banff si trasforma in una stazione sciistica.

 

Verso Lake Louise, la strada panoramica

Dopo una bella passeggiata, una maxi pizza ed aver acquistato sciroppo d’acero per nonni e amici (missione compiuta!), ci dirigiamo verso Lake Louise, dove abbiamo il posto riservato in campeggio. Abbiamo scelto un campeggio sul lago e non vicino a Banff perché, nella geografia del parco, è più centrale e soprattutto perché alloggiando a Banff si hanno sì più attività da fare, ma è più difficile raggiungere il meraviglioso e davvero imperdibile Lake Louise, dove bisogna arrivare o la mattina molto presto (entro le 8).

Banff lake louise strada panoramica

Per arrivare a Lake Louise da Banff si può percorrere la strada principale, la Highway 1 (l’autostrada che attraversa tutto il Canada ed è la più lunga del mondo), oppure si può prendere la 1-A, una strada secondaria immersa nella natura, più lenta e piena di punti panoramici, e dove con un po’ di fortuna ci si può imbattere in un orso o in un alce.

 

Canada, dodicesimo giorno: arrivo a Banff, montiamo la tenda

Arrivati in campeggio montiamo la tenda. Il camping è enorme e recintato, perfetto per le famiglie. All’interno del camping non possono entrare orsi o altri animali di grossa taglia, ma al massimo scoiattoli e marmotte. Ci sono bagni e docce in comune, diverse aree cucina e un teatro dove ogni sera alle 20 fanno uno spettacolo dedicato ai bambini, sugli animali del parco o le tradizioni della zona di Lake Louise.

trekking campeggio viaggiapiccoli

Sistemata la tenda, andiamo a mangiare al Lake Louise Village (1 km dal campeggio), dove si trovano negozi, due bar, un piccolo supermercato e due ristoranti, e poi tutti a nanna. Ci addormentiamo vicini vicini, nel silenzio del Parco Nazionale di Banff, e la temperatura sembra scendere velocemente.

 

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

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Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Undicesimo giorno: il rodeo

Canada undicesimo giorno il rodeo a Calgary

Mi piace il rodeo? Questa domanda continua a frullarmi nella testa da stamattina. Ma non trovo una risposta. Provo a ripercorrere la giornata, a soppesare le emozioni, a valutare, come un attento alchimista, piacere, ansia, rabbia, divertimento. Canada, undicesimo giorno: il rodeo a Calgary.

 

Calgary

Di Calgary abbiamo visto pochissimo. Ieri sera appena arrivati siamo andati a cena sulla 17esima strada, dove ci sono locali e movida Abbiamo mangiato carne (e i bambini cheese pasta) in un ristorante che si chiama Royale, con un grande bancone da bar , specchi e lampadari. Ma il nostro giro della città finisce qui, ho visto grattacieli altissimi con la Calgary Tower e molti, bellissimi murales, ma nient’altro.

Un rodeo del circuito nazionale

Stamattina sveglia alle nove (è una notizia), lunghe docce per tutti e siamo andati al rodeo. I bambini ovviamente non sapevano cosa fosse un rodeo. Anche io non ci ero mai stata. Francesco sì, in Wyoming.

Avevamo prenotato dall’Italia i biglietti per questa tappa del circuito nazionale; il rodeo, infatti, è un vero e proprio sport, che si ispira alla tradizione dei cowboy.

Arriviamo a Millarville Racing and Agricultural Grounds e quando entriamo ci danno cappelli e camicie a scacchi (con il programma stampato, costo due dollari) e i bambini si sentono subito due piccoli cowboy.

L’aria è festosa. Ci sono tantissime famiglie e stand con pizza, hot dog e patatine fritte

Canada, undicesimo giorno: il rodeo a Calgary

Il rodeo si apre con l’inno nazionale americano e poi quello del Canada cantato da un bimbo di quattro anni. Una sfilata di cavalli con le bandiere e la sfida delle ragazze che a cavallo devono fare lo slalom con i cavalli tra tre bidoni.

I cavalli sono agili, muscolosi, potenti, le ragazze concentratissime, pancia sulla groppa del cavallo, capelli lunghi che sventolano liberi sotto il cappello. Il pubblico applaude e fa il tifo. L’adrenalina sale. È magnifico vedere come uomo e cavallo possano diventare un tutt’uno nello sforzo comune di superare una sfida. Ad ogni curva i cavalli quasi sfiorano il terreno, le ragazze si schiacciano contro il ventre dell’animale, un colpo di zoccoli e riprende la corsa.

Uau, che emozione!

“E questo è solo l’inizio!”, mi spiega Francesco.

 

Seconda prova del Rodeo: domare un cavallo selvaggio

canada rodeo

E se nello spettacolo di apertura mi aveva affascinato l’intesa simbiotica tra uomo (donna) e animale, con la prima gara del rodeo, uomo e cavallo si sfidano. È una gara di forza, di supremazia. Il cavallo scalcia e cerca con tutto il suo essere di disarcionare cavaliere, il cowboy vuole domarlo. Ovviamente vince sempre il cavallo e il cowboy finisce a terra.

Non capiamo bene come assegnino i punti. Capiamo solo che il cowboy deve rimanere in sella all’animale selvaggio per otto secondi e tenere le gambe alte.

Da sempre l’uomo ha tentato di dominare il mondo animale, di addomesticare cavalli, di essere il condottiero delle mandrie. Che tutto ciò sia diventato uno sport mi sembra strano, ma capisco che non fa parte della mia cultura .

 

Terza prova del rodeo: il lazo

rodeo calgary

Con il lazo ci sono diverse prove. Acchiappare un vitello e legargli poi le quattro zampe, oppure, in due cowboy, acchiapparlo uno per le corna e l’altro per le zampe. Ma questa prova è violentissima. L’animale viene liberato quasi subito, ma viene anche legato, buttato a terra, immobilizzato. Trovo una scusa e vado a comprare patatine e popcorn per tutti. Guardo i bambini e loro non percepiscono la violenza, sono affascinati da come i cowboy fanno volteggiare il lazo in aria.

 

Il rodeo e i bambini

Gareggiano anche i bambini, con protezioni e caschi. Queste le loro sfide: cavalcare una pecora o (a squadre) fermare un pony selvaggio e cavalcarlo. I piccolo cowboy e cowgirl sono determinatissimi e cercano a fine gara l’applauso del pubblico, che arriva fragoroso. È pericoloso? Secondo me sì, perché le cadute sono violente e spesso ho visto la testa dei bambini tra gli zoccoli degli animali

 

La prova più attesa: il bull riding

rodeo

La prova più attesa è quella dei tori. Il pubblico si alza in piedi e si infiamma. Il cavaliere deve rimanere sulla groppa del toro inferocito per otto secondi. La musica è coinvolgente e fa alzare il tasso di adrenalina. Ma i tori, al contrario dei cavalli, non accettano la sfida, non vogliono essere cavalcati e basta. Non so se solo io ho provato un fortissimo senso di violenza ingiustificata. Perché la gara con i cavalli selvaggi (praticamente identica), non mi ha scatenato le stesse sensazioni? “Mamma guarda, il toro sembra danzare, quanto è bello. Muove le zampe velocissime”, mi dice affascinato Enrico. E nel suo sguardo cerco di decifrare il segreto di questo spettacolo.

 

Due cavalieri sono caduti male e hanno dovuto chiedere l’intervento dei soccorsi. E devo confessare che, quando ad un certo punto  hanno cominciato a urlare perché un toro era scappato dal recinto, ho quasi gioito. Ci sono stati alcuni minuti di tensione. Il toro era per fortuna lontano dagli spalti, ma libero nel parcheggio. Tre assistenti del rodeo lo hanno accerchiato e bloccato con i lazi, ma lui ha opposto resistenza, è riuscito a divincolarsi. Un grande sospiro di paura si è alzato dalle gradinate. Bravissimi e professionali gli assistenti lo hanno finalmente immobilizzato, e allora il toro che ha fatto? Con un salto si è buttato pancia a terra e gambe all’aria. Come a dire: “Alzatemi da qui, se ci riuscite”. Lui, il toro, ha messo in atto una forma di resistenza passiva. Sono scoppiata a ridere.

 

Niki Flundra

Niki flundra
Immagine Horsecanada.com

 

E poi,accolta da un grande applauso, arriva lei, Niki Flundra, ammaestratrice di cavalli. Li accarezza, gli sussurra parole alle orecchie, li cavalca senza sella, li bacia sul muso. Al centro della pista del rodeo si alternano tre cavalli e lei sembra farli danzare. Uomo e animale diventano bellezza assoluta. I cavalli e Niki sono un’unica entità che respira a ritmo di musica.

Uau! Il mio cuore che si era accartocciato, torna a battere forte, e io batto forte le mani e faccio gridolini di incitamento.

 

Canada, undicesimo giorno di viaggio: il rodeo a Calgary, cosa mi è piaciuto.

A fine giornata ho chiesto ai bambini se gli era piaciuto il rodeo. Enrico è rimasto molto affascinato dai tori e dai cavalli selvaggi, dalla loro grandissima forza. Giulia dalle ragazze a cavallo. A Francesco è piaciuta l’atmosfera, il rivivere le tradizioni del West, il respirare quell’aria di grande coraggio e abilità.

Io guardo il cappello da cowboy ai piedi del letto e finalmente ho capito: Il rodeo non mi è piaciuto. Mi è piaciuto vedere la gente unita sugli spalti, le famiglie, le ragazze e i cowboy sfidare i propri limiti, la passione di un allevatore per i suoi cavalli. Mi è piaciuto sentirmi per una giornata parte di una comunità, condividere con loro emozioni e tradizioni. Mi è piaciuto osservare l’organizzazione, la grande professionalità di tutto lo staff, mangiare patatine unte e popcorn dolci, ma non credo che se vivessi in Alberta o, non so, in Texas, sarei un’appassionata di rodei. Anzi, vedere quei bambini (maschi e femmine) rotolare giù dal dorso delle pecore, sognando di diventare veri cowboy, uomini forti ma che rischiano la vita per dimostrare la loro mascolina abilità, mi ha messo un po’ di tristezza. Forse sono troppo italiana per apprezzare davvero l’anima di un rodeo. Ma viaggaire è anche questo, entrare in contatto con culture e tradizioni che non riusciamo a capire fino in fondo.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway

Decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Nel letto del motel di Revelstoke, il Frontier Motel, ho fatto sogni confusi e agitati. Troppe persone sono passate da questa stanza. Non ne ho la certezza, ma credo che ognuno di noi lasci un’impronta nei luoghi dove passa. Ci sono impronte indelebili per luoghi speciali, e impronte volatili, che scompaiono velocemente, appena ci allontaniamo e ci dimentichiamo di quel luogo. In un motel però anche le impronte volatili rimangono impigliate nella fitta rete di energie, pensieri, preoccupazioni dei viaggiatori di passaggio, intrappolati nella spessa moquette, nelle lenzuola lise e nelle coperte troppo pesanti. Canada, decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke.

montel revelstoke

Revelstoke, ancora una sveglia all’alba

E dopo una notte agitata, ancora una sveglia all’alba. Abbiamo deciso di fare tappa a Revelstoke perché c’è uno spettacolare scivolo tra le montagne. L’anno scorso ne abbiamo fatto uno simile per scendere dalla Muraglia cinese e i bambini erano gasatissimi, per cui quest’anno vogliamo ripeterci. Ma in tutte le guide è consigliato di arrivare presto per evitar le file. Quindi, sveglia alle sei e mezza.

revelstoke british columbia

Lasciamo il motel e facciamo un giro per Revelstoke, all’ingresso del paese una statua di mamma orso con il suo piccolo e tutti e quattro insieme pensiamo all’incontro magico dell’altro giorno sul fiume Atnarko vicino Bella Coola.

Sul corso principale c’è un mercatino di frutta e verdura e prodotti di artigianato, scegliamo un bar consigliato dalla Lonley Planet, famoso per i muffin home made  (The Modern Bakeshop & Cafe, sulla strada principale, MacKenzie avenue).

I bambini intanto sono curiosi e impazienti, sanno che c’è una sorpresa per loro, ma non sanno di cosa si tratta e continuano a fare domande.

 

Canada, decimo giorno: Mountain Coaster a Revelstoke

Arriviamo al Revelstoke Mountain Resort e capiscono tutto: “È un mega scivolo”. Giulia è super eccitata. Enrico, più prudente, cerca di calcolare pendenza e velocità.

Saliamo in cabinovia e per fortuna faccio il primo giro con Enrico. Muoio di paura. È velocissimo. A ogni curva sembra di essere sbalzati fuori. Faccio tutta la prima discesa trattenendo il fiato. Enrico per fortuna è prudente e accelera e frena con sapienza. Francesco invece fa il primo giro e quando scende ha i capelli ritti in testa. “Tua figlia è pazza, andava come un proiettile e non mi faceva mettere le mani sul freno”.

Canada decimo giorno Mountain Coaster a Revelstoke 2

Secondo giro: io con Giulia e Francesco con Enrico. Prendo saldamente in mano i comandi e corriamo più della prima volta, ma a metà percorso davanti a noi c’è una nonna con il nipotino che continuano a frenare e ci incolonniamo. Una delusione. Ma il giro è abbastanza costoso, perciò facciamo presente alla direzione che la discesa è stata bloccata a metà e ci regalano un terzo giro.

Terzo giro di nuovo con Enrico, ora siamo tutti e due più rilassati. Enrico guida con prudenza, ma è più coraggioso. Io finalmente respiro e a occhi aperti mi godo tutta la discesa e l’adrenalina.

Le emozioni bisogna conoscerle e solo quando ti abitui alla paura, alla felicità, all’adrenalina puoi davvero superarle o semplicemente viverle.

Il terzo giro mi piace moltissimo, urlo di felicità a ogni curva.

 

Revelstoke Mountain resort

 

arrampicata bambini revelstoke mountain resort

Il Revelstoke Mountain Rdesort  è una vera e propria stazione sciistica. Si vedono le piste, c’è un grande albergo e tante attrazioni anche per il periodo estivo. La cabinovia porta ancora più in alto della fermata dove siamo scesi noi e poi si scende a valle a piedi o con le mountain bike. C’è un percorso avventura da brivido, la parete d’arrampicata e il jumping (Giulia vola senza paura!).

C’è anche il lancio delle asce, i bambini rimangono incantati a guardare i concorrenti che cercano di centrare il bersaglio con le affilatissime lame. “Mamma, secondo me questo gioco è un po’ pericoloso”, dicono da saggi bambini di città.

Perché fare tappa a Revelstoke

Se venite in British Columbia consigliamo moltissimo una tappa a Revelstoke. Noi avevamo solo una mezza giornata a disposizione e l’abbiamo dedicata al Mountain Coaster, ma da vedere c’è assolutamente il Museo dei treni e a trenta chilometri, la foresta incantata (www.enchantedforestbc.com).

 

Direzione Calgary

Oggi riprendiamo la stupenda Highway 1 (che attraversa tutto il Canada) e tra montagne, cascate e nuvole puntiamo a Calgary. I bambini in macchina sono buoni e sazi di emozioni, guardano fuori dal finestrino.

E noi sperimentiamo la grande generosità dei canadesi. All’uscita di Revelstoke non leggiamo un cartello che avvisa che per oltre 150 chilometri non ci sono stazioni di servizio. Noi abbiamo autonomia per cento chilometri, ad un certo punto ci accorgiamo di essere nei guai. Francesco si ferma ad un centro informazioni sui Parchi Nazionali per chiedere dove si può fare benzina, ma non c’è speranza: gli suggeriscono di mettere in folle sulle discese e pregare. Ascolta tutto Bob, un canadese di Vancouver che viaggia in camper con la sua famiglia, e ci offre la sua tanica di benzina di riserva. Lui ride, Francesco e io ringraziamo e lui ride di più. Ci ha salvato. Grazie Bob.

Arriviamo a Calgary in serata, passando dalla British Columbia all’Alberta spostiamo le lancette in avanti di un’ora per il fuso orario.

 

Diario di viaggio: 21 giorni in Canada on the road

Primo giorno si parte

Secondo giono Vancouver e la caccia alle balene

Terzo giorno: Vancover, visita a Capilano e a Stanley Park

Quanto giorno:  Vancouver Island

Quinto giorno: la corsa delle capre a Victoria

Sesto giorno: in viaggio verso Port Hardy

Settimo giorno: l’Inside Passage

Ottavo giorno : faccia a faccia con gli orsi

Nono giorno: mille chilometri di Hightway